Il secondo appalto consiste nella costruzione della piastra ovvero la base sui sorgeranno le infrastrutture di Expo e rappresenta l’appalto più oneroso di Expo 2015.
Il criterio di assegnazione del secondo appalto si basa sull’offerta economicamente più vantaggiosa; per definire quindi il vincitore finale non è stato tenuto in conto solo la parte economica ma anche altri criteri come la qualità tecnica e i tempi di realizzazione. Ad aggiudicarselo il 16 luglio 2012 è la cordata veneto-romana-siciliana capitanata da E. Mantovani Spa che ha offerto il ribasso più consistente scendendo al 41.80%. La base d’asta era di 272 milioni e 100 mila euro ma se l’è aggiudicato per 165 milioni e 130 mila euro. Sconto record. Lo stesso Roberto Forimigoni, ex governatore regionale e commissario attuale di Expo, ha espresso preoccupazione per il ribasso eccessivo proposto dal gruppo. Se nel primo appalto il ribasso delle altre aziende si aggirava intorno al 42%, in questo caso lo stacco è molto più consistente. Il secondo ribasso era infatti del 36% mentre gli altri si attestavano intorno al 20-30%.
L’ Ati Mantovani è costituita da:
– impresa costruzioni ing e mantovani Spa (mandataria)
– consorzio veneto cooperativo-cooveco coop Spa (mandante)
– Ventura Spa (mandante)
– Sielv Spa (mandante)
– SO.CO.STRA.MO società costruzioni strade moderne srl (mandante)
L’ ATI mantovani è riconducibile, attraverso la sua holding Serenissima, alla famiglia Chiarotto, molto attiva nelle costruzioni in Veneto. E’coinvolta in un’inchiesta per turbativa d’asta; i pm Antonio d’Alessio e Paola Pirotta del pool specializzato in reati contro la Pubblica Amministrazione di Milano, guidato dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, hanno iniziato a indagare nell’ottobre 2012 sull’assegnazione della gara d’appalto per la piastra. L’ipotesi di reato è turbata libertà del procedimento di scelta del contraente; il procedimento è nato dalle dichiarazioni dell’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli (terzo nella prima gara d’appalto) coinvolto nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex consigliere regionale Pdl Franco Nicoli Cristiani, accusato di traffico illecito di rifiuti e corruzione nell’ambito di un’inchiesta della società Brebemi e sulla discarica di amianto di Cappella Cantone.