di Ilaria D’Auria
“Il 23 maggio è una data che ha segnato la storia della Repubblica, che ha segnato la storia delle coscienze civili, che ha generato nuovi slanci all’interno del movimento antimafia”. È così che il professore Nando dalla Chiesa apre la serata promossa dall’Università degli Studi di Milano, da Libera e dalla Scuola di formazione “Antonino Caponnetto” per la commemorazione in vista del 23 maggio, giorno della strage di Capaci. L’incontro si tiene il 22 sera nella Sala Alessi di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, ed è uno dei tanti eventi che sono stati organizzati a Milano per la ricorrenza della strage. Nelle poche parole di apertura si capisce già quali saranno i veri ospiti della serata: i giovani del movimento antimafia milanese che hanno raccolto l’eredità lasciata da Falcone per svolgere giorno per giorno la lotta alla criminalità organizzata. Quale metodo migliore per ricordare la figura di Falcone se non quello di mostrare come oggi i giovani portano avanti la lotta da lui iniziata?
La sala si riempie a poco a poco e si percepisce forte l’emozione negli sguardi delle persone, anche perché la serata è dedicata a Edda Boletti, storica esponente del movimento antimafia milanese, recentemente scomparsa. Al tavolo dei relatori, oltre a Nando dalla Chiesa, moderatore del dibattito, vi sono il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il presidente del Consiglio comunale di Milano Basilio Rizzo, il magistrato Giuliano Turone, la referente provinciale di Libera Lucilla Andreucci, Guido Fogacci della Scuola di formazione politica Antonino Caponnetto ed infine Franco La Torre, figlio di Pio La Torre.
Ognuno ricorda Falcone a modo suo. Viene menzionato il suo impegno, il suo rigore, la sua ironia. Turone, per esempio, ripercorre la sua storia professionale, dalla prima indagine di mafia, affidatagli nel 1980 quando arriva all’ufficio istruzione della sezione penale di Palermo, fino alla strage di Capaci che spezzerà la sua vita interrompendo l’impegno rigoroso che Falcone profondeva nel contrastare il fenomeno mafioso. Fogacci ricorda la brutalità delle accuse che il magistrato ricevette in vita da colleghi, giornalisti e scrittori. Fu proprio Sciascia a coniare il termine “professionisti dell’antimafia” per indicare in maniera dispregiativa chi usava la lotta alla criminalità solo come strumento di potere per fare carriera. Affronta poi il tema della nuova lotta al fenomeno mafioso che, oggi, si gioca soprattutto ed anche al nord. La Torre ricorda invece il metodo investigativo di Falcone. Il magistrato aveva sconvolto i canoni fino allora utilizzati nelle indagini in quanto aveva la capacità di leggere la realtà da punti di vista differenti e soprattutto perché alla base delle sue investigazioni vi era uno studio vero e profondo del fenomeno mafioso. A mostrare però nel concreto quale sia l’eredità lasciata da Falcone, è Lucilla Andreucci che, con grande entusiasmo, mostra quello che ogni anno numerosi giovani svolgono all’interno di Libera, definendo questo movimento un “pool antimafia sociale”. C’è un senso di appartenenza forte che spinge i giovani a sacrificarsi non per fini strettamente personali bensì collettivi. Falcone a questi giovani ha insegnato sicuramente il rigore, ma soprattutto a fare squadra. “Se questo paese ce la farà, e c’è ancora tanto da fare, è perché ci mettiamo in gioco tutti. Libera siamo noi.” La memoria di Falcone, ma anche quella di Pio La Torre, del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, di Paolo Borsellino e di tanti altri, per Lucilla ha la capacità di infondere nei giovani motivazione e li stimola a non cadere in quello che, secondo la referente di Libera, è uno dei peggiori mali del nostro paese: l’indifferenza.
La parte più emozionante della serata è però la seconda, quando Nando dalla Chiesa invita a parlare numerosi giovani chiedendo loro di scegliere e leggere una frase del magistrato. Uno a uno si alzano e raccontano il significato che ha per loro la memoria di Falcone. Arianna, Martina, Francesca, Dario, Valentina, Pierpaolo e Raffaella, ognuno con la propria formazione e ognuno impegnato in vario modo nella lotta alla criminalità organizzata. C’è chi è alle prime armi, come Arianna, che si è da poco avvicinata al mondo dell’antimafia o Francesca che è ancora una liceale, ma già organizza assemblee nel suo liceo per discutere di mafia. Poi c’è chi già da qualche tempo se ne occupa e mostra i risultati ottenuti grazie al loro impegno quotidiano – Stampo Antimafioso, WikiMafia, UniLibera Milano e l’Osservatorio Saveria Antiochia – e c’è chi come Raffaella dalla Calabria va a Pisa per seguire un Master di contrasto della criminalità organizzata.
A chiudere la serata è il sindaco Giuliano Pisapia che ricorda come Milano, negli ultimi anni, abbia rialzato la testa e visto fiorire numerose associazioni. La prova della presa di coscienza è proprio riscontrabile, per il sindaco, nella presenza di questi numerosi giovani attivi nel territorio milanese. La nostra città sta “costruendo gli argini” per contenere il fenomeno mafioso e la mafia a Milano “può essere sconfitta definitivamente proprio perché ci sono persone come Francesca, Valentina, Martina, Lucilla, Raffaella…”