Giovedì 30 maggio, Abbiategrasso. Nella cittadina a sud ovest di Milano, presso il quattrocentesco convento dell’Annunciata, si è parlato di mafia con David Gentili, presidente della commissione consiliare antimafia del comune di Milano, Carmelo Zapparrata, segretario generale Silp-Cgil Milano e Francesco Forgione, ex presidente della commissione parlamentare antimafia. L’evento serale “Diciamo basta a mafia e ‘ndrangheta” è stato organizzato dalla Carovana Antimafia dell’ovest Milano.
L’incontro si è aperto con una lunga ricostruzione storica, da parte del leader della carovana Giampiero Sebri, sugli interessi delle famiglie mafiose calabresi in tutto il territorio del sud ovest; i Barbaro-Papalia e i Valle-Lampada attivi da svariati decenni nel traffico di droga, nelle estorsioni, nell’usura e nei settori economici più svariati, dai ristoranti alle slot machines, da imprese edili a società sportive. L’attivista ha voluto focalizzarsi anche sul ruolo delle banche, su quello dei tecnici, come il geometra abbiatense Ermenegildo Scalera e su quello di ex assessori e politici locali, complici di silenzi e contiguità meschine. Lo stesso attivista, inoltre, ha ammesso la sua vicinanza negli Ottanta a Luciano Spada, uomo del partito socialista e referente di Bettino Craxi per il traffico di rifiuti tossici, dichiarando “che tutti i partiti sapevano ciò che accadeva”.
David Gentili ha voluto invece porre l’accento sulla responsabilità di coloro che ricoprono incarichi pubblici: “la politica deve lanciare segnali forti; i comuni ad esempio, si devono costituire parte civile nei processi contro la ‘ndrangheta”, afferma il Presidente della commissione antimafia milanese, che ha proseguito il suo intervento riportando l’inammissibile comportamento del consigliere comunale pdl di Milano, Armando Vagliati, non indagato ma vicino, secondo gli inquirenti, a Giulio Giuseppe Lampada, il re dei videopoker e presunto riciclatore della cosca Condello arrestato nel novembre 2011. “E’ inaccettabile e indegno – chiosa Gentili – che su persone, le quali ricoprono incarichi pubblici, ci possano essere minimi dubbi; in questi casi meglio le dimissioni”.
Parole molto forti anche da Carmelo Zapparrata, sostituto commissario della polizia di Stato e segretario generale del sindacato silp-cgil Milano sull’abbassamento dell’attenzione negli ultimi anni rispetto al fenomeno mafioso, sull’inadeguatezza dei tagli lineari alle forze dell’ordine e sulle scelte rischiose e imprudenti come quella di chiudere il nucleo informativo della Direzione Investigativa Antimafia dell’aeroporto di Malpensa.
Ha chiuso la serata Francesco Forgione con un intervento coinvolgente e diretto a tutti i cittadini da nord a sud Italia: “Abbiamo bisogno di rileggere i nostri territori, di capire che la cronaca del nord è uguale a quella del sud e che il fatturato criminale enorme entra dentro l’economia legale di ogni singolo territorio”. Forgione chiarisce bene il concetto spiegando come oggi la natura stessa del capitalismo sia cambiata e con essa anche le relazioni tra impresa ed economia sempre più disposte, per interessi economici, a stringere accordi o a tessere relazioni con esponenti di famiglie mafiose: “La lotta alla mafia non è solo repressione; è un problema della società, dell’economia e della trasparenza del mercato; in nome della velocità assoluta delle transazioni finanziarie abbiamo scelto la non trasparenza, da una parte, ma poi, sul fronte del contrasto, abbiamo delle serie difficoltà nelle collaborazioni tra forze di polizia internazionali”.
L’ex presidente ha poi ricordato l’incompletezza dell’articolo 416 ter del codice penale e la difficoltà nel trovare la prova dello scambio elettorale politico-mafioso; oggi infatti, il voto di scambio è punito solo quando si accerta il passaggio di denaro e non quando vi è la promessa di favori. Forgione riporta al pubblico la vicenda dell’assessore regionale lombardo Domenico Zambetti arrestato con l’accusa di aver pagato 3000 voti alle cosche calabresi, qui nella regione che fino a pochi anni fa negava la presenza della ‘ndrangheta.
La ‘ndrangheta appunto, l’organizzazione di stampo mafioso capace di creare ‘ndrine in territori lontani dalla “casa-madre” e di ricostituire un modello antropologico-culturale; l’associazione scaltra che ha portato allo scioglimento del primo comune in Italia, Reggio Calabria già nel 1869; il gruppo di potere interno allo Stato che ha privilegiato l’economia, come nel porto di Gioia Tauro o per l’autostrada Salerno- Reggio Calabria. Spiega Forgione: “La Salerno-Reggio Calabria è un’autostrada in continuo aggiornamento perché serve a dare consenso sociale; le famiglie hanno diviso il territorio per area di competenza in base alla loro egemonia. Le grandi imprese che vincono questi appalti, come la Impregilo, la CCC (Consorzio Cooperative Costruzioni, ndr), la CMC, si siedono al mattino a tavolino con i prefetti per firmare i protocolli di legalità e il pomeriggio con le cosche per la cessione di forniture e servizi, che fanno lavorare centinaia di migliaia di persone e che quindi creano il consenso sociale”.
Il problema vero, oggi, è che la corruzione e il modello vincente delle organizzazioni mafiose riguardano tutta la società. Si impone perciò come necessaria una grande riforma morale del paese, perché fino a quando la lotta alla mafia sarà relegata solo alle forze dell’ordine, allora sarà davvero difficile dire basta a mafia e ‘ndrangheta.