Il 1987 è un anno particolare. Gli occhi e il cuore dell’Italia sono a Palermo, Sciascia sul Corriere, il pool antimafia che arriva a sentenza. Intanto, forse inconsapevolmente, il mondo si avvia a un cambiamento epocale.
Il 1987 è l’anno in cui appaiono per la prima volta I Simpson negli Stati Uniti, diventando un cult vivo ancora oggi; è un anno in cui imperversa ancora, tra le altre, la guerra in Libano ed è l’anno verso il termine del quale, l’8 dicembre, il presidente americano Ronald Reagan ed il segretario generale del PCUS Michail Gorbačëv, a Washington, firmano un trattato per l’eliminazione dei missili a media gittata in Europa.
Il 1987 è l’anno in cui il politico statunitense Budd Dwyer, accusato di frode, corruzione e associazione a delinquere, si suicida in diretta televisiva, risultando poi innocente secondo indagini successive; mentre in Italia viene emesso un mandato di cattura per concorso in bancarotta fraudolenta contro Paul Marcinkus, presidente dello IOR, nell’ambito delle indagini sul crack del Banco Ambrosiano, il quale riesce però ad evitarlo grazie al passaporto diplomatico vaticano.
Il 1987 è l’anno in cui, il 4 luglio, Klaus Barbie, ex ufficiale nazista soprannominato “il boia di Lione”, viene condannato all’ergastolo per crimini contro l’umanità, in un processo iniziato soltanto nel maggio dello stesso anno. Questo mentre in Italia, il 27 gennaio, la Cassazione rende definitiva la sentenza d’appello che assolve tutti gli imputati per la Strage di Piazza Fontana per insufficienza di prove, condannando soltanto alcuni esponenti dei servizi segreti italiani per aver depistato le indagini; e mentre il processo per l’omicidio di Aldo Moro continua tra mille peripezie, vedendo conclusa il 16 maggio a Roma la parte contro Potere Operaio, con Franco Piperno e Lanfranco Pace assolti per l’assassino, ma condannati a 10 anni di carcere per banda armata e associazione sovversiva.
Il 1987, parlando di organizzazioni criminali, è l’anno in cui, con epicentro Gela, scoppia la “guerra” per la gestione degli appalti per la ristrutturazione della diga Disueri, finanziata in maniera consistente dallo Stato. Una guerra feroce e sanguinaria, terminata nel 1991, che in meno di cinque anni lascia sul terreno centinaia di morti, tra Agrigento, Riesi, Gela ed altri comuni di quel territorio. Una “guerra” tra Cosa Nostra e la Stidda, che si vede posta alla ribalta grazie al suo successo, dovuto anche all’utilizzo di una strategia più tipica di altre organizzazioni criminali non siciliane, ossia l’arruolamento di giovanissimi per addestrarli all’omicidio e per farli diventare serial killer insospettabili per le proprie vittime. La Stidda arriva così ad assumere una posizione egemone nell’area, ruolo poi certificato con l’omicidio nel 1990 del giudice Rosario Livatino, col quale l’organizzazione gelese dimostra di essere in grado di colpire i vertici delle istituzioni allo stesso modo di Cosa Nostra.
La seconda metà degli anni ’80, 1987 compreso, vede anche il fiorire dell’affare dei rifiuti tossici per la ‘ndrangheta, con casi di decine di motonavi scomparse nei mari limitrofi la penisola italiana, probabilmente o sicuramente affondate con a bordo centinaia di fusti di rifiuti tossici smaltiti illegalmente.
Il 1987 è l’anno d’uscita di “The Untouchables”, “Gli intoccabili”, un film diretto da Brian De Palma, che incassa 76 milioni di dollari e si ispira alla storia vera di un gruppo di uomini che sfidarono, portarono a processo e riuscirono a far condannare il famigerato boss italo-americano Al Capone negli anni del proibizionismo, seppur per evasione fiscale.
Allo stesso modo, il 1987 vede alcuni importantissimi passi in avanti per la giustizia nella lotta alle organizzazioni criminali di stampo mafioso, in particolare Cosa Nostra.
Il primo consiste nella scelta, nel mese di aprile, da parte di Antonino Calderone, di collaborare con la giustizia. Le dichiarazioni del boss, membro di spicco di Cosa Nostra catanese, diventano un utilissimo strumento conoscitivo e comprovatorio per i giudici siciliani, in particolare per Giovanni Falcone, rappresentanti dell’accusa nel cosiddetto Maxiprocesso di Palermo contro Cosa Nostra.
Il secondo consiste nella conclusione, il 22 giugno 1987, del processo sulla nota “Pizza Connection”, ossia l’indagine sul traffico di stupefacenti che coinvolse la Sicilia e gli Stati Uniti fra la metà degli anni ’70 ed i primi anni ‘80 . Esso porta a condanne importanti, come 45 anni di carcere nei confronti di Gaetano Badalamenti, boss di Cinisi, e Salvatore Catalano, 30 anni per Joseph Lamberti e 20 anni per Salvatore Mazzurco, tutte condanne con oggetto il traffico di droga e la conspiracy, ossia l’associazione a delinquere.
L’ultimo e più importante evento del 1987 avviene il 16 dicembre, quando a Palermo, dopo 22 mesi di dibattimento, si chiude il Maxiprocesso contro la mafia con sentenza di primo grado. Esso vede le condanne all’ergastolo per 19 boss, tra cui quelli di maggior spicco come Totò Riina, Bernardo Provenzano e Luciano Leggio (detto Liggio), 342 condanne a pene detentive e 114 assoluzioni per insufficienza di prove.
Omicidi, traffico di droga, estorsioni, speculazioni edilizie. Professionisti del crimine, nell’anno che si è aperto – il 10 gennaio, sul Corriere della Sera – con la fragorosa polemica di Sciascia su quei “professionisti dell’antimafia” che hanno contribuito a scrivere una pagina decisiva di storia italiana. Nel segno della giustizia.