“Questa giornata non è mai un rituale per noi delle scuole. Abbiamo coinvolto questa mattina più di mille studenti in una riflessione sulla vita e sull’insegnamento dei giudici che sono morti durante la strage di Capaci e di via d’Amelio. Per noi loro vivono sempre, e il loro sacrificio vive nella nostra testimonianza. Quindi il nostro primario impegno è far conoscere la loro opera a tutti gli studenti che nel 1992 non erano ancora nati. Crediamo che qui noi manifestiamo il nostro impegno perché la loro morte non stato vano”. Così il Pietro De Luca, del coordinamento delle scuole milanesi per la legalità e la cittadinanza attiva, ha aperto le commemorazioni ufficiali per il 27esimo anniversario della strage di Capaci che si stanno svolgendo presso i giardini Falcone e Borsellino a Milano.
“Ha ragione, non è un rituale. Io sono qui perché lo sento e sento di voler parlare ai ragazzi- ha commentato il sindaco di Milano Giuseppe Sala– i ragazzi possono essere disorientati perché da anni si parla di mafie e vedono che la politica e’ ancora coinvolta. Ma è la realtà. E quindi la mia preghiera ai ragazzi e’ di credere che la nostra lotta in questa città è una lotta reale. Noi dobbiamo buttare fuori i mafiosi e dobbiamo farlo insieme. Se abbiamo un qualunque segnale di mafia, dobbiamo dimostrare che ci teniamo. Dobbiamo essere parte di questa comunità milanese che pure con tutti i limiti fa opera di testimonianza e di difesa contro infiltrazioni mafiose”, ha concluso.
Alfredo Morvillo, procuratore capo di Trapani e fratello di Francesca Morvillo insiste sull’importanza di queste commemorazioni:
“per chi ha vissuto direttamente quei fatti di sangue, vedere che il ricordo di questi uomini e donne è vivo da nord a sud è motivo di grande conforto. La verità è che sono state uccise le persone che facevano bene il proprio dovere perché in quel territorio gli altri non lo facevano abbastanza. Loro consapevolmente sono andati incontro alla morte, sapevano bene il rischio che correvano, eppure non si sono mai tirati indietro perché perseguivano l’obiettivo del bene comune. Hanno fatto tutto per amore, della legalità, della comunità. Tanto è cambiato in questi anni ma ciò che è cambiato in modo davvero evidente è il momento repressivo della lotta alla mafia. I risultati delle indagini, gli arresti, sono sotto gli occhi di tutti. E poi l’impegno delle scuole: dappertutto in Italia ci sono insegnanti che fanno un lavoro egregio, con tante associazioni,- prosegue- tuttavia si parla ancora di mafie. Ancora stentiamo a fare il passo finale. Purtroppo c’è una grossa fetta di cittadini totalmente indifferenti e un’altra che naviga in una zona grigia. Fin quando non si capirà che bisogna prendere le distanze da certi personaggi, e fino a quando la politica non riuscirà a fare a meno di questi voti, noi non riusciremo a fare il passo finale. Anzi continuano ad avere un ruolo importante nella vita politica. Dobbiamo imparare ad apprezzare il fresco profumo della libertà di cui parlava Paolo Borsellino”.
Le parole degli studenti
“Giovanni rappresenta per me la forza di andare avanti e l’ostinato senso di giustizia. Mi piacerebbe che la loro memoria si facesse impegno quotidiano”. A parlare è Stefano Mattachini, studente del ‘Carlo Porta’, nipote di Giorgio Ambrosoli, ucciso da Cosa nostra a Milano l’11 luglio 1979. Gli studenti milanesi prendono la parola durante le commemorazioni ufficiali per il 27esimo anniversario della strage di Capaci che si stanno svolgendo ai giardini Falcone e Borsellino di Milano.
Francesco Gnan del liceo ‘Beccaria’ riflette sul concetto di eroismo e di coraggio: “oggi voglio immaginare Falcone quando aveva la mia età e stava scegliendo a che università iscriversi. Io mi iscriverò a fisica, lui a legge. Credo sia la passione per ciò che si fa a renderci straordinari. Penso che Giovanni fosse una persona innamorata, appassionata e per questo straordinaria. Per me Giovanni era un eroe perché aveva il coraggio di ascoltare la sua coscienza e non tradirla nonostante le difficoltà. La sua stessa scelta di coraggio possiamo farla anche noi quando siamo chiamati a prendere una decisione”.
Infine Angelica Antico, giovane studentessa del presidio Rita Atria del liceo Beccaria: “non vogliamo che la memoria sia strumentalizzata. Noi porteremo avanti gli ideali di tutti coloro che hanno dato la vita per difendere la costituzione italiana. Loro per noi sono simboli perché hanno compiuto straordinariamente bene il loro lavoro. Dobbiamo andare avanti, contro la paura, perché insieme siamo più forti”.