di Amedeo Paparoni
Ogni volta che ho incontrato un newyorkese sono rimasto colpito dalla quantità di domande che mi ha posto sulla mafia. Può sembrare incredibile ma gli abitanti della Grande mela sono molto interessati alle dinamiche del crimine organizzato e, se siete italiani, siete i candidati perfetti per rispondere alle loro domande. Eppure non sono i più curiosi quando si parla di mafia.
Negli ultimi dodici mesi anche in Asia è infatti aumentato esponenzialmente l’interesse nei confronti del crimine organizzato. Secondo Google Trends, lo strumento che Google mette a disposizione per visualizzare l’andamento delle ricerche degli utenti, Tailandia e Laos sono le due nazioni in cui sono maggiormente cresciute le ricerche relative all’argomento mafia, mentre l’Italia occupa solo il terzo posto. Tra i motivi di questa impennata “asiatica” sorprende che si debba annoverare il successo della serie TV coreana Vincenzo, il cui protagonista è un avvocato italiano di origini coreane che svolge anche il ruolo di consigliere di un clan. Tra le voci di ricerca più ricorrenti appare anche la pop band sud coreana Itzy, il cui singolo In The Morning ha totalizzato più di 190 milioni di ascolti tra Spotify e Youtube. Il testo della hit è ambiguo nei suoi primi versi, parla di come ci si possa innamorare di qualcosa di pericoloso e affascinate, per poi chiarire l’equivoco nel ritornello: “I’m the mafia, We do it like a mafia”.
Anche nell’Est Europa l’interesse è alto, con Slovacchia, Albania e Polonia rispettivamente al quarto, al quinto e al decimo posto. Se in Albania il motivo dell’interesse sembra effettivamente legato a ricerche relative alle organizzazioni criminali locali e alle loro collaborazioni con quelle italiane, in Polonia il boom di ricerche parrebbe connesso all’utilizzo improprio della parola mafia. Infatti tra le ricerche associate all’argomento compaiono la parola “peccato” e il nome del presbitero e teologo Dariusz Oko, autore del libro Lawendowa Mafia nel quale si asserisce la presenza di una lobby omosessuale all’interno della Chiesa, impropriamente chiamata mafia e descritta come una malattia.
Nel caso della Slovacchia, tra le ragioni che hanno portato alla crescita delle ricerche è doveroso citare l’arresto di un ex capo della polizia e di tre ex alti ufficiali nell’ambito delle indagini per l’omicidio, nel 2018, del giornalista Jan Kuciak, noto per le inchieste su mafia balcanica e ‘ndrangheta, e della sua compagna Martina Kusnirova. Gli arrestati sono sospettati di aver costituito una rete criminale.
Nella top ten degli Stati in cui l’interesse per la mafia è in aumento figurano anche Iran, Uzbekistan e Repubblica Ceca, dove l’impennata delle ricerche può essere collegata ai videogiochi della saga Mafia: The City of Lost Heaven.
Questi risultati ci suggeriscono che la parola mafia sia spesso usata in maniera inappropriata ed è quindi doverosa un’analisi più approfondita dei dati, verificando l’interesse suscitato dalle maggiori organizzazioni criminali italiane. Di fatto i dati di Google Trends ci mostrano come l’Italia sia al primo posto nell’andamento delle ricerche in relazione a ‘ndrangheta, Cosa nostra e camorra. Nulla di imprevedibile, ma le altre posizioni della classifica sono meno scontate.
Per quanto riguarda l’organizzazione criminale calabrese sul podio con l’Italia ci sono Albania e Svizzera, seguite da Lussemburgo, Croazia, Belgio e Germania.
A livello mondiale è stato registrato un picco di interesse all’inizio di gennaio di quest’anno in corrispondenza con l’inizio del maxi processo Rinascita Scott a Lamezia Terme. Ma l’interesse degli albanesi per la ‘ndrangheta sembra avere radici più profonde in quanto riferibile alle conferme, arrivate in ambito giornalistico e giudiziario, della proficua e continua collaborazione delle organizzazioni criminali italiane con i gruppi locali. In particolare il procuratore Nicola Gratteri ha dichiarato che le ‘ndrine collaborano sistematicamente con il crimine organizzato albanese per il traffico di droga e armi.
Tra gli Svizzeri i più interessati all’argomento ‘ndrangheta sono gli abitanti del Canton Ticino. Anche se i dati non ci indicano le ragioni dell’impennata di ricerche, tra le cause possiamo ipotizzare le denunce della giornalista Madeleine Rossi, autrice del libro La mafia en Suisse, au coeur du crime organisé, e l’inchiesta “Quatur” relativa alla presenza di cellule della ‘ndrina Ferrazzo proprio nel Canton Ticino.
