di Martina Bedetti
Il 15 agosto del 2007 sei ragazzi calabresi sono stati uccisi a Duisburg, nel cuore della Germania, davanti alrinomato ristorante italiano “Da Bruno”. Quel giorno Marco Marmo, Tommaso Venturi, Francesco Giorgi, Sebastiano Strangio, Francesco e Marco Pergola hanno perso la vita, colpiti da cinquantaquattro bossoli calibro 9 sparati da due pistole automatiche Beretta 93 R, vettori di una vendetta firmata San Luca. Nelle tasche del ragazzo più giovane è stato rinvenuto un santino piegato in quattro e bruciato al centro, mentre nel seminterrato del locale l’effigie della Madonna di Polsi, una statua di gesso di San Michele arcangelo e un libro di preghiere. Ed ecco che con quella sanguinosa strage fuoricasa il mondo intero scopriva la ‘ndrangheta, una ‘ndrangheta ormai internazionalizzata e radicata fuori dall’Italia. Eppure la presenza di cosche calabresi in Germania è cosa nota alle autorità da almeno trent’anni.
Dai report della polizia tedesca è emerso che già negli anni ’80 gli affiliati della ‘ndrangheta risiedevano a pieno titolo nelle regioni occidentali più industrializzate e cominciavano a estendere l’amore per il narcotraffico a quello per la ristorazione. Infatti, proprio a partire da quegli anni, si era potuto osservare tra Monaco, Stoccarda, Bochum e Duisburg, il moltiplicarsi di pizzerie e locali riconducibili a note famiglie calabresi. Questi Ristoranti erano diventati basi operative effettive volte a gestire lo smistamento della cocaina diretta verso altri lidi e paesi europei. Nel 1994, ad esempio, la polizia aveva scoperto uno snodo centrale del narcotraffico in una piccola città della Germania Occidentale, ad Essen. Il ristorante “L’Opera” è stato segnalato perché fulcro di questa attività. Infatti, riceveva regolarmente carichi di cocaina dal cartello di Cali in Sud America che poi reindirizzava verso l’Italia.
Con la caduta del muro di Berlino la ‘ndrangheta ha ampliato i suoi affari dall’amata Bundesrepublik Deutschland, e in particolare dallaregione del Nord Reno Westfalia, fino ad arrivare alla Germania Orientale, ancora vergine. I nuovi territori della Turingia e della Sassonia con Lipsia e Dresda sono stati, così, oggetto di mire espansionistiche della ‘ndrangheta a partire dagli anni ‘90 per poi trasformarsi velocemente in “lavatrici perfette”. In qui Länder, sono stati investiti, senza destare sospetti, i capitali illeciti del narcotraffico per l’acquisto di immobili, ristoranti o catene alberghiere. La piccola cittadina di Erfurt, nel cuore della ex DDR, è l’esempio emblematico di questa fase di espansione: ha subito una sorte analoga rispetto alle città della Renania. A tal proposito, un noto studioso tedesco di Criminalità Organizzata, Jürgen Roth, ha spiegato come Erfurt sia stata davvero presa d’assalto a seguito della caduta del muro “Oggi ad Erfurt i Calabresi hanno acquisito una sorta di monopolio nel settore della ristorazione”. In quegli anni tantissimi ristoranti legati a note famiglie calabresi hanno aperto i battenti, come il Paganini e il Rossini. Nomi, questi, noti alle autorità per via degli evidenti legami con San Luca e perché frequentati, tra l’altro, anche da personaggi conosciuti e da esponenti politici.
Nonostante la strage di Duisburg abbia portato l’Europa a riflettere e ad aprire gli occhi, la situazione oggi non è migliorata anche per via delle lacune nella legislazione tedesca. Per di più la Germania intera ha dimenticato in fretta quel ferragosto e le sue conseguenze. La strage in terra tedesca, infatti, è soltanto un lontano ricordo, un incidente di percorso che poteva benissimo avvenire altrove e non nella “controllatissima” Repubblica Federale. La sensazione è quella che una reale presa di coscienza del fenomeno da parte della società civile e della classe politica sia ancora ben lontana.