di Nando dalla Chiesa
E così, dopo Bordighera,è arrivata Ventimiglia. Sembra quasi che, venuto meno lo scudo Scajola, il Ponente ligure sia finalmente costretto a fare i conti con se stesso, scioglimento di consiglio comunale dopo scoglimento di consiglio comunale.Vicenda singolare, quella della provincia di Imperia. Se si prende la mappa dei beni confiscati nel nord-ovest, infatti, la provincia più occidentale della Liguria sembra praticamente vergine di presenze mafiose. Zona quasi immacolata. Altro che Genova, Spezia, Torino o Milano. Peccato che quel confortante dato statistico, più che segnalare l’assenza delle mafie, segnali l’assenza dello Stato, le sue pigrizie conclamate. Punti l’indice su palazzi di giustizia e questure che si sono dimostrate drammaticamente funzionali agli interessi mafiosi. Ci squaderni in faccia i 350 attentati in un anno rubricati come concorrenza sleale tra commercianti o vandalismo giovanile. Oggi c’è una ragione di più per ricordarlo: Bordighera, Ventimiglia, Sanremo, Imperia e dintorni sono il regno in cui i clan fecero quel che volevano con il consenso di imprenditori, politici e uomini dello Stato. Paradigma della colonizzazione, dimostrazione scientifica che la forza della mafia sta fuori dalla mafia. E chissà che non emergano sempre di più i rapporti tra ‘ndrangheta, casinò e turismo, tra ‘ndrangheta e confine francese, tra ‘ndrangheta e cacicchi locali. Perché alla fine sempre lì si torna: all’amministrazione, alla politica.