Le ricerche sulle ‘ndrine sono particolarmente frequenti anche nei länder tedeschi meridionali e non stupisce che tra gli argomenti correlati compaia il nome della città di Duisburg, scenario della sparatoria legata alla faida di San Luca che nel 2007 causò la morte di sei persone.
Anche la Camorra ha suscitato un certo interesse internazionale. Tra i paesi più attenti all’argomento ritroviamo nuovamente l’Albania, al secondo posto, seguita da Tunisia, Grecia e Svizzera.
In Tunisia a smuovere l’interesse dei cittadini ci ha pensato una maxi inchiesta sullo smaltimento illegale di rifiuti ospedalieri made in Italy partiti dal porto di Salerno. A dicembre del 2020 più di duecento container carichi di rifiuti nocivi importati illegalmente dalla Campania hanno infatti insospettito le autorità. Le successive indagini hanno portato all’arresto del ministro dell’Ambiente, Mustapha Aroui, e di alcuni alti funzionari addetti ai controlli nei porti. Gli arresti non hanno però placato gli animi. Il malessere è infatti esploso a fine marzo con le proteste degli ambientalisti davanti al porto di Sousse dove erano ancora fermi i rifiuti. Anche se allo stato attuale non ci sono elementi per affermare che dietro lo scandalo si celino interessi delle organizzazioni criminali campane, i manifestanti hanno esposto striscioni molto eloquenti. Uno in particolare recitava: “Mafia tunisina + mafia italiana = rifiuti”. La provenienza del carico e i noti interessi criminali della camorra nello smaltimento dei rifiuti hanno probabilmente alimentato la curiosità degli utenti tunisini.
Le ricerche fatte dagli utenti greci sembrano invece dettate da motivi meno prevedibili: accanto alla parola camorra appare spesso il nome di Diego Armando Maradona. È probabile che la scomparsa del calciatore abbia avuto l’effetto collaterale di far riemergere il ricordo delle accuse per le sue frequentazioni con i famigerati boss del crimine organizzato campano. Verso la metà degli anni ottanta molti affiliati ai clan di camorra potevano vantarsi di possedere una fotografia che li ritraeva accanto al campione argentino ed è particolarmente nota alle cronache quella del calciatore con Luigino Giuliano, boss del clan del quartiere Forcella, a Napoli. Ma non si tratta di un andamento espresso solo dalla Grecia. Nei giorni appena successivi al decesso del calciatore le ricerche della parola “Camorra” hanno infatti registrato un picco in tutto il mondo.
Nonostante Cosa Nostra rimanga l’organizzazione criminale di stampo mafioso che suscita costantemente maggiore interesse nel mondo, le parole messe in relazione con l’organizzazione criminale siciliana ci mostrano come spesso gli utenti associno Cosa Nostra a ‘ndrangheta e camorra, forse non avendo ben chiara la distinzione tra le organizzazioni, o a fenomeni non propriamente attinenti al crimine organizzato.
Tra le nazioni in cui è stato documentato un crescente interesse sull’argomento troviamo la Lituania, seguita da Serbia, Albania, Kossovo, Bosnia Erzegovina e Croazia.
In Lituania alla base dell’incremento di ricerche sembra esserci ancora una volta un videogioco, anche se questa volta non si tratta del noto gioco per consolle Mafia, ma del videogame locale dall’evocativo nome Mafijos karai (Guerre di mafia) sviluppato online.
Curioso che in Serbia sia stato un banale gioco di parole legato a un brand commerciale a fare impennare le ricerche su Cosa Nostra, anzi su Koza Nostra, il siero di latte di capra in polvere dalle presunte proprietà benefiche (in serbo Koza significa infatti capra).
La rivoluzione digitale ha cambiato i paradigmi dell’informazione rendendola fruibile da una larghissima fetta di popolazione finora esclusa dai giochi. Tuttavia non possiamo sottovalutare come la smisurata mole di notizie, troppo spesso contraddittorie, possa generare confusione nell’utente. Non dobbiamo quindi sorprenderci se i dati di Google Trends, che in certe occasioni mostrano l’interesse genuino degli utenti per notizie di qualità, registrino anche un desiderio di informarsi frenetico e alterato da fenomeni esterni. Ogni notizia può essere letta in maniera diversa, e questi dati non fanno che confermarci come gli utenti non sempre si approcciano all’argomento crimine organizzato per autentico interesse e che alle volte lo sottovalutano, riducendolo a fenomeno folcloristico. Forse però è meglio vedere il bicchiere mezzo pieno e pensare che un crescente trend di interesse porti con sé anche una buona parte di utenti sinceramente preoccupati per i fenomeni criminali locali e internazionali.