È arrivato il giorno decisivo. Domani, 18 febbraio alle 12 presso il Tribunale di Bari, davanti al giudice Giovanni Anglana, si terrà l’udienza nel processo con rito abbreviato per l’aggressione mafiosa subita dalla giornalista Rai Maria Grazia Mazzola il 9 febbraio 2018 dalla boss mafiosa del clan Strisciuglio, Monica Laera condannata in passato con sentenza definitiva per 416bis. La giornalista, poche ore prima della sentenza, invita a non far cadere l’attenzione perché “è fondamentale ribadire sul piano nazionale che i giornalisti nell’esercizio di un ruolo costituzionalmente riconosciuto, non si toccano: l’intimidazione, le minacce e le aggressioni fisiche sono un attentato alla democrazia e questo riguarda tutti”.
Ecco riportata la lettera completa di Maria Grazia Mazzola su quanto accaduto:
Un’aggressione a freddo e dimostrativa nell’esercizio del controllo mafioso del territorio – scrive la mia avvocata e della Rai, Caterina Malavenda nella memoria depositata – per colpire una giornalista ‘ed educarne cento’. Malavenda paragona sul piano della dinamica e sul piano giudiziario l’aggressione di Laera a quella di Ostia di Roberto Spada. Io ponevo domande sul figlio della Laera per strada in un luogo pubblico e sono stata colpita con un pugno. Scrive il mio medico legale Lea Cinzia Caprioli nella sua relazione già depositata in Tribunale, che Laera mi ha provocato tra l’altro: “Microfratture trabecolari ed edema della spongiosa a carico del margin esterno del condilo mandibolare sinistro con ispessimento dei tessuti molli periarticolari”, cioè la frattura della mandibola come dimostrano i referti depositati e un edema sottocutaneo che non si è riassorbito. Anche l’equipe medico legale dell’Inpgi mi ha riconosciuto lesioni permanenti per l’aggressione.
Il mio medico legale Lea Cinzia Caprioli ha ricostruito l’aggressione documentando che dai video “appare evidente che l’arto superiore destro della Laera compie un ampio movimento molto simile a quello con cui nel pugilato si carica il braccio quando si tira un ‘gancio’, la mano si chiude a cucchiaio, quindi colpisce violentemente il lato sinistro del capo della dott.ssa Mazzola”. Laera era stata rinviata a giudizio nel novembre 2018 – su richiesta della DDA – per aggressione -videoregistrata dalle mie telecamere – con l’aggravante mafiosa, minacce di morte nei miei riguardi, lesioni, riconoscendo che la boss ha agito nell’esercizio del controllo del territorio. Il Prefetto di Roma dal 2019 mi ha assegnato una forma di tutela per la mia sicurezza. Con Lazzaro Pappagallo, segretario dell’Associazione Stampa Romana, chiediamo attenzione. É fondamentale ribadire sul piano nazionale che i giornalisti nell’esercizio di un ruolo costituzionalmente riconosciuto, non si toccano: l’intimidazione, le minacce e le aggressioni fisiche sono un attentato alla democrazia e questo riguarda tutti. Il 18 febbraio sarà il momento della requisitoria della PM Lidia Giorgio, degli interventi della mia avvocata e, per conto Rai, parte civile, Caterina Malavenda, delle parti civili Associazione Stampa Romana avvocato Antonio Feroleto, dell’ avvocata Enza Rando per Libera, della parte civile della città di Bari e sempre Malavenda per l’ordine Nazionale dei giornalisti, e altri. Seguirà la sentenza nei tempi previsti dal giudice Giovanni Anglana, subito dopo, con l’Associazione Stampa Romana e le Parti Civili, rilasceremo dichiarazioni pubbliche, interviste e considerazioni on line e sui social.