di Monica Forte

Pur non essendo una nativa digitale credevo di essere tra coloro che se la cavano con le nuove tecnologie, una discreta conoscitrice di navigazione in internet, e invece non è così. Da qualche mese in Commissione antimafia portiamo avanti un approfondimento sul traffico illecito di stupefacenti che ha reso necessario un approfondimento sul DeepWeb perché troppe sono le informazioni che ci spingono in questa direzione. Abbiamo chiesto il contributo di un vice ispettore della Squadra mobile di Lecco che qualche anno fa ha condotto la prima indagine italiana sul traffico di droga nel web e le sue parole hanno decisamente stupito oltre le aspettative.

Il web che noi conosciamo, denominato Surface web, che comprende tutti i siti e gli indirizzi indicizzati dai principali motori di ricerca come Google, comprende solo il 5% di tutti i contenuti presenti in rete. Il restante 95% è costituito dal DeepWeb che include tutto ciò che non può essere raggiunto mediante i comuni motori di ricerca ma richiede di inserire un indirizzo specifico, come ad esempio le intranet. All’interno di questo c’è il DarkNet, un insieme di siti nascosti raggiungibili solo attraverso programmi dedicati dove sono presenti dei veri e propri siti di e-commerce del tutto simili ai più conosciuti Amazon e E-bay il cui funzionamento è molto simile: miniature con prodotti in vendita divisi per categorie, carrello per gli acquisti e procedura per il pagamento.

E’ qui che vive il mondo sommerso dell’illegalità dove ogni cosa è in vendita, dove acquirenti e venditori sono schermati dal totale anonimato, dove risalire all’indirizzo dell’uno o dell’altro è impossibile perché la navigazione sfrutta un sistema di nodi che ad ogni passaggio crittografa i dati, dove i pagamenti avvengono con le criptovalute, come il bitcoin, assolutamente anonime. In altre parole, il DarkNet consente di avere contatti diretti, anonimi e senza intermediari con spacciatori di droga, trafficanti di armi e di qualsiasi altra merce illegale come soldi e documenti falsi, linee guida per truffare aziende e persone fisiche, farmaci di ogni genere e altre cose inenarrabili, fino ai contatti con sicari.

Uno spazio infinito perfettamente organizzato che vive di “reputazione digitale” tanto quanto quello legale con recensioni sia sulla “qualità” della merce che sulla “affidabilità” del venditore e che, nel caso si desideri maggiore tutela, consente di effettuare le transazioni mediante un “escrow” cioè un garante che riceve il pagamento e lo invia al venditore solo ad avvenuta ricezione della merce, come Pay-Pal.

In questo mondo parallelo il giro di affari illeciti si attesta tra i 300mila e i 500mila dollari al giorno e mentre diventa complesso effettuare le indagini non altrettanto difficile è potervi accedere, anzi questo risulta estremamente semplice per le giovani generazioni che fin dall’adolescenza hanno un approccio con il digitale molto immediato e con una semplice ricerca possono trovare su internet milioni di link a tutorial che spiegano nel dettaglio come accedere al Darknet, rischiando di diventare anche complici inconsapevoli di truffe, traffici illeciti o attacchi informatici per aver scaricato erroneamente trojan o malware che alterano il funzionamento del computer.

Confesso che mai avrei potuto immaginare l’esistenza di un universo illecito così nascosto e al contempo così perfettamente organizzato e funzionale, così difficile da indagare e al contempo così “accessibile” a chiunque. E qui si pone, come spesso in altri ambiti, il dilemma se sia meglio informare soprattutto i giovanissimi su un uso corretto della tecnologia o se sia preferibile al contrario tacere per evitare di invogliarli ad entrare in questo mondo dove non esistono limiti, filtri o censure. Personalmente resto convinta della necessità di conoscere per riconoscere, di informare per formare, soprattutto di fronte ad un’inarrestabile rapida evoluzione tecnologica che ha proprio nei giovanissimi i protagonisti troppo spesso impreparati. Informare e formare ragazzi, genitori e insegnanti sperando che quanto prima i legislatori di tutto il mondo armonizzino la normativa e costruiscano un sistema di difesa e contrasto efficace prima che sia davvero troppo tardi. 

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