Al via i tre incontri organizzati dall’Osservatorio Antimafie di Pavia che vede coinvolti anche noi di Stampo Antimafioso. Si parte il 7 gennaio con la lezione del Professore di Sociologia della Criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano Nando dalla Chiesa che terrà una riflessione sulla “esperienza di Società Civile a Milano e il valore della cronaca contro l’immaginario collettivo sul fenomeno mafioso”. Una settimana dopo, il 14 gennaio, sarà la volta della lezione dal titolo “Mobile journalism e multimedialità: nuovi strumenti comunicativi per il racconto giornalistico della mafia e dell’antimafia”, tenuto dalla giornalista di Stampo Antimafioso Giorgia Venturini. L’ultimo appuntamento invece è in programma per il prossimo 25 gennaio quando si potranno ascoltare le parole del giornalista Claudio Fava che spiegherà “l’esperienza de ‘I Siciliani’: il valore della cronaca in terra di mafia”. Tutti gli incontri saranno trasmessi online sulla piattaforma zoom alle 19.30: per partecipare è necessario compilare un modulo disponibile sul sito dell’Osservatorio Antimafie di Pavia.
Il workshop sul giornalismo antimafioso, seconda edizione, ha l’obiettivo di coinvolgere direttamente gli studenti pavesi in modo interattivo. “Il progetto si intitola ‘Tra realtà e finzione: l’immaginario mafioso nelle cronache di mafia’ e con questa iniziativa vogliamo ancora una volta avviare un percorso di sensibilizzazione e formazione del mondo accademico per promuovere la cultura della memoria, dell’impegno e della legalità”, spiegano gli organizzatori che con questo progetto aderiscono al bando Università per la Legalità dell’Università di Pavia.
E poi tengono a precisare: “Il giornale, o la semplice scrittura, è uno strumento essenziale attraverso cui giornalisti coraggiosi e desiderosi di ricercare sempre e comunque la verità, riescono a dare voce a quelle persone che altrimenti non troverebbero la forza di denunciare”. E infine aggiungono: “Infatti, le persone che sanno sono spesso restie a rilasciare dichiarazioni sul fenomeno mafioso e risultare quindi agli occhi della società civile come informatori, persone che non hanno taciuto. Ciò perché più forte del bisogno di giustizia ed equità è la paura di minacce e ritorsioni nei confronti propri e dei propri cari. Questo succede perché sovente lo Stato non riesce a tutelare in modo adeguato chi si espone dicendo la verità e denunciando coloro che pongono in essere comportamenti di stampo mafioso”. Solo così, dunque, ogni studente è libero di parlare, di denunciare e di informarsi. Esattamente cosa suggeriva Giovanni Falcone.