ancora oggi in Sud America ci sono uomini di ‘ndrangheta che comprano cocaina a prezzi inferiori solamente per saturare il mercato.”

di Myriam Cosco

Dott. Gratteri potrebbe spiegarci chi è il broker, come è nata questa figura e il motivo per cui la ‘ndrangheta ha iniziato ad avvalersene?

All’inizio degli anni ’90 c’è stata una forte trasformazione nel mondo occidentale che ha coinvolto sia il piano sociale che quello economico. Vi è stata un’omologazione, in cui le multinazionali hanno anche dettato i nostri comportamenti usi, costumi e consumi, facendo venir meno le ideologie. Anche nel consumo di droga vi è stata un’omologazione che ha portato ad un boom del consumo della cocaina. Per questa ragione la ‘ndrangheta decise di investire nei traffici riguardanti la cocaina.

Come riuscì la ‘ndrangheta a procurarsi il capitale per poter investire nel traffico di droga?

Sicuramente dai sequestri di persona. Dobbiamo considerare che dal 1975 fino al 1988-89 quasi tutti i sequestri di persona che si sono verificati in Italia, con alcune piccole esclusioni, (quelli fatti in Sardegna, quelli effettuati dai giostrai in Veneto, i sequestri fatti dalla Sacra Corona Unita in Puglia, alcuni svolti da Cosa Nostra) furono organizzati e gestiti interamente dalla ‘ndrangheta.

Cosa accadde successivamente?

Accadde che con quei soldi, gli uomini di ‘ndrangheta, oltre ad essersi costruiti la villa all’ingresso del paese e a comprarsi la macchina di lusso, decisero di rispondere alla richiesta di cocaina investendo in Sud America. Questo fu reso anche più facile dal fatto che Cosa Nostra in quel periodo storico era impegnata nello stragismo e quindi era dedicata totalmente su quel fronte. Contrariamente, la ‘ndrangheta poteva dedicarsi a tempo pieno al traffico di droga e inoltre, aveva il capitale ottenuto precedentemente con i sequestri di persona.

Come decise di gestire la richiesta di cocaina la ‘ndrangheta?

Agli inizi degli anni ’90 la ‘ndrangheta decise di mandare in Sud America broker per compare la cocaina al prezzo più basso. Si tratta di persone che si sono radicate in quel territorio, si sono sposate ed hanno avuto figli. Il compito del broker era appunto quello di comprare la cocaina al prezzo più basso per poi rivenderla in Europa e in America.

I broker sono persone affiliate all’associazione mafiosa o possono essere anche soggetti terzi di fiducia?

Sicuramente devono essere persone di fiducia, non necessariamente affiliati, i quali rispondo in nome e per conto dell’organizzazione la quale gli affida i soldi necessari per investire nel traffico di cocaina.

Com’è la situazione attualmente, come operano oggi i broker?

Ancora esiste questo trend. Ci sono molti uomini di ‘ndrangheta che vivono e si stabiliscono in Sud America per comprare chili di droga ad un prezzo inferiore rispetto ad altre organizzazioni. Questo è il segno della credibilità e del prestigio di cui gode la ‘ndrangheta sul piano internazionale rispetto alle altre mafie. I broker sono persone che stanno in loco e si comportano come i compratori di ingrosso nei mercati: cercano di comprare più cocaina possibile al prezzo più basso per cercare di saturare il mercato. Quindi i broker comprano anche più chili rispetto a quelli necessari solamente con la finalità di saturare il mercato.

Potrebbe spiegarsi meglio?

Oggi non esistono più cartelli in Sud America come per esempio quello di Cali o Medellin. Oggi ci sono tanti piccoli cartelli che per vendere, per esempio 2.000 chili di cocaina a questi grossisti della ‘ndrangheta si devono consorziare tra di loro.

Che ruolo ha in questo processo il broker?

Quando parliamo di broker di ‘ndrangheta non ci riferiamo all’importazione della cocaina da parte di ovulatori o da parte di persone che la portano con le valigie o trolley, ma parliamo di grandi traffici che avvengono con i container. Quindi ci sono organizzazione che mettono a disposizione la nave, il carico di copertura e l’equipaggio per fare arrivare la cocaina nei porti più importanti d’Europa come per esempio Gioia Tauro, Amsterdam, Rotterdam e Anversa ma anche in porti più piccoli quali Genova, Livorno o Venezia.

Dott. Gratteri, secondo lei il nostro ordinamento è preparato per poter affrontare un contrasto di questa portata?

Il contrasto si fa sempre con riferimento all’associazione a delinquere e poi se si riesce si arriva anche al broker. Non sempre si riesce ad arrivare a queste figure. Si cerca di contrastare l’associazione criminale che organizza l’importazione di chili di cocaina, il broker può essere o meno coinvolto. I broker vivono in quelle terre e il loro compito è quello di essere il contatto diretto con il fornitore per conto dell’organizzazione

Infine, secondo lei le recenti estradizioni come per esempio di Morabito e Pelle, sono un segno di debolezza della ‘ndrangheta?

No, è solamente il segno che quando si decide di investire sul piano investigativo i risultati arrivano. È un discorso di regole e volontà ad ottenere o meno i risultati. Se gli Stati decidono di investire sul piano normativo e investigativo i risultati arrivano.