di Osservatorio No Mafie (Libera Biella)
Un aspetto emerso esaminando i moltissimi articoli dell’ Osservatorio di NOmafiebiella è quello della criminalità organizzata di matrice straniera. Nell’ultima relazione semestrale la DIA spiega come i settori più redditizi che vedono coinvolte le mafie straniere sono il traffico di stupefacenti, quello delle armi, i reati concernenti l’immigrazione clandestina e la tratta di persone da avviare alla prostituzione e al lavoro nero oltre che la contraffazione, i reati contro il patrimonio e i furti di rame. Quattro sono i principali gruppi stranieri presenti sul nostro territorio.
LA MAFIA CINESE
Dal 2006 al 2010, la Guardia di Finanza ha condotto un’operazione a livello nazionale, partita dalla città toscana di Prato, su spostamento di soldi in Cina tramite “money transfer”. Il maxi riciclaggio ammonta 4,5 miliardi di euro e veniva abilmente nascosto tramite lavoro in nero, contraffazione, contrabbando ed evasione fiscale.
Tre le inchieste, tra cui ricordiamo l’operazione “CIAN LIU” (2010) e “CIAN BA” ( 2012), con un totale di 287 indagati e sequestri per 47 milioni di euro, solo nel luglio del 2012. Nel 2010 l’intervento dell’allora procuratore antimafia, Pietro Grasso, ha ravvisato una sostanziale modalità mafiosa nei traffici gestiti dai cinesi.
Conclamate da tempo oramai le attività illecite della criminalità organizzata cinese in Italia con la probabile connivenza dei sistemi mafiosi locali. Dall’indagine è emerso che questo sistema è fortemente radicato in tutto il territorio italiano tanto da risultare positivo al “contagio” anche il territorio biellese. È stato sequestrato infatti un immobile ad un imprenditore cinese che aveva acquistato la proprietà in provincia. Il provvedimento è stato richiesto dal Tribunale di Prato, su istanza della DDA di Firenze, in applicazione della normativa di prevenzione antimafia.
Dal 2008 al 2010, l’imprenditore inviava in Cina profitti, frutto di evasione fiscale, pari a 4,8 milioni di euro a fronte di redditi dichiarati molto modesti (5.000 euro nel 2007, 19.000 euro nel 2008, 23.000 euro nel 2009, 43.000 euro nel 2010).
LA MAFIA ALBANESE
Proprio lo sfruttamento della prostituzione realizzato facendo arrivare in Italia giovani donne dall’Est è stata la fonte economica utilizzata dalla mafia albanese per una accumulazione iniziale di risorse finalizzate successivamente all’acquisto in Albania di ingenti quantitativi di droga da smerciare in Italia. Utilizzando piccoli velivoli adattati allo scopo, lo stupefacente veniva portato in modo illecito nel nostro paese. In alcuni casi questi “Piper” della droga si appoggiavano alle insospettabili piste per velivoli leggeri di Gattinara e Cerrione trasportando di volta in volta dagli 80 ai 150 chili a viaggio.
Attraverso una fitta rete di trafficanti che avevano una loro base a Cossato il clan degli albanesi distribuiva la droga in tutto il Nord Italia. L’intervento congiunto di Polizia e Carabinieri ha consentito alcuni anni fa di smantellare il traffico di droga gestito dagli albanesi.
LA MAFIA NIGERIANA
Due sono gli aspetti che caratterizzano una sospetta presenza di criminalità di origine nigeriana nella nostra provincia: l’accattonaggio e la prostituzione.
L’accattonaggio si evince da diversi articoli che denunciano un racket dell’elemosina gestito soprattutto in orario mattutino nel centro di Biella. Siamo di fronte ad una vera e propria organizzazione di schiavi della questua. Un furgone proveniente da fuori provincia li scarica fuori città con il compito di raggiungere il centro di Biella e cercare di racimolare nell’arco della mattinata il massimo di elemosina possibile, nel primissimo pomeriggio vengono raccolti per essere ricondotti fuori provincia.
Analoghe regole valgono anche per lo sfruttamento della prostituzione di cui si ha riscontro lungo alcune strade della nostra provincia. In questo caso siamo di fronte a ragazze che, dietro il miraggio di facili guadagni, entrano in contatto con loro conterranei inizialmente attraverso un rapporto apparentemente “fraterno” che dopo poco tempo si trasforma in una relazione vittima-aguzzino. Scatta in questo modo una dinamica di racket che, facendo leva su paure ancestrali e su presunti incantesimi “wodoo”, costringe queste donne a proseguire lungo percorsi dai quali è difficilissimo uscire.
LA MAFIA RUMENA
Il Biellese da tempo è soggetto ai numerosi furti dell’ “oro rosso”: così viene denominato il rame. Cabine elettriche, stabilimenti aziendali, chiese e cimiteri sono i bersagli preferiti che attraverso decine di furti hanno consentito ai ladri di rubare tonnellate di rame.
E’ un metallo che, grazie alle sue caratteristiche, può essere facilmente fuso e riciclato all’estero o in alternativa depositato provvisoriamente presso commercianti compiacenti che nascondono la loro attività illecita grazie a leggi incomplete e a controlli non sufficienti.
Il fenomeno del furto di rame negli ultimi anni è triplicato. Lo confermano i numerosi articoli selezionati dal nostro Osservatorio, dai quali emerge che a gestire questi furti sono soprattutto bande di rumeni che notte tempo agiscono, il più delle volte indisturbati, nei luoghi sopracitati.
I dati che emergono dall’Osservatorio di NOmafiebiella, peraltro suffragati da arresti, estradizioni e, in alcuni casi, anche da processi, devono essere letti come indicatori di una micro rete di criminalità certamente presente ed operante nel Biellese, ma il cui livello organizzativo apparentemente “grezzo non ci permette, al momento attuale, di affermare con sicurezza che le mafie rumene sono radicate nella provincia di Biella.
Di sicuro tuttavia si può ritenere che i furti avvengono su commissione di un’organizzazione criminale operante a livello superiore. Le indicazioni che emergono dagli articoli recensiti dal nostro Osservatorio sono segnali preoccupanti che ci avvertono di una graduale e progressiva penetrazione della criminalità
straniera sulla quale è opportuno vigilare prestando la dovuta attenzione.