di Giorgia Venturini

In Italia nel 2019 i reati ambientali sono stati in media quattro ogni ora. A rivelare l’amaro dato è l’ultimo rapporto Ecomafie pubblicato lo scorso 11 dicembre da Legambiente. Al centro dello studio c’è il forte incremento di illeciti nel settore ambientale rispetto agli anni precedenti: solo nell’ultimo anno si registra un + 23 per cento rispetto al 2019, per un totale di 34.648 reati. Il boom degli illeciti si verifica nel ciclo del cemento dove si registrano 11.484 reati nel 2019. E ancora: nel ciclo dei rifiuti con un totale di 9.527 illeciti, nei reati contro la fauna, in totale 8.088, e quelli connessi agli incendi boschivi con 3.916 illeciti, + 92,5 per cento rispetto al 2018. Reati che gonfiano le casse dei criminali per somme da capogiro: il business stimato è di 19,9 miliardi di euro per il solo 2019, e che dal 1995 a oggi ha toccato quota 419,2 miliardi.  

Al Sud più reati – A fare da scenario a questi reati sono ancora le quattro regioni d’Italia a tradizionale presenza mafiosa, ovvero Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Nel dettaglio, il triste primato del 2019 spetta alla regione del Vesuvio con 5.549 reati contro l’ambiente, seguita da Puglia, Sicilia e Calabria. Qui si concentrano quasi la metà di tutti gli illeciti penali accertati grazie alle indagini, esattamente il 44,4 per cento. È però la Lombardia la regione con più arresti per i reati ambientali nel 2019: da sola con 88 ordinanze di custodia cautelare la regione degli affari colleziona più arresti per reati ambientali di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia messe insieme, che si fermano a 86. 

Legambiente – “I dati e le storie presentati in questa nuova edizione del rapporto Ecomafia 2020 – ha precisato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – raccontano un quadro preoccupante sulle illegalità ambientali e sul ruolo che ricoprono le organizzazioni criminali, anche al Centro-Nord, nell’era pre-Covid. Se da un lato aumentato i reati ambientali, dall’altra parte la pressione dello Stato, fortunatamente, non si è arrestata. Anzi”. E poi ha aggiunto: “I nuovi strumenti di repressione garantiti dalla legge 68 del 2015, che siamo riusciti a far approvare dal Parlamento dopo 21 anni di lavoro, stanno mostrando tutta la loro validità sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione. Non bisogna però abbassare la guardia, perché le mafie in questo periodo di pandemia si stanno muovendo e sfruttano proprio la crisi economica e sociale per estendere ancora di più la loro presenza”.   

Corruzione ambientale – Ma non è solo nel ciclo dei rifiuti in cui si concentrano i maggiori reati. A crescere è anche il numero di inchieste sulla corruzione ambientale: nel periodo che va dal primo giugno 2019 al 16 ottobre 2020, arco di tempo analizzato da Legambiente, sono state 134, con 1.081 persone denunciate e 780 arresti. Numeri quasi raddoppiati rispetto allo scorso anno. E anche in questo caso il 44 per cento delle inchieste ha riguardato le quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso, con la Sicilia in testa alla classifica con 27 indagini. Da segnalare, anche in questo caso, il secondo posto della Lombardia, con 22 procedimenti penali, seguita dal Lazio con 21. 

Incendi boschivi – Preoccupanti anche i dati sugli incendi boschivi scoppiati nella Penisola: nel 2019 sono andati in fumo 52.916 ettari tra superfici boscate e non, con un incremento del 261,3 per cento rispetto al 2018. I reati accertati sono stati 3.916, con una crescita del 92,5 per cento sull’anno precedente. Non solo, il 50,3 per cento dei reati si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, dove è andato in fumo il 76 per cento del territorio percorso dal fuoco a livello nazionale, con la Calabria (548 reati) in cima alla classifica. Nella Terra dei Fuochi, nel 2019 sono tornati a crescere di circa il 30% rispetto al 2018 i roghi censiti sulla base degli interventi dei Vigili del fuoco, arrivati quasi a quota 2mila. 

Agromafie – Sul fronte agromafie, nel 2019 aumentano del 54,9 per cento i reati penali e gli illeciti amministrativi in questo settore. Crescono gli arresti: 193 quelli eseguiti lo scorso anno, + 22,2 per cento. I sequestri: +12,3 per cento, a quota 11.975. E le sanzioni, sia penali che amministrative: 59.036, con un incremento del 24,6% rispetto al 2018. Un’attenzione particolare meritano i risultati dei controlli effettuati contro l’utilizzo illegale di pesticidi e altri prodotti chimici, compresi quelli messi al bando perché cancerogeni, come hanno rivelato recenti inchieste giornalistiche: 268 i reati penali e gli illeciti amministrativi contestati, 162 persone oggetto di denunce e diffide, 23 sequestri e 216 sanzioni penali e amministrative emesse. 

Archeomafie – Nel 2019 sono significativamente in crescita le denunce per i reati legati al mondo illegale delle archeomafie: 1.730 contro le 1.526 del 2018. Le persone arrestate sono 73, più del doppio del 2018), e i sequestri 640, con un aumento del 238,6 per cento rispetto a quelli del 2018. Ma il dato più significativo è quello che riguarda le opere e i reperti recuperati grazie al lavoro delle forze dell’ordine: sono ben 905.472, con una crescita del 1.397,7 per cento rispetto al 2018. Tutti numeri da leggere e analizzare attentamente prima di tratte le personali riflessioni.  

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