Il bar della ‘Ndrangheta restituito alla collettività.
di Giulia Ferrante – Unilibera Torino
Venerdì 3 maggio, a Torino, un bene sequestrato alla criminalità organizzata è stato restituito alla collettività. È l’ex Bar Italia, sottratto nel 2011 al defunto boss della ‘Ndrangheta, Giuseppe Catalano. Il boss si è tolto la vita lo scorso anno, dopo aver ammesso di essere stato affiliato alle cosche mafiose. Il sequestro è stato effettuato in seguito all’operazione “Minotauro”. Per anni la ‘Ndrangheta ha organizzato traffici e iniziazioni da questa sede insospettabile, facendosi beffa delle autorità, che si trovano a un passo da loro: il V Reparto Mobile della Polizia di Stato è proprio in Via Veglia, la stessa in cui viene inaugurato il nuovo Bar Italia Libera.
D’ora in poi, il bar sarà gestito dalla rete di Libera, in particolare dalla Cooperativa Nanà. È la prima volta che ad un’associazione del genere viene concessa una licenza commerciale; ciò rende l’evento unico, insieme al fatto che un locale con questa storia viene aperto in una città che, nel 2008, aveva fortemente protestato una volta messa di fronte alla realtà dei fatti: Torino e il Piemonte in generale sono nodi da cui si estende la Mafia al Nord. Nodi difficili da sciogliere, poiché la matassa è molto più intrecciata di quanto buona parte dell’opinione pubblica voglia continuare a credere. Buona parte, ma non tutta: all’inaugurazione del Bar Italia Libera c’era sì chi dalle finestre vicine guardava con diffidenza, ma c’erano anche molti abitanti dei dintorni che applaudivano insieme ai volontari di Libera, arrivati da diversi presidi della regione. Anche i lavori precedenti la riapertura sono stati a cura dei volontari, che a partire da gennaio hanno sistemato in tempi strettissimi.
L’inaugurazione è solo un inizio, perché ora bisognerà far vivere il bar. Bisognerà che i cittadini valorizzino la grande opportunità che è stata data alla lotta antimafia. Lo ricordano calorosamente Maria Josè Fava, referente di Libera Piemonte, nonché don Luigi Ciotti, Presidente e fondatore, i quali aprono l’evento. La prima sottolinea l’importanza del messaggio del nome “Bar Italia Libera”, che rimane quasi uguale all’originale, sia perché «a noi piace anche prenderla un po’ in giro, la criminalità», sia perché questo «deve servire da promemoria, per noi, per le istituzioni, per tutti coloro che hanno delle responsabilità. Perché la lotta alle mafie la si fa insieme.»
Sugli stessi punti preme don Ciotti: «Le mafie ti allungano la tazzina di caffè e ti augurano anche buona giornata», il che è segno della loro capacità di mimetizzarsi. La ristorazione è un campo in cui il denaro sporco circola quotidianamente e in quantità, è un habitat in cui facilmente la Mafia prolifera, come prolifera nella cattiva informazione e nella mancanza di buona cultura. Nelle parole del Presidente di Libera compare un tema fondamentale: il lavoro. È questa, a suo dire, la vera grande occasione che è stata restituita alla collettività insieme al Bar Italia. Bisogna fare in modo che il lavoro accessibile sia anche “pulito”, in modo da contrastare davvero il lavoro “in nero” e togliere alla criminalità l’egemonia di questo diritto, che nelle sue mani viene trasformato in un favore.