Nella settimana dedicata alla memoria della testimone di giustizia uccisa a Milano tre anni fa, la notizia del ritrovamento del corpo appartenente alla Garofalo apre nuovi scenari sul fronte giudiziario
Le ultime sue immagini risalgono alla sera del 24 Novembre 2009 in Corso Sempione a Milano dove Lea Garofalo stava camminando con la figlia Denise. Davanti alla biblioteca all’interno del Parco Sempione, tre anni dopo la scomparsa di Lea, la città di Milano ha voluto renderle omaggio piantando un albero in sua memoria: “Le radici del domani”, questo il titolo scelto dai giovani del presidio milanese di Libera, per sottolineare l’importanza di un simbolo che vuole essere di speranza oltre che di memoria, soprattutto per dare un messaggio di sostegno e vicinanza alla loro coetanea Denise. Presenti alla manifestazione anche alcuni familiari di vittime della mafia, molti ragazzi e ragazze, il nuovo referente di Libera in Lombardia Davide Salluzzo e il Presidente della Commissione antimafia del Consiglio comunale di Milano David Gentili, che ha dichiarato : «Il coraggio e la solitudine sono spesso parole che vanno insieme, ma non dovrebbe essere così. Il comune di Milano si è costituito parte civile al processo per l’omicidio di Lea Garofalo, le istituzioni devono contribuire a rompere il connubio tra coraggio e solitudine». Un momento molto toccante della manifestazione è stato il monologo teatrale di una ragazza che, interpretando Lea Garofalo, ha ripetuto le parole della lettera che la testimone di giustizia scrisse al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in merito alla sua solitudine e alla mancanza di sostegno da parte delle istituzioni. Proprio una frase contenuta in quella lettera è stata scritta sulle foglie appese ai rami dell’albero della memoria: “… in questo paese vivere giustamente si può nonostante tutto”.
È di questa settimana, inoltre, la notizia del ritrovamento in un campo della Brianza di un corpo carbonizzato che sembra essere proprio quello di Lea Garofalo. Gli inquirenti si sono convinti dell’identità della vittima grazie al ritrovamento di alcuni monili e di una collana appartenenti alla testimone di giustizia, ma la certezza assoluta si potrà avere solo tramite l’analisi del dna. Il presunto ritrovamento dei resti di Lea, però, modifica parecchie cose nello scenario processuale che ha portato alla condanna dei sei imputati, tra cui l’ex compagno Carlo Cosco, all’ergastolo nella sentenza di primo grado: le ricostruzioni fatte dal Pm e confermate dalla Corte sull’occultamento del cadavere tramite scioglimento dell’acido andrebbero a questo punto parzialmente riviste, ma d’altro canto si avrebbe anche la certezza della morte per omicidio della Garofalo, tesi che per quanto possa sembrare scontata in realtà è stata più volte negata dagli avvocati difensori e dagli stessi imputati, che durante il dibattimento avevano affermato come Lea potesse essersene andata via dall’Italia senza dire niente a nessuno. È anche verosimile che il ritrovamento dei resti di Lea, avvenuto a tre anni di distanza dalla data della sua scomparsa, sia avvenuto grazie all’emergere di nuove precise segnalazioni che hanno ribaltato la ricostruzione processuale secondo cui la donna non sarebbe mai più stata ritrovata perché sciolta nell’acido. In questo momento, in attesa del processo d’appello che dovrebbe cominciare tra dicembre e gennaio 2013, Denise Cosco, la figlia di Lea attualmente sotto programma di protezione, sta vivendo un nuovo momento di dolore e difficoltà che però potrebbe portare presto a fare definitivamente giustizia sul delitto nei confronti di sua madre.