Un’occasione di scambio e dibattito, formazione e informazione a sostegno della cultura della legalità.

Il “Forum sociale antimafia del nord”, svoltosi a Desio il 13 e 14 aprile, ha costituito un vero e proprio laboratorio di idee, esperienze e strategie provenienti dal mondo dell’antimafia sociale e istituzionale. Quel mondo composto da tante piccole e grandi realtà che, nonostante la pioggia, hanno cercato di “fare rete” raccontandosi e raccontando la propria esperienza antimafiosa.

Nella mattinata di sabato 14 aprile, rappresentanti dell’associazionismo lombardo si sono infatti alternati ai microfoni della Sala Pertini, messa a disposizione dal Comune di Desio, prima che Umberto Santino del Centro di Documentazione Peppino Impastato chiudesse il “forum delle associazioni” con un appassionato racconto della storia del glorioso e prestigioso istituto. Numerose e variegate le iniziative messe in atto dalle varie realtà associative per sensibilizzare, informare ed educare la società civile alla cultura della legalità e al contrasto alle organizzazioni mafiose: dalla simbolica istituzione di “Piazza Peppino Impastato” all’interno del circolo Arci Radio Aut all’attività informativa della Rete Antimafia Provincia di Brescia, dagli incontri organizzati dal Movimento Agende Rosse di Bergamo e dal Circolo Peppino Impastato Valle Brembana alle molteplici attività organizzate dall’ARCI Monza e Brianza. Emblematico e unanime è stato l’invito rivolto alle istituzioni di promuovere il “Progetto e21”, una piattaforma on line che consente ai cittadini di “partecipare ai processi che la pubblica amministrazione e gli altri soggetti definiscono ed attuano” e di segnalare tutto ciò che di anomalo accade sul territorio. Tutto ciò a conferma del fatto che il contrasto all’illegalità e alla presenza mafiosa non può prescindere da un convinto e concreto coinvolgimento della cittadinanza.

Oltre che al variegato e sempre più fiorente mondo dell’associazionismo antimafioso lombardo, il Forum ha riservato una parte del proprio programma sia ai rappresentanti delle istituzioni che a quelli del mondo accademico. I primi hanno inaugurato la due giorni di incontri e dibattiti nel pomeriggio di venerdì 13 aprile, portando a conoscenza della platea le principali iniziative concrete avviate per combattere il fenomeno mafioso sul territorio lombardo. Alessandra Lazzari, Capo di Gabinetto della Prefettura di Monza e Brianza, ha portato i saluti del neoprefetto Giovanna Vilasi e ha individuato nell’istituzione di un nucleo di supporto per i beni sequestrati e confiscati e di un gruppo interforze per l’accesso ai cantieri le azioni più importanti attuate finora sul territorio brianzolo. Marco Corti e Lucrezia Ricchiuti, sindaco e vicesindaco di Desio, hanno definito la riconversione in aree agricole di numerose aree edificabili un atto concreto che “in questo periodo storico può contrastare la penetrazione criminale”. Simone Pulici della CGIL di Monza e Brianza ha elencato alcuni punti dei protocolli che “stiamo sottoscrivendo sia con le istituzioni che con Confindustria”, che prevedono l’inserimento di criteri reputazionali con i quali giudicare i destinatari di appalti pubblici e l’istituzione di finanziamenti a tassi agevolati per le imprese oneste, per evitare che le stesse, ricevute “porte in faccia dagli istituti di credito”, siano tentate dalla liquidità delle organizzazioni mafiose. Il consigliere regionale Giulio Cavalli, in collegamento da Torino, ha sottolineato la necessità di “fare rete”, di contrapporre alla “lobby dei disonesti la lobby degli onesti” e di un maggiore intervento delle amministrazioni locali che, come è successo a Desio, “tolgano metri cubi edificabili”. Giacomo Gallazzo, membro del consiglio provinciale di Pavia, ha infine confermato l’attenzione e la sensibilità della nuova giunta provinciale verso tema della legalità.

L’intervento di Silvia Buzzelli, dell’Università Milano-Bicocca, ha aperto i lavori dell’ “assemblea plenaria” nel pomeriggio di sabato e ha sottolineato l’importanza del contrasto alla criminalità transnazionale,”una criminalità che attraversa gli stati ma rimane anche terribilmente locale”, il carattere di “urgenza, non di emergenza” nell’affrontarla nonché la necessità di una coerenza nel fronteggiare tale problema, intesa come la capacità di “mettere insieme tante lotte”. Simone Savona, dell’Università di Genova, ha invece parlato dell’esperienza di Danilo Dolci e delle pratiche di non violenza organizzata messe in atto dal filosofo nelle campagne intorno a Palermo. Le parole di Dolci, la sua prospettiva dell’associazionismo come un efficace antidoto contro la penetrazione mafiosa, paiono eccezionalmente attuali oggi, anche in Lombardia. Per questo Savona ha invitato le associazioni e la società civile a “riprendere Danilo Dolci”. Il Sostituto Procuratore del Tribunale di Monza Walter Mapelli ha invece posto l’accento sulla distinzione tra legalità formale e sostanziale, ancorando quest’ultima ai valori costituzionali e individuando nella concezione della legalità formale come valore assoluto il rischio della deresponsabilizzazione individuale dei cittadini. Jole Garuti, direttrice del centro studi SAO (Saveria Antiochia-Omicron), ha concluso il forum concentrandosi sull’importanza del contrasto culturale alle organizzazioni mafiose a partire dalla formazione delle nuove generazioni nelle scuole. La Garuti, tra le altre cose, ha criticato fortemente la destinazione dei 500mila euro del progetto di “Educazione alla legalità” voluto dalla Regione Lombardia agli enti regionali Eupolis e Ufficio Scolastico Regionale (beneficiari di 250mila euro ciascuno), che non hanno investito nemmeno un euro in progetti rivolti all’educazione alla legalità e alla cultura antimafiosa nelle scuole.

Chiosa correttamente la Prof.ssa Buzzelli, membro insieme a Jole Garuti dell’Osservatorio sulla Legalità istituito in Regione Lombardia: “Non avere consapevolezza è tipico dei sudditi”. Questi “possono protestare tumultuosamente una volta ogni tanto, possono essere colonizzati, i sudditi non sono pericolosi perché si possono sempre controllare. Ma il potere “s-regolato” (quello che, come un despota, non intende darsi regole, ndr) inizia a sgretolarsi davanti a cittadini consapevoli” di sé e dei propri diritti perché “i cittadini si impegnano con costanza e dignità. E sono coerenti”.

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