Di Emilia  Lacroce

altopascio

Lo scorso 30 novembre il consiglio comunale di Altopascio (Lucca) aveva molte cose da discutere: non si riuniva dal mese di settembre, i punti all’ordine del giorno erano presagio di una seduta molto lunga. L’ordine viene scandito con solennità dal presidente del consiglio: “Punto successivo: discarica abusiva su terreno sito in via…”. L’annoso problema delle discariche abusive, verrebbe da pensare. Ma c’è qualcos’altro. Il terreno su cui vengono abbandonati rifiuti di ogni tipo, anche amianto secondo le denunce dell’opposizione, appartiene a tale “Jonica costruzioni” s.r.l., con sede a Fucecchio, ridente cittadina toscana che però dal Mar Jonio dista migliaia di km. Il proprietario dell’impresa risulta detenuto.

Continua il Presidente del Consiglio: “Punto 5: interrogazione consiliare riguardo l’immobile confiscato, sito in Spianate, via Puccini n°7/9”. Le fotografie ci raccontano la storia dell’immobile: si tratta di un bene distrutto, violato, inutilizzabile, sottratto dai giudici alla ‘ndrangheta, sottratto da ignoti al futuro della comunità di Altopascio.

I documenti ufficiali sono più eloquenti di qualsiasi deduzione: con provvedimento della Corte di Appello di Reggio Calabria, divenuto definitivo nel 2001, si disponeva nei confronti di Lombardo Antonio la confisca del fabbricato e del terreno posto a Spianate, frazione di Altopascio, via Puccini 7/9; nel 2003 un decreto del direttore della direzione centrale beni confiscati dell’agenzia del demanio di Roma trasferiva il bene confiscato al patrimonio del Comune di Altopascio;  il 14/07/2003, con trascrizione all’agenzia del territorio di Lucca, l’immobile è stato acquisito al patrimonio del Comune; con delibera di giunta, il 18 dicembre 2004 il comune di Altopascio concede ai signori Lombardo Giuseppe e Maurizio la possibilità di restare in locazione presso l’immobile confiscato; 2005 e 2007 sono gli anni di due contratti di locazione; il 25/06/2009 viene sottoscritto un contratto di locazione della durata di quattro mesi tra il comune di Altopascio e Lombardo Maurizio, dichiarante “di aver visitato l’unità immobiliare locatagli e di averla trovata adatta all’uso convenuto e di prenderla in consegna ad ogni effetto con ritiro delle chiavi, costituendosi da quel momento custode della medesima. Il conduttore si impegna a riconsegnare l’unità immobiliare locata nello stato in cui l’ha ricevuta…”; il 6 marzo 2010, alla presenza di Lombardo Maurizio, due dipendenti comunali effettuano il sopralluogo, con riconsegna delle chiavi: “entrambe le unità immobiliari presentano danneggiamenti evidenti, quali demolizioni di parte dei solai e dei bagni […] , abbattimento di pareti interne […]. Il signor Lombardo dichiara che le demolizioni sono state fatte a sua insaputa”; il 31 marzo 2010 l’architetto che ha effettuato il sopralluogo, si presenta alla stazione dei Carabinieri di Altopascio, raccontando la storia del bene confiscato e denunciando ignoti del danneggiamento. Perché ignoti sono i responsabili della distruzione degli appartamenti. Nessuno ha sentito nulla. Eppure la zona è piena di villette simili: mazze e martelli fanno rumore, come lo fa il silenzio.

All’opposizione che chiede spiegazioni, il Sindaco risponde in maniera categorica: nessuna intenzione di riutilizzare il bene. Come dargli torto? Significherebbe investire milioni di euro per riqualificarlo, metterlo a norma e adibirlo a quelle destinazioni che erano state già individuate dal Comune: “alloggi di edilizia residenziale pubblica e “casa parcheggio” per particolari emergenze abitative di breve durata”. Un investimento troppo grande per questi tempi di crisi. Siamo arrivati troppo tardi: perché? Senza giri di parole, la domanda a cui rispondere è questa. Perché? Se non troveremo delle risposte, lì, in via Puccini 7/9, Altopascio, Lucca, la ‘ndrangheta avrà vinto. E non fa differenza essere in Toscana, a Reggio Calabria, a Palermo, a Casal di Principe o a Milano. La ‘ndrangheta non viene nominata, mai. Né la criminalità organizzata, né il rischio infiltrazioni,  né la camorra. Niente di tutto questo trova spazio in consiglio comunale; anzi, la superficialità del linguaggio utilizzato, a tratti il sarcasmo, feriscono e offendono.

Eppure la villetta accanto al bene inutilizzabile, riconducibile alla famiglia Lombardo, è anch’essa sotto sequestro; al suo interno i carabinieri hanno ritrovato addirittura un bunker. E poi attentati incendiari contro imprese edili, molotov contro le abitazioni, incendi di autovetture, traffico di stupefacenti. Cosa manca per chiamare le cose col proprio nome? Cosa ci impedisce di riconoscere le caratteristiche del metodo mafioso, cioè la forza di intimidazione, l’assoggettamento e l’omertà?

Oltre all’indagine della DDA di Firenze dell’ottobre scorso, una rapida ricerca tra le indagini di ‘ndrangheta più recenti, ci aiuta a ritrovare gli interessi dell’organizzazione criminale calabrese ad Altopascio nel quarto volume della maxi-operazione Crimine , che nel 2010  accese bruscamente una luce sullo strapotere della ‘ndrangheta in Lombardia. Altri riferimenti si ritrovano in alcune indagini della DDA di Napoli sulla camorra e  nella relazione della Commissione parlamentare antimafia del 2008: “anche la Toscana è interessata dalla presenza di elementi di tale cosca, come dimostra il tentato omicidio del nomade Sebastian Fudorovic, avvenuto il 7 marzo 2006, ad Altopascio (LU), ad opera di Giuseppe Lombardo, elemento organico alla famiglia “Facchineri” di Cittanova”.

E’ tardi per parlare di “pericolo”: significherebbe parlare di qualcosa che non è ancora accaduto. E non è il nostro caso. Purtroppo.

 

 

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