Perchè #malabrianza, viaggio nella Brianza della ‘ndrangheta 

#1: Brianza, terra di ‘ndrangheta. La sfida di Salvatore Bellomo

#2: Desio, frazione di Melito Porto Salvo. Il coraggio di Lucrezia Ricchiuti

#3: nella Giussano di Erminio Barzaghi, cosa è cambiato

 

Dal deposito di armi dei Mancuso agli scandali che sfiorano la politica

seregnoCapita sempre più spesso di pensare alla Brianza come a un territorio sempreverde con nette e chiare divisioni territoriali. Le sue provincie e i suoi comuni. Eppure la ‘ndrangheta, che ha contribuito a cementificarla, qui non ha confini amministrativi. Che sia Desio o Giussano, Seveso o Cesano Maderno, poco importa. La ricerca di un territorio da occupare non è frenata da nessun limite politico, economico, sociale o culturale. Le grandi operazioni antimafia che hanno riguardato la zona, tra le ultime Quadrifoglio e Insubria, lo confermano. Non è mai coinvolto solo un comune o una Locale; al contrario, un crocevia di collaborazioni e di mercati consentono alla criminalità organizzata di estendere la propria influenza.

Al passo con il mutamento continuo della ‘ndrangheta in Brianza, c’è Seregno, città la cui Locale, legata inizialmente a quella di Giussano, sotto la guida di Rocco Cristello e, dopo la sua uccisione nel 2008, di Antonino Belnome, riveste una forte importanza in quanto i contrasti interni si sono sovrapposti agli scontri fra la casa madre calabrese e la ‘ndrangheta padana. <<Per quanto la presenza mafiosa sia da sempre costante sul territorio sembra essere tutto sotto controllo. Però le grandi operazioni antimafia rivelano il contrario ha precisato Simone Crinò, laureatosi in Scienze politiche e di governo all’Università degli Studi di Milano con il professor Nando dalla Chiesa con una tesi dal titolo La penetrazione della ‘Ndrangheta in Lombardia: il caso di Seregno – C’è da dire, tuttavia, che non ci sono mai state scosse decise. Soprattutto verso le amministrazioni comunali. Al contrario di Desio, dove il negazionismo ostinato ha avuto un effetto boomerang che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale. Pertanto non può bastare la singola manifestazione di ricordo ad alcune vittime di mafia a stimolare l’attivismo del singolo cittadino>>.

Prove certe e concrete Seregno le conserva nei suoi confini. Siamo in via Correnti. E per la precisione in un garage. Non uno qualunque. L’Operazione Sunrise nel 2006 ne svela il suo utilizzo. Per anni infatti è stato deposito di armi della ‘ndrangheta. Al suo interno kalashnikov, mitragliatori, munizioni di qualunque genere, cannocchiali di precisione e bombe a mano in grado di armare tutta la Locale. L’arsenale a disposizione della ‘ndrangheta si scopre essere di Salvatore Mancuso e della sua Locale originaria di Limbadi, il primo comune, in provincia di Vibo Valentia, sciolto per mafia nel 1983 a seguito dell’elezione a sindaco proprio di uno dei più potenti esponenti del clan, Francesco Mancuso, padre di Salvatore, latitante durante la campagna elettorale. Ma è l’Operazione Star Wars del 2008 che suscita una imminente reazione di dissenso nella cittadinanza: le vie del paese si riempiono di manifestidal titolo “La Brianza non è Cosa Nostra”.

<<Credo che i cittadini percepiscano la presenza mafiosa da lungo tempo, ma non sono ovviamente in grado di quantificarla – ha spiegato Ario, giornalista di Infonodo, un progetto di citizen journalism da sempre attivo in Brianza nel divulgare inchieste antimafia –  Ma è una storia lunga.  Iniziata dai sequestri, quelli ad esempio di Isabella Schiatti e di Giovanni Cesana nel 1983 entrambi seregnesi. Proseguita con le inchieste degli anni ’90 come “La notte dei fiori di San Vito”  e l’Operazione Candelabro sul traffico internazionale di cocaina. E terminata con quelle degli anni 2000 da Sunrise, a Tenacia, Infinito, Ulisse, Quadrifoglio, Insubria. Il mondo politico, poi, ha da anni fatto affari con le mafie e le ha usate come serbatoi di voti. Mi riferisco in particolare a Massimo Ponzoni, Rosario Perri, le cui vicende sono note. Inoltre l’ex consigliere e architetto Marco Cajani è stato l’architetto per lungo tempo di un costruttore calabrese che, come riporta Il Fatto Quotidiano, “all’inizio degli anni ’90 si salvò da una sparatoria durante una faida criminale” tra il clan dei Miriadi di Vimercate e i Coco Trovato /Flachi, concentrati ora soprattutto nel lecchese>>.

Tuttavia c’è un momento in cui tutti sanno in Brianza. E quel momento è il luglio 2010. L’Operazione Infinito scioglie qualsiasi nodo. Svela la presenza della ‘ndrangheta in Brianza. La dislocazione delle ‘ndrine e delle Locali sul territorio. Seregno è coinvolta nell’Operazione. Ma non solo, si scopre avere una presenza ‘ndranghetista che dura da tempo. Una presenza che sconfina anche in altri comuni e in tutti i settori legali e non della zona. Oggi, è richiesta una forte collaborazione tra le amministrazioni comunali. Una reazione decisa.

Settimana prossima parleremo di: Seveso e del progetto Brianza SiCura

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