20 ottobre 2014. Milano, Università degli Studi di Milano. Nell’Aula Magna dell’Università, lunedì pomeriggio, non si è tenuta una normale lezione. Di fronte a studenti, cittadini di ogni età e volontari infatti si è fatto il punto sui vent’anni di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie.
Vent’anni sono un anniversario importante che dà modo di riflettere su ciò che si è fatto e che si dovrà fare. Nell’arco del pomeriggio si alternano al microfono nomi importanti come Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, Valentina Fiore, del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, e don Luigi Ciotti, presidente di Libera. Il tutto organizzato da Libera Milano, presente sul palco nella figura di Susanna Schwarz, la quale ha introdotto i diversi interventi. Moderatore è stato Fabio Basile, docente di Diritto Penale.
Franco La Torre fa parte dell’ufficio di presidenza di Libera, il suo impegno si rivolge soprattutto all’estero. Parla di impegno, di memoria, parole che ricorrono spesso in occasioni come queste, ma ci permette di riflettere anche sulla cosiddetta “globalizzazione mafiosa”: fino a pochi anni fa si credeva che la mafia “fosse un problema di noi siciliani omertosi”, le mafie intanto si diramavano, crescevano e arrivavano a conquistare traffici internazionali e mondiali. “E’ ridicolo sentir parlare di infiltrazioni mafiose ancora oggi” e come loro si sono globalizzati, anche l’antimafia deve essere internazionale, ed è per questo che esiste la rete Flare, formata da più di trenta organizzazioni a livello europeo e non, che si occupa di diritti umani e di lotta alla criminalità organizzata. Il figlio di Pio La Torre vuole ricordare anche le grandi conquiste: nel marzo 2014 viene finalmente varata una direttiva europea che introduce negli Stati membri la confisca dei beni ai mafiosi e il 21 marzo, primo giorno di primavera, è diventata la giornata europea della memoria delle vittime innocenti delle mafie.
Valentina Fiore è una giovane imprenditrice palermitana, ha studiato lontano da casa ma è voluta tornare e mettersi in gioco. Parla di “lucida follia” raccontando l’esperienza del riutilizzo sociale tanto dei beni confiscati, quanto di quelli sequestrati, grazie ad una recente innovazione delle normative. Racconta di come è possibile contaminare positivamente il territorio, di come è possibile, riutilizzando un bene confiscato, riuscire a cambiare il modo di vedere le cose delle altre aziende sul territorio e di come è possibile vivere di questo. Pensando al futuro Valentina Fiore guarda al mondo delle imprese: “sarebbe necessaria una nuova lucida follia e voi avete tanti beni confiscati proprio sotto il naso, pensateci”.
Chiude l’incontro Don Luigi Ciotti. Le sue parole sono sempre forti, danno speranza e trasmettono consapevolezza del fatto che “è solo il noi che vince”. Don Luigi ripercorre i momenti prima della fondazione di Libera, le stragi del 1992: “il pensiero di Libera nasce la sera del 19 luglio 1992” perché era necessario fare qualcosa per non abbandonare le già numerose realtà nate sul territorio, ma renderle più organiche, unite e forti.
Le parole del fondatore di Libera hanno il potere di commuovere e trasportare le persone, riescono a far riflettere veramente su cosa si ha davanti, ogni giorno, nella lotta alle mafie e alla corruzione. “Le mafie esistono, ma noi glielo abbiamo permesso”, ha chiosato Ciotti, affermando che quella che si sta sostenendo in Italia è una vera e propria guerra, anche se più o meno invisibile, che ha portato già a migliaia il conto delle vittime dal ’92 ad oggi. “La liberazione dell’Italia va completata”, grazie ad una politica che “senza coraggio non è politica; è gestione di se stessa, di consenso”; affinché si possa sconfiggere questa “anestesia delle coscienze” e questa “piattezza culturale”.
Nell’anniversario dei vent’anni di Libera questo dato di fatto va tenuto bene a mente, per ripartire e andare avanti consapevoli dei propri limiti e delle proprie ambizioni. Per altri vent’anni ancora o, perché no, anche di più.