di Nando Dalla Chiesa
“Se dobbiamo fare un bilancio di questi anni di lotta culturale e civile alla mafia, contiamo importanti successi in quasi tutti i campi, dall’editoria al cinema, dalla scuola all’università, dalla televisione al teatro. Ma c’è un campo in cui siamo perdenti, ed è quello della musica. Loro trionfano con le musiche melodiche e con i loro canzonieri apologetici, noi -a livello di massa almeno- siamo fermi ai Cento Passi”. Quando lo dissi a Palermo all’incontro nazionale di Libera lo scorso 29 ottobre, i visi che avevo davanti annuirono insieme con i classici movimenti in su e in giù.
Perché il tema è dannatamente vero: quello di un movimento straripante di giovani come nessun altro ma che non riesce a esprimere una sua musica, a produrre suoi linguaggi musicali. Per questo appena ho saputo che nei prossimi giorni ci sarà in Italia un nuovo tour di Pippo Pollina ho pensato che potrebbe essere l’occasione di un classico “nuovo inizio”. Magari a partire dal concerto milanese del 28 novembre allo Spazio Teatro 89. Pollina, come diversi lettori sapranno, è un cantautore siciliano che dopo avere lavorato -ancora ragazzo- con i “Siciliani” di Pippo Fava ed essersi fatto le ossa con il gruppo d’avanguardia degli Agricantus, migrò in Svizzera nel pieno della mattanza palermitana per trovare la libertà espressiva che cercava. Ottenne il successo, e grande, in Svizzera e in Germania, ma senza mai dimenticare con le sue canzoni la propria terra. Cantando la libertà, il disprezzo per le dittature, gli eroi dell’antimafia. E l’amore e l’amicizia, la bellezza e la fraternità dei popoli. Non si è certo occupato solo di antimafia, dunque; però, lui raffinato collaboratore di Battiato e Moustaki, le ha dato una dignità musicale. Portandovi storie umili e leggendarie, come ad esempio quella di Peppino Impastato. In questo ultimo concerto l’impegno di artista e intellettuale antimafia sale di tono sia per il repertorio sia anche per l’energia e la bravura di una nuova band, la Palermo Acoustic Quintet
E per sottolineare quale sensibilità circoli nelle vene del gruppo, Pollina darà voce direttamente dal palco anche a Rita Asta, colei che da bambina sopravvisse alla terribile strage mafiosa di Pizzolungo, in cui le morirono i fratellini e la madre. Mentre ha messo in programma il giorno dopo, con il patrocinio della commissione antimafia del Consiglio comunale guidata da Rosario Pantaleo, un convegno alla Casa della Memoria intitolato La mafia a 30 anni dalle stragi: le verità nascoste e le verità rivelate”.
La mia speranza? Che dal concerto milanese lo spirito dell’antimafia inizi finalmente a risalire posizioni nel confronto con la sempreverde produzione musicale filomafiosa. Perché la cultura mafiosa non si batte con le petizioni di principio ma con quello che si fa sul campo. Elementare. Ma forse non troppo.