Si ripete per il secondo anno consecutivo l’esperienza di studio e volontariato sui beni confiscati alle mafie a Lecco, organizzato da Libera e Legambiente. Ieri, mercoledì 22 agosto, sono arrivati sulle sponde del Lario 13 ragazzi e ragazze provenienti da regioni come la Puglia, il Piemonte, l’Emilia ma anche da città come Milano e Roma: sono a Lecco per trascorrere una decina di giorni tra il lavoro pratico e la “formazione culturale”, come ha ricordato il referente provinciale di Libera Lecco Paolo Cereda. I volontari sono mossi da motivazioni e aspettative differenti: c’è chi vorrebbe comprendere la diffusione del fenomeno mafioso nel Nord del paese e chi vorrebbe capire meglio il riutilizzo dei beni confiscati; c’è chi è mosso da un forte senso di giustizia e chi vorrebbe poter imparare qualcosa per poterlo riportare nell’esperienza quotidiana del proprio territorio; infine, c’è chi ha scelto di fare questa esperienza principalmente per uno scambio umano e un arricchimento reciproco, e chi crede sia giunto il momento di limare la distanza tra popolazione e Stato, imparando a vivere più consapevolmente. Quest’anno, in conclusione a questa esperienza, sarà anche presentata pubblicamente la proposta progettuale di Libera per la ex-pizzeria Wall Street, confiscata in città negli anni Novanta.
Come redazione di Stampo Antimafioso, seguiremo giorno per giorno le esperienze dei volontari, attraverso il loro diario quotidiano, cercando anche di raccontare “dall’esterno” alcuni momenti e avvenimenti particolari, perché crediamo nell’importanza di diffondere e condividere il più possibile ciò che avverrà nel lecchese nei prossimi giorni (scarica qui il programma).
di Saverio Carulli e Andrea Vescarelli
Il campo di volontariato “Un Campo per la Legalità – una terra che ha gli anticorpi”, inaugurato il 22 agosto a Lecco e dintorni, è organizzato dalle associazioni Legambiente e Libera. Il campo è improntato sulle tematiche della legalità e del rispetto dell’ambiente.
Per diffondere questo sano messaggio alle persone del luogo è stata piantata una tenda, dove campeggia la scritta “Tenda della Memoria”, nel piazzale della stazione centrale per ricordare le vittime innocenti delle mafie. Inoltre è stata allestita una mostra fotografica in occasione dei venti anni dalla morte di Falcone e di Borsellino all’interno della sede del Comune.
Il campo è iniziato con la condivisione delle idee e delle motivazioni dei campisti. Ciò che colpisce è la calma e l’armonia con cui sono state effettuate queste attività dai campisti, a dimostrazione della condivisione intima dei valori. Si è manifestato in ogni piccolo gesto uno spirito di collaborazione e di solidarietà verso l’altro, che invece manca spesso nella nostra quotidianità.
Per molti dei partecipanti è la prima esperienza di campo di volontariato sui beni confiscati alle mafie. Veniamo da diverse parti d’Italia, ma la maggior parte vive al Nord, il luogo a cui solitamente meno si pensa quando si parla di mafia, crimini, omicidi e corruzione. Alcuni sono spinti dalla curiosità, altri ne vogliono sapere di più, come me Saverio nato e cresciuto a Bari e trasferito a Torino.
Quando penso a quello che ci proponiamo di fare mi chiedo quante delle persone che ci leggeranno e ascolteranno sanno quello che silenziosamente sta accadendo intorno a loro e quante di queste avranno voglia di ascoltarci.
Spesso succede che se qualcosa non turbi la nostra tranquillità quotidiana è più facile pensare che non esista e che non ci riguardi. Ma questo qualcosa non è una semplice puntura d’insetto, dei cui segni spesso non ci accorgiamo nemmeno, ma è un cancro i cui sintomi appaiono quando ha già cominciato a prendere il controllo dell’organismo.
È questo che dobbiamo cercare di far capire alla gente se vogliamo che ci ascolti e diventi essa stessa la cura della malattia. Cercheremo di informare e riportare a nuova vita i beni che legalmente sono stati restituiti alla collettività. Questo è il primo giorno, sono curioso di vedere come le persone risponderanno ai nostri sforzi.