Anche al festival TRAME nella sua quarta serata si parla di Milano, si parla di Expo e si parla dei Ligresti. Si presenta il libro di Franco Stefanoni Le mani su Milano. Gli oligarchi del cemento da Ligresti ad Expo, che viene presentato dal giornalista Giuseppe Baldassarro.
Si vuole per un attimo togliere quell’immagine di Milano come capitale della moda, della borsa e della mondanità, per parlare di una Milano fatta di cemento, mattoni ma anche finanza e famiglie dominanti. Parlare dei Ligresti è d’obbligo, una famiglia che negli ultimi trent’anni ha saputo mantenere il dominio nelle costruzioni della città, diventando proprietaria di immensi territori. Ma agli inizi della scalata dei Ligresti le ombre oscure sulle loro origini erano molte: il sequestro della moglie, la collusione con alcuni uomini di Santapaola. Nel frattempo, sotto un’aura protettiva, Salvatore Ligresti ha costruito un impero, diventando un vero e proprio caposcuola nella corruzione, in quella che è stata definita una politica contrattata, che ha trovato un suo seguito nelle ultime vicende di Expo.
Un nuovo sistema, quindi, che ha messo le mani su Milano, che si nutre di aggiotaggio, turbativa d’asta, corruzione. Quindi un volto nuovo che si sta costruendo attraverso la speculazione edilizia, secondo lo storico John Dickie.
E in tutto questo non può mancare un riferimento anche alla ‘ndrangheta, che le mani sulla città le ha messe da tanto tempo, in modo lento e pervasivo. Francesco Pizzuto, funzionario della Fondazione Anti-racket Italiana, afferma che c’è una vera e propria presa di potere da parte della ‘ndrangheta. C’è un’occupazione totale delle aziende, che sono diventate completamente mafiose, tanto che raramente si presentano casi in cui c’è una richiesta del pizzo attraverso i metodi tradizionali.
Le ultime battute non possono che essere sulla politica. Ligresti diceva: “Tu fai come dico io!” e la politica cedeva, cadendo lentamente in un’accettazione del potere altrui. E in questa situazione si sente quanto mai l’urgenza di una legge anti-corruzione, senza abbassare la guardia. Citando il libro dell’autore stesso, l’immagine che risalta adesso di Milano è “non più una città da bere, ma da mangiare”.