Di Pierfilippo Saviotti
Tante volte si è parlato di quanta violenza, rabbia, arroganza facciano da cornice agli eventi sportivi, soprattutto calcistici, del nostro paese. Tante volte si è anche detto che si sarebbe cercata una soluzione per risolvere il problema, ma si è sempre rinviato quasi come se si volesse credere che gli episodi violenti fossero isolati e, in qualche modo, ‘ si risolvessero da soli’. Per la verità qualche rimedio è stato provato, ma si è sempre trattato di soluzioni che hanno inibito e penalizzato famiglie, bambini e tifosi deisderosi di godersi lo spettacolo, piuttosto che chi lo spettacolo ha sempre cercato di rovinarlo.
Sabato 3 maggio, ore 21. Allo stadio Olimpico di Roma si gioca la finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli. Un’occasione di festa, certo, sia perchè, come qualcuno ha ironicamente scherzato, è l’unico trofeo che nessun potente club europeo ci può soffiare, sia perchè è una partita giocata tra due club non certo abituati ad alzare trofei e che quindi potrebbero aumentare il fascino dell’evento. Come purtroppo ci stiamo abituando a vedere, però, i presupposti di festa vengono rovinati già nel pre partita.
SCONTRI FUORI DALLO STADIO – Poche ore prima del match fuori dallo stadio e tra le vie adiacenti cominciano i primi scontri tra tifosi e poliziotti, solito insopportabile copione visto e rivisto innumerevoli altre volte. Non sono però semplici tafferugli; più tardi arriverà la voce che un tifoso del Napoli è stato colpito da arma da fuoco ed è ricoverato in codice rosso all’ospedale Villa San Pietro. La voce arriva anche agli ultras napoletani dentro lo stadio e, pochi minuti prima dell’inizio della gara, succede il finimondo. Dalla curva partenopea vengono lanciati in campo petardi e fumogeni per un unico obiettivo: non giocare la partita in segno di rispetto all’ultrà ferito. Scene già viste in occasione di altre partite, tra le più note un derby Roma-Lazio del 2004. Cominciano i primi tentativi di calmare gli animi, prima il capitano del Napoli Hamsik legge un messaggio al megafono, ma non basta per far cambiare idea ai “tifosi” in rivolta. Lo stesso Hamsik decide di andare a parlare direttamente con i suoi supporters. Pochi minuti dopo arriva il comunicato ufficiale della Questura che precisa i dettagli dell’avvenimento e sottolinea come gli scontri fuori dallo stadio non siano direttamente riconducibili alla manifestazione calcistica, ma probabilmente sono legati a motivi di ‘vendetta’ di altre tifoserie. Più tardi si saprà infatti che è stato un agguato di tifosi romani (che nulla c’entrano con la partita) nei confornti di quelli napoletani.
TRATTATIVE – Nel frattempo sulla recinzione che separa il campo dalla Curva Nord spunta un individuo che si presenta come capo ultras delegato a parlare e a decidere il da farsi. Si tratta di Gennaro De Tommaso, detto “Genny ‘a carogna”, figlio di Ciro De Tommaso, affiliato al boss camorristico dei Misso del rione Sanità di Napoli. Genny ‘a carogna indossa una maglietta con la scritta “Speziale libero” che fa riferimento ad Antonio Speziale, ultras del Catania condannato in Cassazione a 8 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale nei confronti di Filippo Raciti, ispettore capo della polizia ucciso negli scontri del post Catania-Palermo del 2 febbraio 2007. E’ lui, dopo una trattativa con il Prefetto Giuseppe Pecoraro, a dare l’ok per l’inizio della gara.
Avete capito bene, è stato proprio un affiliato a clan camorristici inneggiante ad un assassino a dare l’assenso a cominciare una manifestazione sportiva. Le domande sono tante, le risposte, purtroppo, quasi nessuna. Sarebbe sbagliato limitare questo episodio a solo problema de mondo del calcio. E’ invece una brutta pagina che rispecchia perfettamente le condizioni del nosto paese. Proprio nei giorni in cui si svolge un importante processo sulla Trattativa fra la mafia e pezzi dello Stato culminata con le stragi del ’92-’93, è ancora la parola ‘trattativa’ a farla da padrona. Anche per una “semplice” manifestazione sportiva, lo Stato ha dovuto trattare con la mafia in quanto violenza, arroganza, prevaricazione. E anche questa volta la mafia, impersonificata da Genny ‘a carogna, ha avuto la meglio.