di David Gentili
Le organizzazioni di tipo mafioso riciclano come gli altri. Non sono meno brave. Uno degli aspetti che considero di maggiore rilevanza che si può recuperare nella relazione annuale della Unità di Informazione Finanziaria (UIF), presentata il 24 giugno u.s. da Claudio Clemente, nominato a gennaio 2013 e al suo secondo mandato come Direttore della UIF, è la sottolineatura che le organizzazioni di tipo mafioso ricorrono a forme tecniche, strutture imprenditoriali e istituti giuridici comuni a qualsiasi tipo di contesto criminale, evidenziando una sostanziale impossibilità di associare, al riciclaggio realizzato per conto dei clan, modalità operative proprie, specifiche e riconoscibili. I profitti illeciti delle attività criminali e quelli delle attività imprenditoriali svolte in maniera lecita si fondono in modo puntuale”. Identiche.
Quindi, considerato che i boss non “giocano in borsa” il numero di persone che si mette a loro disposizione è enorme e tra loro ci sono professionisti di grande qualità che si occupano di riciclare ai corrotti, agli evasori e ai mafiosi. Nel 2021, i dati sulle segnalazioni di operazioni sospette potenzialmente riconducibili a contesti di criminalità organizzata sono quantificate intono al 16 per cento di quelle complessive. Dato confermato rispetto agli anni passati.
Crescono le Segnalazioni di operazioni sospette (SOS). Nel 2021 le segnalazioni di operazioni sospette hanno superato le 139.000 unità, con un incremento di oltre 26.000 segnalazioni rispetto all’anno precedente (+23,3per cento), il più alto in valore assoluto registrato dall’Unità. I primi cinque mesi di quest’anno hanno continuato a evidenziare una crescita, anche se più contenuta, del flusso segnaletico: 61.412 segnalazioni, +4,9 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il rischio è che con un flusso così elevato si faccia fatica a distinguere le segnalazioni buone da quelle inutili.
La rete attorno alle SOS tra Istituzioni e organismi investigativi.
Dopo una valutazione delle segnalazioni con la quale vengono evidenziati collegamenti e il grado di rischio che posseggono, la UIF trasmette i risultati delle analisi effettuate al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza (NSPV) e alla Direzione Investigativa Antimafia (DIA) per i successivi accertamenti investigativi. Le segnalazioni e le successive analisi sono successivamente trasmesse all’Autorità giudiziaria (AG) su loro richiesta. La fiducia della magistratura inquirente nelle SOS è cresciuta negli anni: le richieste di informazioni sono più raddoppiate dal dal 2017 a oggi: 226 contro le 510 del 2021. La UIF possiede anche l’obbligo di denuncia ai sensi dell’art. 331 del Codice di Procedura Penale, passate da 115 nel 2017 a ben 508 nel 2021.
Sono infine raddoppiate in due anni le da 6821 a 13.064 le informazioni sulle SOS trasmesse alla Direzione Nazionale Antimafia (DNA) per riscontrare “la possibile attinenza delle SOS a contesti criminali e consentire l’eventuale azione di impulso”.
Le Pubbliche amministrazioni segnalano poco. Le comunicazioni (non sono più SOS) pervenute nel 2021 dalle Pubbliche Amministrazioni (PA) sono state solo sono 128. Un numero maggiore rispetto agli anni passati ma estremamente insufficiente, anche da un punto di vista qualitativo. E ricordiamo che per PA si intendono istituti e scuole di ogni ordine e grado anche le università, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, gli enti i del Servizio sanitario nazionale e il CONI.
I commercialisti segnalano poco. Dopo il calo dello scorso anno, le segnalazioni provenienti dai professionisti registrano un incremento del 40,4%, grazie all’apporto fornito in prevalenza dai notai: oltre il 90% delle SOS inviate dai professionisti, 5121 in assoluto. sul totale. I Dottori commercialisti, invece, hanno inviato solamente 242 SOS. Nel 2013 erano 98 su un totale di 1985 segnalazioni di tutti i professionisti. Il 5%. Nel 2016 i Commercialisti segnalarono per il 15% del totale dei professionisti in numero assoluto 1326 su 8812 (effetto Voluntary disclosure). Nel 2019 erano 327 su 5074, il 6,4%.
Il Titolare Effettivo deve essere dichiarato pena la decadenza dai fondi PNRR. Nella relazione viene ripreso un concetto estremamente importante che non è riconosciuto da alcuna norma: “La conoscibilità della titolarità effettiva da parte delle Pubbliche amministrazioni dovrebbe essere garantita nella generalità dei procedimenti che contemplano valutazioni a fini antiriciclaggio, sia consentendo alle stesse l’accesso al Registro sia prevedendo l’obbligo di comunicazione della titolarità effettiva da parte dei soggetti con cui esse vengono in contatto, in particolare dei partecipanti alle gare pubbliche.”
La UIF ricorda un analogo obbligo che è già previsto dalla disciplina europea che istituisce il dispositivo per la ripresa e resilienza (regolamento UE/2021/241) con riferimento ai destinatari di fondi e agli appaltatori interessati dall’attuazione di riforme e progetti nell’ambito dei piani nazionali. Da Milano abbiamo chiesto l’applicazione del principio, ma pare che fino a ora il Ministero non abbia tradotto nel regolamento italiano quanto prescritto da quello Europeo. Grave!
Lombardia in testa! Sono 25.447 le SOS inviate alla UIF dalla Lombardia il 18,2% del totale con un aumento del 30% rispetto all’anno passato. La più importante variazione tra le regioni italiane. assieme al Piemonte, settima regione per SOS inviate. Seguono, per numero di SOS assolute, il Lazio e la Campania, Veneto, Emilia Romagna, Sicilia e, come detto, il Piemonte. Una classifica che mettiamo in parallelo alla classifica dei Beni e delle aziende sequestrate. Due classifiche da cui potremmo trarre diverse valutazioni. Dalla Relazione dell’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC) prima Sicilia, poi Calabria, Campania, Puglia, Lombardia, Lazio e Piemonte.