Il Festival “ParcoInVita” fa da cornice ad una serata di arte e testimonianze all’insegna della legalità e dell’antimafia.

Si parla di mafia ad Agrate, nel cuore della Brianza. L’occasione è offerta dal Centro Sulè, un’associazione attiva sul territorio brianzolo che da dieci anni organizza il festival “ParcoInVita” all’interno del parco Aldo Moro. Serate a tema, concerti, corsi di danza, legalità: venerdì 23 settembre, sul palco del festival, di fronte ad una platea contenuta ma attenta, si sono avvicendati relatori e teatranti. Valerio d’Ippolito, del neonato coordinamento provinciale di Libera per  Monza e Brianza, Stampo Antimafioso con la sua testimonianza e, per concludere in bellezza, La compagnia degli Stracci  con lo spettacolo “La pagliuzza e la trave”.
“Si deve costruire una società libera dalla mafia”. Questo il messaggio di Valerio d’Ippolito,che apre il suo intervento con un vero e proprio inno alla speranza. Quella stessa speranza che, dopo le stragi del ’92, ha costituito la spinta propulsiva alla nascita di Libera: “la speranza non può morire”, bisogna invece impegnarsi per “rompere il silenzio” colpevole, secondo d’Ippolito, “di generare l’omertà, la corruzione”, l’humus congeniale alle organizzazioni di stampo mafioso. Perciò è importante portare questo messaggio nelle scuole, educare i ragazzi alla legalità; e ancora più importante è che la battaglia dell’educazione e della sensibilizzazione sia condotta “in collaborazione con i comuni, come quello di Agrate che ha sempre mostrato una certa sensibilità su questi temi”. Torna più volte, il coordinatore di Libera per Monza e Brianza, sull’importanza di rompere il silenzio per affermare – come sardonicamente recita parte del titolo dello spettacolo della Compagnia degli Stracci – che “La Mafia in Brianza e in Lombardia (non) c’è”. “La mafia – conclude d’Ippolito – è battibilissima; bisogna crederci, bisogna spingere la classe politica perché la luce sia sempre accesa”, perché il faro sia sempre puntato sul fenomeno e sulla sua sconfitta.

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani”. Inizia così, con la celeberrima frase di Antonio Gramsci, lo spettacolo della Compagnia degli Stracci “La pagliuzza e la trave: la Mafia in Brianza e in Lombardia (non) c’è!”. I sei artisti, con irriverenza e precisione (le fonti utilizzate per la stesura del copione in continuo aggiornamento sono i principali organi di stampa, gli atti giudiziari, i libri e gli studi degli esperti), ricostruiscono la storia della presenza mafiosa in Lombardia, con particolare attenzione alla Brianza, loro terra d’origine (la Compagnia, infatti,  nasce a Desio nel 1997).  “In teoria dovremmo parlare della mafia a Milano ma la mafia a Milano non esiste… parola di prefetto!”. E dunque, proseguono gli attori, stando all’ormai arcinota dichiarazione del prefetto Lombardi, l’arresto di Luciano Liggio a Milano nel 1974 , i 33 sequestri di persona operati dai calabresi negli anni ‘70 in Lombardia, l’assassinio di Giorgio Ambrosoli nel 1979 e il suo “funerale a forma di buco”, Michele Sindona e la Banca Rasini, non sono un evidente segno della presenza mafiosa, qui, nel nord. O forse sì. Forse – chiariscono gli attori – il prefetto intendeva dire che “Qui – nel nord, ndr – c’è la mafia imprenditoriale, non quella che ammazza. La mafia c’è ma non si vede”. Ma Lea Garofalo (testimone di giustizia, rapita e sciolta nell’acido a Milano nel 2009), Carmelo Novella (il “secessionista” della ‘Ndrangheta lombarda, per questo ucciso due anni fa), Rocco Cristello (elemento di spicco della famiglia Mancuso, trucidato nella primavera del 2009 a Verano Brianza dopo il fallimento del multisala di Seregno “Magic Movie Park”), tre morti ammazzati dalla mafia,  non raccontano forse una storia diversa? “Se non la vede il prefetto – si chiedono dal palco – come fanno a vederla, che so, i cittadini di Limbiate?” Il fatto è che – dice uno degli attori, riprendendo la relazione 2008 della Commissione Parlamentare  Antimafia – “I lombardi, le istituzioni, ma anche i cittadini, preferiscono vedere la pagliuzza del lavavetri anziché la trave della mafia”.  La verità è che “la mafia siamo noi ogni volta che teniamo gli occhi chiusi”. ”La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci”, scriveva Rita Atria. Dunque  – e questo è il monito che questo spettacolo irriverente ma rigoroso vuole trasmettere – impariamo a distinguere per non confondere “la pagliuzza con la trave”.

Per informazioni sulle date degli spettacoli, visita il sito della Compagnia degli Stracci: www.cdst.it
Per seguire le iniziative del Centro Sulè: www.centrosule.org

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