di Francesca Gatti – inviata a Trame.4, Lamezia Terme, Calabria
Con voce calda e cadenzata, scandisce ogni parola di quel testo sperando che rimanga ben viva nel ricordo di chi lo ascolta. La sua è una voce che non ha bisogno di presentazioni – così come la sua penna – e dalla sua esperienza trentennale presso il quotidiano nazionale La Repubblica, il giornalista Attilio Bolzoni presta voce a chi voce non ne ha più.
Miguel Benancio Sanchez era un ragazzo, un poeta, un maratoneta, un amante della vita, scomparso nel 1978 nello stesso mese, novembre, nello stesso luogo, Buenos Aires, dove era nato. Miguel Benancio Sanchez era, è un desaparecidos.
Il testo, definito un “pezzo magistrale” dal cronista della Gazzetta dello Sport Valerio Piccioni, non poteva non toccare un giornalista pieno di curiosità e di verità quale Attilio Bolzoni. A fare il suo mestiere in modo serio ha imparato ad una certa età il cronista de La Repubblica, quando ha accantonato la tradizionale regola delle cinque “W” del giornalismo anglosassone per focalizzarsi sulle meno conosciute cinque “P”, che stanno per la parola spagnola “perché”. Sono i perché che dovrebbero muovere il mondo, che dovrebbero indirizzarci sul percorso da affrontare e sulle modalità con le quali seguirlo.
La storia si riallaccia a diverse sfere del nostro vivere e dopotutto ci insegna che l’Argentina è un posto vicino a noi, più di quanto ci possiamo immaginare. In Italia Miguel ha trovato una seconda vita che gli ha permesso di resuscitare attraverso un incontro, una corsa che da lui prende il nome, che da Roma è partita e in tutta la penisola si è diramata. “La corsa di Miguel è diventata negli anni un contenitore di storie”, spiega Piccioni, ideatore dell’evento, “e si ricollega anche alla tragedia che ha colpito la città di Lamezia Terme pochi anni fa”[si riferisce alla strage dei ciclisti sulle SS18]. La corsa è immaginaria e reale, è fisica e mentale, a metà tra metafora e verità, “intreccia lo sport, la storia e il giornalismo”, chiarisce Bolzoni, per il quale la bicicletta e lo sport gli hanno “raffinato il cervello”.
Come si può parlare di sport non ricollegandosi ai mondiali di calcio che proprio quest’estate si svolgono in Brasile? “Si parla di Brasile, di mondiali, di disagio, di scioperi, di democrazia fragile. Ben vengano i mondiali, nei limiti ovviamente, ben venga lo sport, perché lo sport non nasconde, ci permette anzi di conoscere parti di quel Paese”, spiega il cronista de La Gazzetta dello Sport. Oggi la corsa si è interrotta, per la scarsità di risorse e per l’impossibilità di chiudere interamente un strada e dedicarla a ciclisti e podisti. Se ci pensiamo è triste, soprattutto per chi come Bolzoni ritiene che “lo sport fa stare bene nella vita e aiuta a riflettere”.