Di Chiara Muzzolon
Luglio 2012
Rocinha, Rio de Janeiro.
Sono in Brasile, nella favela Rocinha di Rio de Janeiro, per collaborare alle attività della Onlus Il Sorriso dei Miei Bimbi, che ho conosciuto grazie all’amicizia che lega la mia famiglia alla fondatrice e presidente di quella, Barbara Olivi. Barbara e suo marito Julio lavorano nella comunità di Rocinha da più di 10 anni attraverso programmi di educazione infantile e formazione giovanile.
Dopo aver iniziato a svolgere alcune attività con loro da Milano, il passo successivo è stato quello di venire qua, nel cuore della favela. Per un mese e mezzo, infatti, parteciperò ai progetti dell’associazione direttamente da qua. L’obiettivo di questo reportage a puntate è dare una voce alla favela e ai suoi abitanti, coglierne similitudini e differenze rispetto alla nostra società e provare a raccontare un altro contesto criminale, che però è sempre più strettamente legato alle evoluzioni delle nostre ‘mafie’ (si pensi soltanto al ciclo della cocaina).
All’arrivo l’impatto è forte: nella favela ci sono rumori, odori, colori che a Milano non vedi. Moto e motorini che sfrecciano, baracchini di churrascos (spiedini di carne che vanno avanti a cuocere ore ed ore) e piccole case variopinte una sull’altra. C’è anche la polizia a quasi tutti gli angoli. Armatissima, col dito pronto sul grilletto.
La favela Rocinha è una di quelle pacificate: nel novembre 2011, dopo oltre 40 anni in cui il potere era in mano ai narcotrafficanti, la UPP (Unità di Polizia Pacificatrice), insieme ad altri corpi speciali e nuclei militari, ha occupato la favela e smantellato il narcotraffico. Secondo quanto raccontatoci da Barbara, la situazione è più tranquilla ma allo stesso tempo il cambio repentino di organizzazione ha destabilizzato la comunità. Per esempio, ad oggi, è tuttora assente un sistema fognario ed educazione e sanità non sono ancora regolamentate.
Una delle prime attività direttamente collegate alla mia esperienza in Brasile è stata quella del 28 giugno: quasi un mese prima del mio arrivo nella Rocinha, c’è stato a Rio de Janeiro un incontro con il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso che ha presentato il libro “Liberi tutti, lettera ad un ragazzo che non vuole morire di mafia”. In questa occasione Barbara Olivi ha avuto l’opportunità di parlare personalmente con il Procuratore e condividere con lui alcune delle esperienze vissute nella favela. Gli ha inoltre illustrato l’idea della mia collaborazione con Stampo Antimafioso. Pietro Grasso ha mostrato un grande interesse sia nell’attività sia nel voler visitare personalmente la comunità della Rocinha nei giorni successivi all’incontro. Tuttavia, purtroppo, la visita è stata rimandata.
Di seguito la lettera che Barbara Olivi ha inviato al Procuratore Pietro Grasso, nella quale descrive anche quali sono i vari progetti della Onlus, ai quali avrò modo di dare voce nei prossimi articoli.
Stimatissimo Giudice Pietro Grasso,
Sono Barbara Olivi, fondatrice e presidente della Onlus Il Sorriso dei Miei Bimbi. Ho avuto il privilegio di conoscerla in occasione dell’incontro “Liberi tutti, storia di un ragazzo che non vuole morire di mafia”, tenutosi a Rio de Janeiro lo scorso 28 giugno 2012. Vorrei innanzitutto ringraziarla per l’interessamento mostrato nei confronti della Comunità di Rocinha, per aver manifestato il desiderio di visitarla e soprattutto per la cortesia di averci fatto contattare per spiegare le ragioni, perfettamente comprensibili, per le quali non è stato possibile realizzare quanto da lei desiderato. Da oltre dieci anni cerchiamo di svolgere il nostro lavoro con entusiasmo e passione in un contesto difficile come quello della favela; ogni giorno agiamo per promuovere la cultura della conoscenza a coloro cui viene spesso negata per provenienza sociale. Grazie al fondamentale sostegno dei nostri donatori abbiamo creato un percorso didattico che comprende una Scuola Materna, un Progetto Giovani con un programma di riscatto sociale per ragazzi a rischio di coinvolgimento in attività di microcriminalità e gravidanze precoci, un Progetto di Alfabetizzazione per bambini ed adulti ed un Programma di Assistenza alle Famiglie in stato di abbandono e degrado sociale. In occasione dell’incontro del 28 giugno ho voluto portare alla sua attenzione un progetto che sta da poco prendendo forma: si tratta di una collaborazione con Stampo Antimafioso, una redazione giornalistica di studenti universitari del Dipartimento di Studi Sociali e Politici della Facoltà di Scienze Politiche di Milano; progetto che intende dare un contributo al ponte interculturale tra Italia e Brasile, a nome di un comune ideale di lotta alla criminalità organizzata. Lo studio che desideriamo promuovere si basa su un lavoro di una nostra volontaria, Chiara Muzzolon, studente dall’Università degli Studi di Milano che sta svolgendo uno stage di due mesi in favela: l’idea è quella di realizzare una serie di reportage che partano da una realtà italiana per approdare alla Comunità di Rocinha, per diffondere e sensibilizzare sul tema delle mafie, attraverso l’uso del sito (https://www.stampoantimafioso.it/) e della rete. Questa collaborazione è nata proprio grazie alla proposta offerta a Chiara dal suo professore, relatore, fondatore e direttore del sito, Professore Nando dalla Chiesa. Approfittando della mia presenza al convegno che l’ha vista protagonista a Rio, abbiamo pertanto ritenuto interessante rivolgerle alcuni quesiti portati avanti da Chiara e dal gruppo di lavoro di Stampo Antimafioso, con il quale condividiamo anche la presente. Per questa ragione ho voluto proporle nuovamente quella breve lista di domande: sarebbe per noi una gioia, oltre che un utilissimo strumento di lavoro, ricevere sue considerazioni in merito.
Le domande preparate per i relatori del convegno, che si è voluto quindi condividere anche con il Procuratore Pietro Grasso, sono le seguenti:
1. Il tema della mafia e della criminalità organizzata viene in qualche modo affrontato con i ragazzi brasiliani, specialmente nelle scuole? In che modo? Esistono iniziative?
2. Quale collegamento c’è tra la criminalità organizzata italiana e brasiliana/sudamericana?
3. Qualche consiglio a chi inizia ad approcciarsi a questo tema e vuole creare un momento “Italia Brasile” concreto
Questo reportage vuole raccontare qualcosa di una realtà che mostra molte similitudini con alcuni aspetti della società italiana, delle sue organizzazioni criminali e delle sue mafie. Purtroppo, ad oggi, non abbiamo ancora ricevuto una risposta all’e-mail e alle domande, che abbiamo provato a far avere al Procuratore Pietro Grasso attraverso l’Istituto Italiano di Cultura in Brasile.
Nella speranza che queste voci di favela vengano ascoltate, la lettera di Barbara Olivi e le domande allegate possono essere un iniziale punto di riflessione in questo punto di contatto tra Italia e Brasile.