Carlo CoscoIl processo Garofalo, dopo l’udienza del 27 febbraio, attendeva la dichiarazione spontanea di Carlo Cosco, compagno di Lea Garofalo e principale imputato nel procedimento.
Di fronte alla Corte presieduta da Anna Introini, giovedì 1 marzo Carlo Cosco ha letto con fatica alcune pagine scritte a mano in un italiano stentato, dichiarandosi totalmente innocente: «Signor giudice, io sono estraneo a tutti i fatti contestati. Non è vero che sono un uomo violento e senza scrupoli, come mi ha descritto la sorella di Lea, con cui non ho mai parlato. I miei genitori mi hanno cresciuto con tanti sacrifici, la mia famiglia è sempre stata ed è tuttora onesta e di lavoratori, come i miei fratelli. La mia coscienza è pulita». Dopo questa iniziale descrizione angelica della sua esistenza, Cosco ha spiegato alla Corte il metodo per fare il processo “con serenità” senza farsi influenzare, guardando le carte che proverebbero l’innocenza sua e dei familiari. «La mia storia con Lea è finita dal 1996, non mi interessava più ucciderla. Noi siamo tutti innocenti – ha affermato con candida tranquillità -, abbiamo detto tutta la verità; noi tutti abbiamo molta fiducia in questa cosa». Parlando poi del collaboratore di giustizia Angelo Salvatore Cortese, accusatore a suo dire «bugiardo», ha affermato come questo sia stato messo in cella con lui quando era già in carcere da solo e di non aver mai parlato con lui della figlia Denise «perché io sono fatto così, non dico niente né voglio sapere di nessuno». Passando di anno in anno senza alcun nesso logico o temporale, Carlo Cosco ha raccontato di essere stato trasferito nel carcere di Catanzaro nel 1999, dove la figlia Denise è sempre andata a trovarlo per i colloqui fino al 2002. Professandosi nuovamente «estraneo a tutti i fatti a me contestati», il presunto assassino di Lea Garofalo ha elencato alcuni momenti in cui, se avesse voluto, avrebbe potuto ucciderla senza dover aspettare novembre 2009 con la visita a Milano: «la mia ex veniva sempre e dove volevo con me. Quando siamo stati a Botricello in provincia di Catanzaro, che dista 70 chilometri da casa mia, se dovevo uccidere lo facevo in quell’occasione, non dovevo aspettare che veniva a Milano. Appena arrivate (a Milano) abbiamo cenato assieme, siamo stati quattro giorni assieme parlando del futuro di Denise. In un’occasione ho accompagnato la mia ex in albergo e eravamo solo noi». Sulle dichiarazioni fatte da Lea Garofalo all’autorità giudiziaria riguardo l’omicidio Coimberati, Cosco ha affermato che Lea le avrebbe confidato tutto, dicendogli di aver fatto “una cattiveria perché stavo fuori con la testa” e aggiungendo che avrebbe testimoniato in suo favore se avessero fatto il processo. Una volta rientrato dietro le sbarre poi, Carlo Cosco ha chiesto di aggiungere una nuova dichiarazione, affermando di aver lasciato Lea la sera della scomparsa in via Giusti e non all’Arco della Pace come dice la Procura.

Conclusa la dichiarazione spontanea, la Corte ha fissato per il 26, 27, 29 e 30 marzo le date per le udienze finali del processo, giunto in dirittura d’arrivo.

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