Il blog di Marco Colombo, 25enne, che ha l’obiettivo di informare e coinvolgere i coetanei: non è vero che non vogliono essere informati. L’intervista a Diregiovani.it
L’informazione nel taschino, un po’ per fare ordine nel mare di contenuti online, un po’ per dire la propria. E poi una grafica accattivante e curata: il logo e’ una tasca che contiene un giornale. E’ da queste premesse che sorge ‘Pocket press’, neonata iniziativa editoriale giovanile. L’ideatore, che al momento e’ anche redattore unico, Marco Colombo, anni 25, studente laureando nella facolta’ di scienze politiche a Milano, con una passione per il giornalismo e la voglia di mettersi alla prova ma anche la speranza di un futuro professionale proprio nell’informazione.
– Cos’e’ Pocket press?
“E’ un blog, innanzitutto, su cui ho intenzione di scrivere approfondimenti di vario genere. A questo si aggiungono due pagine social sulle quali rilancio notizie che hanno trovato poco spazio nel dibattito pubblico”.
– E com’e’ nata l’idea?
“E’ nata durante il laboratorio di giornalismo antimafioso che ho frequentato quest’anno in universita’. Li’ ho capito che mi piace davvero scrivere, mi diverte. Avevo gia’ fatto un tentativo simile qualche anno fa con dei compagni di corso ma per problemi organizzativi non era andata. Ora quindi ci sto riprovando, dedicando piu’ energie e tempo”.
– Ma perche’ un blog indipendente e non, semmai, collaborare con
testate o pagine esistenti?
“Perche’ ho notato che ci sono molte notizie che non trovano spazio nell’informazione generale, per esempio notizie che vengono date da siti esteri e che in Italia non arrivano affatto, soprattutto su certi argomenti come l’ambiente. Io seleziono quelle notizie che non appaiono sui media italiani e che un lettore dovrebbe andare a cercarsi in autonomia. Mi dico sempre: questa notizia la troverei pubblicata sui principali giornali? Se mi rispondo ‘no’, allora, la pubblico io”.
– Quindi pocket press da’ molto spazio alle notizie di stampa estera e meno a quelle nazionali, giusto? E’ una scelta editoriale?
“Si’, sicuramente e’ una scelta. Ma quello che mi interessa di piu’ e’ dare visibilita’ a fatti perlopiu’ ignorati o poco approfonditi sui media italiani, quei fatti magari relegati a trafiletti sui giornali principali e che non trovano spazio nella diffusione social, dove invece dilagano mediamente notizie di politica. Percio’ consulto non solo giornali internazionali ma anche testate locali. In generale, cerco di concentrarmi poco su notizie di stretta attualita’ e prendere cose anche vecchie di alcune giorni ma che non hanno trovato spazio sufficiente, secondo me. Come scelgo i miei argomenti? Io, semplicemente, seguo i miei interessi: fatti internazionali, cambiamento climatico, antimafia. Stando tanto tempo in mezzo alla gente e soprattutto con i miei coetanei, ho la sensazione che una buona fetta di loro abbia degli interessi simili ai miei”.
– Ad esempio? Qual e’ la notizia tipo di Pocket press?
“Un esempio sono le proteste a Hong Kong, che sono state trattate ampiamente dai media italiani per due settimane e poi il vuoto, tanto che domenica ce n’e’ stata un’altra, anche molto piu’ grave, con un intervento delle Triadi che caricavano gli studenti e in Italia non se n’e’ parlato, cosi’ come quando e’ stato occupato il Parlamento, un evento gravissimo. In Italia se n’e’ parlato poco quindi io sto cercando di seguire quella vicenda il piu’ possibile per darle risalto. Ogni mattina guardo gli stessi 4-5 siti, tra cui CNN, agenzie e testate italiane e il ‘South China morning post’. Quest’ultimo me l’ha suggerito un amico che lavora a Hong Kong in consolato. Lui e’ una sorta di inviato speciale per me, mi manda news in tempo reale e soprattutto mi consiglia fonti di stampa locale molto utili. E’ una sensibilita’ che viene un po’ dai miei studi in scienze politiche quella di cercare sempre di arrivare alla fonte piu’ vicina alla realta’, come quando magari voglio pubblicare notizie su ricerche scientifiche, prima cerco e leggo la ricerca. Ecco quindi facendo rassegna stampa vedo le principali notizie riportate e che tipo di rilevanza hanno avuto sui giornali italiani, poi approfondisco e scrivo post il piu’ breve possibile: nella prima parte riassumo la notizia, mentre nella seconda ne approfondisco un aspetto. Gli articoli sul blog sono invece piu’ ampi e tradizionali, diciamo. Esco con due notizie al
giorno, come si dice: orario pasti”.
– Pocket press e’ molto social. Questa scelta risponde a una precisa strategia?
“Si’ certo. Il mio target sono i giovani tra i 18 e i 35 anni perche’ questa generazione si informa principalmente attraverso i social. Ma anche perche’ su questi canali spesso passano notizie false oppure sempre le stesse cose sentite e risentite. Facciamo un esempio: il cambiamento climatico, un tema rilevante che interessa molto i miei coetanei. In Italia se ne parla solo se c’e’ Greta Thunberg o quando i giovani fanno gli scioperi del venerdi’. Pero’ non si parla, per esempio, del piu’ grande parco eolico d’Africa costruito in Kenya, che fornisce al paese il 70% delle energie, e sono energie rinnovabili. Nei media esteri ha trovato enorme spazio, quindi io cerco di portare questa notizia anche in Italia”.
– Quindi l’obiettivo e’ colmare un vuoto?
“Si’, un vuoto di notizie ma anche di approfondimento. Ad esempio, settimana scorsa tutti hanno pubblicato i risultati del rapporto annuale della DIA. L’ho fatto anche io ma poi ho scelto di concentrarmi su un particolare aspetto, che secondo me era stato trascurato dai piu’. Ho voluto sottolineare come a Napoli la camorra disponga di eserciti di minorenni a causa dell’emergenza sociale nelle periferie. Oppure, quando qui a Milano c’e’ stato l’ennesimo rogo in un deposito di rifiuti speciali a Settimo Milanese, siccome nella vita seguo molto il tema della mafia, ho scritto un post per contestualizzare la vicenda, dato che non era un episodio isolato”.
– Riscontri? Come sta andando?
“Io direi che sta andando bene, sto ricevendo molti consensi. All’inizio erano principalmente amici, ora ci sono persone che seguono la pagina assiduamente e commentano. Sono soddisfatto, anche perche’ non avevo aspettative all’inizio: quando l’ho aperta era perlopiu’ un modo per mettere in gioco me stesso; adesso pero’, anche a livello di numeri, Pocket press sta crescendo”.