di Mattia Maestri Una 126 verde. Che si scorge dalla strada che da Rosarno porta a San Ferdinando, due comuni calabresi in provincia di Reggio Calabria. Sono gli anni Settanta e Carmela sorride, aspettando quel giovane che piano piano si avvicina sempre di più. Occhiali tondi, capelli folti. E anima sognatrice, come quella di tanti ragazzi di quegli anni. Lui si chiama Giuseppe Valarioti, per gli amici Peppino. Figlio di contadini. Dopo la laurea in Lettere, alterna le mattine nelle aule scolastiche come supplente di italiano ai pomeriggi nei campi aiutando la famiglia. Ama la cultura, che giudica l’unica arma per la conquista dei diritti e la ribellione allo strapotere criminale della ‘ndrangheta. Si iscrive al Partito comunista nel 1977 ed è protagonista nelle lotte per il lavoro nella Piana di Gioia Tauro, partecipando alla costruzione delle ‘Leghe dei giovani disoccupati’. È segretario della sezione del Pci nella Rosarno dei Pesce e dei Bellocco, le ‘ndrine che impongono con la forza il proprio dominio sul territorio. Ma “se pensano di intimidirci non ci riusciranno, i comunisti non si piegheranno mai”, grida dal palco Valarioti durante la campagna elettorale del 1979. Muore a trent’anni da consigliere comunale l’11 giugno 1980, nelle braccia del compagno di partito e amico Giuseppe Lavorato, assassinato con due colpi di lupara da affiliati delle ‘ndrine. Le bandiere rosse non riescono a frenare il rosso del sangue versato dai militanti comunisti. Spostandosi nell’alto Tirreno cosentino, a Cetraro, troviamo Giovanni Losardo, funzionario della procura della Repubblica di Paola, comune di 15mila abitanti, sempre in provincia di Cosenza. Assessore all’Istruzione del suo comune natale nel 1980, dopo essere stato sindaco dal 1976 al 1978 e aver guidato anche l’assessorato ai Lavori pubblici. Amministratore capace e intransigente, ‘scomodo’ per molti. Soprattutto per chi, come gli uomini del clan Muto, controllano il commercio ittico e hanno interessi nella gestione degli appalti, soprattutto per quelli riguardanti il potenziamento del porto di Cetraro. Losardo è un altro membro del partito comunista calabrese che senza paura si frappone ad una organizzazione criminale come la ‘ndrangheta, in quegli anni poco nominata nelle cronache, oscurata dalla violenza di Cosa nostra siciliana. Ed è così che all’età di 54 anni, a distanza di 10 giorni dall’omicidio di Valarioti, Giovanni Losardo viene ucciso mentre rientra a casa dopo una seduta del Consiglio comunale. Giugno rosso sangue. Ammainate le bandiere. Lutti di partito e lutti calabresi. Eppure, la storia scritta in Calabria da quel folto gruppo di persone, animate soltanto da ideali di libertà e giustizia sociale, fatica ancora oggi, a distanza di quarant’anni da quegli omicidi, a trovare spazio nel processo di memoria che costruisce coscienza civile di massa. Due vicende senza giustizia, escluse dalla narrazione antimafia di questo Paese. È come se ogni anno, a giugno, passeggiassero sul lungo mare in attesa di essere nominati. Oppure li vedi percorrere la costa tirrenica, confabulando in auto di mafia e politica. Magari proprio sulla 126 verde.
Giugno rosso sangue
da Mattia Maestri | Lug 1, 2020 | Storie