di Francesco Di Donna e Giuseppe Passalacqua

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Il IV raduno dei giovani di Libera si svolge a Villa Genna sul lungomare marsalese. Marsala, terra lontana, geograficamente distante dalle nostre realtà quotidiane, ma fin troppo vicina dal punto di vista dell’urgenza della lotta alla criminalità organizzata.
Si inizia nel pomeriggio del 24 luglio, con il Professore Nando dalla Chiesa. Il tema del dibattito si articola tra distanza e potere.
La distanza, geografica appunto, inibita dallo scopo comune a tutto il capitale sociale che appartiene alla rete di Libera, ma non solo.
La distanza dalla verità, pensando al caso Rostagno, giornalista torinese – morto proprio qui a Trapani – che deve essere ridotta, fino a scomparire, da una magistratura competente e intellettualmente onesta.
La distanza dalla giustizia, pensando al superlatitante Matteo Messina Denaro, ancora lontano dall’essere assicurato alla legge.
La distanza dal potere, che talvolta viene avvertita da coloro che sono fisicamente lontani dai luoghi istituzionali di comando.
Qui, il primo grande concetto estrapolato dalle parole del figlio del Generale: ‹‹ognuno può e deve esercitare il proprio potere, seppur limitato ma non inesistente o inutile››.

Si deve allora pensare ad una grande differenza, linguistica e concettuale, tra “potere sostantivo” e “potere verbo”, privilegiando il secondo. Questa riflessione kantiana sul “poter fare” deve essere la base per una rinnovata consapevolezza che permette di non perdere di vista l’obiettivo che una rete deve inseguire.
‹‹Una verbo che il singolo deve trasformare in atto di responsabilità e umanità per poter infine guardare negli occhi i propri figli con la coscienza in pace›› – richiamando ancora le parole del Generale dalla Chiesa.
Il potere è quindi quello strumento che permette all’uomo la riappropriazione della dimensione del “cittadino”, sul modello ateniese della prima democrazia. Un cittadino più umano, quindi, che si interessa della cosa pubblica e del suo buon funzionamento per sé e per gli altri, considerandolo un vero investimento sul futuro per le prossime generazioni.
La buona politica diventa elemento centrale, per abbattere le distanze.
E’ proprio il rapporto tra politica e potere il tema della seconda giornata del raduno. Ne abbiamo parlato insieme a Vittorio Agnoletto (presidente del Genova Social Forum, ex presidente di LILA, deputato del parlamento europeo), Davide Mattiello (presidente di Benvenuti in Italia, deputato parlamentare PD) e Gabriella Stramaccioni (Libera Nazionale).
Che cos’è allora la politica? Secondo Mattiello, politica è moto interiore che agisce di fronte al suo complemento: l’ingiustizia sociale.
La politica è tenerezza. Saper riconoscere che quel problema è anche un problema mio.
Ma come sappiamo il “moto”, non basta. Rischia di trasformarsi in frustrazione e disperazione se piegato a se stesso. La reazione deve trasformarsi in “conoscenza” e “metodo” per essere efficace.

Innanzitutto conoscenza. Conoscenza intesa come costruzione di pensiero, cultura e orizzonte politico. A partire dai principi dalla nostra Costituzione – continua Mattiello.
Ma la politica non è solo un’insieme di valori, non è solo un orizzonte culturale. La politica è almeno, altrettanto un’insieme di competenze specifiche, che riguardano il “come” – continua Agnoletto.
Per questo è necessario affiancare lo strumento del potere. Uno strumento che ha bisogno di essere esercitato ed addomesticato per non trasformarsi in “bestiale violenza”.
E qui, che categorie come “organizzazione”, “rete”, “esercizio”, “mediazione”, “tattica” e “strategia” diventano fondamentali.
Così, People have the power acquista un altro senso. Persone capaci di partecipare. Persone capaci di organizzare il proprio peso nel cambiamento. Persone capaci di esercitare in maniera efficace ed efficiente il potere.
Così si può fare: si può vincere.

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