di Alice Barchetta
“Presta libertà”, “indulto e amnistia” sono solo alcuni dei commenti che era possibile leggere sotto
i post e i video pubblicati sulla piattaforma Tik Tok appartenente a “Broker detenuti 78”.
Sono stati contati più di 34 mila seguaci e 345 mila sono state le interazioni presenti.
Inneggiamento alle mafie ed elogi ai boss a capo delle organizzazioni criminali sono stati il fulcro
dei contenuti. Emoji di catene seguite da video e foto pubblicati riguardanti esponenti dei
Casamonica, ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita e cosa nostra.
L’utente che gestiva il profilo inseriva file audio nei contenuti scegliendo appositamente canzoni
che inneggiavano alla malavita reclamando libertà e giustizia a favore dei malfattori.
Oltre ad eroicizzare i capo clan sarebbero stati messi alla gogna i collaboratori di giustizia accusati
di aver “tradito i propri fratelli”.
La notizia è stata divulgata dal Corriere della Calabria a dicembre 2023 mentre il profilo veniva
bloccato ed eliminato così da non permettere agli utenti di fruire dei contenuti e alle forze
dell’ordine di continuare ad approfondire gli accertamenti appena avviati.
Non è chiaro da chi sia stato chiuso il profilo, si includono: gli amministratori della pagina,
l’ideatore, investigatori o inquirenti delle regioni coinvolte.
Come riportato da Ansa.it, secondo le parole di Pino Masciari, imprenditore e testimone di
giustizia calabrese, l’apertura della pagina social sarebbe legata alla subcultura mafiosa presente
nei territori italiani che, affascinando le nuove generazioni, si sarebbe insinuata in tutte le piaghe
della società civile. Masciari segue confermando che: “È estremamente grave, deve scattare un
allarme istituzionale, sociale, perché se è dilagante questo modo di pensare, se si inneggia ai boss
e si semina odio nei confronti di chi ha abbandonato il passato criminale e ora si è messo a servizio
dello Stato, vuol dire che la cultura della legalità che tentiamo di costruire ogni giorno è ancora
lontana dall’essere la cultura dominante”.
A seguito dell’accaduto è intervenuto inoltre il parlamentare Antoniozzi, componente della
Commissione Antimafia che, come indicato da Ansa.it, dichiara: “Tik Tok non mi piace di suo per
tante cose, ancora di più per questo profilo che inneggia alle famiglie Mancuso e Accoriniti
chiedendo la scarcerazione dei capifamiglia, tutti condannati. Mi perplime che ci siano decine di
migliaia di follower e che si pubblichino su questo profilo vere e proprie esaltazioni di famiglie che
rappresentano quel segmento che la Calabria respinge fortemente e che non possiamo
permettere di fare diventare una narrazione quasi carismatica in un social che dimostra di
consentire tutto e che certamente è un pessimo esempio per tutti i nostri giovani”.
Testimoni di giustizia e parlamentari si sono quindi esposti contro gruppi pro-mafie disobbedendo
alla propaganda dell’illegalità che prolifera sotto gli sguardi della pubblica sicurezza.