Ci sono immagini che, per amore o per forza, contano più di altre. Immagini che, seppur racchiudano storie lontane, si ha il dovere di raccontare. Anche se il ricordo fa male.
E di immagini come queste a Bologna, venerdì mattina, nella sala consigliare del comune, ne scorrevano molte nella mente dei partecipanti. Venerdì 27 giugno, si è commemorata la strage di Ustica con le rappresentanze politiche, militare e l’Associazione Parenti delle Vittime. Sono passati ormai 34 anni, ma la strage di Ustica è ancora un’immagine che uccide.
A uccidere, oggi, è il ricordo delle 81 vittime e, ancora di più, la mancanza di una verità. Una verità celata, forse, dai troppi segreti di Stato. Nascosta, troppe volte, da chi sa, ma non dice. Certo è che l’aereo di linea Douglas DC-9 della compagnia aerea italiana Itavia, decollò da Bologna alle 20.08 diretto a Palermo con un ritardo di ben 113 minuti. Alle ore 21.04, la torre di controllo dell’aeroporto palermitano cercò di mettersi in contatto con il volo per autorizzarne la discesa, ma nessuno rispose. Il volo IH870 cadde nel braccio di mare compreso tra le isole tirreniche di Ustica e Ponza. Persero la vita tutti i 77 passeggeri e i 4 uomini dell’equipaggio. Quello che ancora sembra appartenere all’ignoto, invece, è quello che successe realmente nei cieli di Ustica quella sera. Tra le molte ipotesi che hanno sempre accompagnato le fasi giudiziarie ci sono le possibilità di un cedimento strutturale o di un attentato terroristico. Negli anni si è affermata e confermata, però, la tesi che il DC-9 sarebbe stato abbattuto da un missile sparato da un aereo militare. Infatti, allora, era noto a molti che in zona vi fosse un’intensa attività aerea internazionale, sebbene dagli enti militari, nazionali e alleati, non fosse mai giunta alcuna segnalazione di anomalie.
Il primo a prendere parola in questa mattinata difficile è il sindaco di Bologna Virginio Merola. Parla ai parenti delle 81 vittime, corsi in molti in comune per la commemorazione. “Abbiamo ottenuto una verità giudiziaria. Fu un missile, in un’azione di guerra, ad abbattere l’aereo dell’Itavia. Non è sufficiente però. L’Italia è una democrazia e pertanto non possono esserci segreti di questo tipo. Il semestre europeo potrebbe essere una giusta occasione per far pressione su altri stati. Chi è colpevole deve assumersi le proprie responsabilità”. Non ammette segreti di alcun tipo il sindaco che in questa occasione, come in molte altre, diventa portavoce di una città che da anni conserva il ricordo della strage. Bologna, infatti, ospita il Museo per la memoria di Ustica, dove è accuratamente custodito ciò che resta dell’aereo. Un relitto simbolo delle 81 vittime e della battaglia di parenti e amici per rincorrere la verità.
Prosegue poi la cerimonia Daria Bonfietti, presidentessa dell’associazione dei parenti delle vittime di Ustica. “In Italia non mancano i responsabili. Due in particolare. Il ministero dei trasporti e il ministero della difesa. Il primo non è stato capace di garantire un volo sicuro. Non ha mai comunicato la presenza di aerei militari. Il secondo è responsabile dei tanti militari che, durante le indagini, hanno distrutto materiale e depistato le ricerche. Cosa si nasconde dietro questa strage? Questi militari non sono stati condannati e mai lo saranno. Per ultimo, vorrei fare una richiesta al presidente del consiglio Matteo Renzi. L’ impegno alla verità della strage di Ustica diventi centro della politica estera. Noi italiani siamo il confine della comunità europea. Pertanto, è interesse di ogni cittadino europeo esigere verità“.
Passano gli anni, ma le immagini restano. Resta l’immagine di quei relitti e di quei corpi che piano piano il mare ha restituito. L’immagine di quelli che il mare, invece, ha fatto propri. L’immagine dei parenti che aspettano una verità da troppo tempo negata. E, infine, la speranza di un’immagine che condanni il responsabile di allora. L’immagine della strage di Ustica è un’immagine che conta e, dunque, un’immagine che resta.