di Amedeo Paparoni

I signori della droga messicani non sono stati i primi criminali a investire sul consenso popolare per costruirsi ad arte un’identità carismatica basata su messaggi ideologici. A Medellín, in Colombia, è ancora oggi possibile visitare il quartiere fatto costruire da Pablo Escobar e composto interamente di case popolari. In Italia invece possiamo ricordare l’ascesa criminale di Raffaele Cutolo che fece proselitismo promuovendosi come capo dei diseredati e introdusse misure di welfare criminale come il reddito per le famiglie dei detenuti della Nuova camorra organizzata. La sua organizzazione criminale divenne presto canale di mobilità sociale. Ma a quale prezzo?

Questa è la domanda che dovrebbero porsi le donne e gli uomini messicani che in questi durissimi mesi di pandemia hanno visto la loro situazione economica precipitare rapidamente. Sono stati infatti membri dei cartelli di Sinaloa, Jalisco Nueva Generación e del Golfo a distribuire sin dai primi mesi della pandemia beni di prima necessità alle famiglie in difficoltà. Tutto gratis, almeno apparentemente.

Non saranno gratuiti alla fine gli aiuti distribuiti da El Mencho, al secolo Nemesio Oseguera Cervantes, capo del Cartello di Jalisco Nuova Generazione e attualmente uno dei criminali più ricercati da Messico e Stati Uniti. Eppure in un servizio di Arte.tv diverse donne messicane hanno esibito sorridenti i pacchi contenenti beni di prima necessità ringraziando il signore della droga: Gracias, Señor Mencho! Quei pacchi infatti erano accompagnati da un biglietto che riportava la scritta El Señor de los Gallos, Mencho con el Pueblo.

I narcos dopo essere entrati a Tuxpan e a Tecalitlan (Jalisco) a bordo di pick-up non hanno impedito ai reporter di riprendere la scena. D’altro canto uno spot pubblicitario gratuito non capita tutti i giorni. Ai cartelli serve questo tipo di visibilità per la loro propaganda volta ad accattivarsi la benevolenza della popolazione civile e a infilarsi in quei vuoti di potere che le autorità non riescono a colmare. Non è un caso che siano anche gli stessi gruppi criminali a diffondere in rete i video che li ritraggono intenti a distribuire generi alimentari. Succede anche a Veracruz, sulla costa atlantica e nel Chihuahua, dove in pieno giorno uomini armati utilizzano le autoradio per diffondere i narcocorrido, ballate che esaltano le gesta dei narcotrafficanti, mentre distribuiscono cibo in scatola, riso, olio e carta igienica. Ancora una volta, Gracias, Señor Mencho!

I toni dell’uomo del cartello di Jalisco Nueva Generación intervistato dai reporter sono poco concilianti. Si fa chiamare El Mogwai e non usa mezzi termini nel criticare corruzione, malgoverno e nel promuovere una paradossale pulizia sociale attuata dalla sua organizzazione che uccide ladri, sequestratori, estortori e spacciatori di crack. Il suo messaggio ideologico è semplice e chiaro: noi siamo la legge, noi siamo dei moderni Robin Hood.

Non si tratta di un messaggio poi così innovativo dal momento che nella narcocultura, ovvero la cultura criminale affermatasi in Messico, i moderni signori della droga venerano Jesús Malverde, leggendario bandito ottocentesco spesso paragonato a Robin Hood, da cui si sentono protetti in quanto suoi eredi. Sarà per questo che i narcos sono soliti costruirgli dei santuari e alimentare la leggenda che rubasse ai ricchi per dare ai poveri, rendendo Malverde un santo di spicco del pantheon mistico dei narcos, secondo in popolarità solo alla Santa Muerte.

La stessa strategia di comunicazione è stata adottata dal Cartello del Golfo e da quello di Sinaloa. Nei pacchetti distribuiti dai sinaloani sono presenti due adesivi che riportano un ritratto di El Chapo (Joaquín Guzmàn Loera) seguito dalla sua firma e la sigla JGL, le sue iniziali. In altre occasioni si è utilizzata una scatola di cartone dove era stampata un’immagine del volto di El Chapo che ricorda vagamente le serigrafie che rappresentano Che Guevara. Nonostante il narcotrafficante sia in carcere e sotto processo negli Stati Uniti, il suo marchio criminale è ancora vivo, affidato alle cure dei suoi figli. Questi hanno lasciato che fossero i reporter della BBC a documentare le operazioni di narco-solidarietà. Nel servizio un uomo a viso coperto annuncia che i cartelli aiutano le persone perché il governo non è in grado di farlo. In uno slancio di sincerità il rappresentante dell’organizzazione ammette che aiutare la gente è fondamentale perché “senza di loro non siamo niente”.

Questa strategia consolidata dà i suoi frutti. Da più vent’anni a Badiraguato, città del Sinaloa che ha dato i natali a El Chapo, la popolazione locale sembra aver fatto propria l’omertà generalmente associata al potere mafioso in Sicilia. Non è un caso che da queste parti il terzo e ultimo arresto di Guzmàn, avvenuto nel 2015, abbia generato cortei di protesta per chiederne la liberazione. Il consenso popolare è un’arma a cui i narcos non possono rinunciare. Ne sapeva qualcosa Nazario Moreno González, guida dell’organizzazione de Los Caballeros Templarios, che aveva basato proprio su questo fattore la propria affermazione, conquistata con opere di beneficenza e utilizzando una retorica che faceva leva sull’idea della “liberazione” della popolazione oppressa del Michoacàn.

Il Messico oggi altro non è che lo specchio che meglio riflette un fenomeno socio-criminale diffuso in tutto il mondo: in Giappone gli sgherri della Yakuza hanno distribuito mascherine gratis nelle farmacie e negli asili, a Città del Capo le gang di strada hanno interrotto i loro conflitti e iniziato a distribuire viveri alla popolazione, in Guatemala è stata interrotta la riscossione del pizzo.

Speriamo che i vaccini possano arginare la pandemia e rimettere in moto l’economia, ma siamo certi che il cono d’ombra creato dal Covid-19 avrà strascichi per lunghi anni. Le persone non dimenticano facilmente chi li ha aiutati a sopravvivere in un momento così drammatico e gli saranno riconoscenti al momento opportuno. Lo stesso faranno i narcos, ricordandosi di chi non può rifiutare loro un favore. Con queste donazioni infatti i signori della droga comprano un consenso invadente che permette a criminali senza scrupoli di chiedere in cambio qualsiasi cosa. Un prezzo da pagare molto salato per un piccolo aiuto in un momento di difficoltà

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