di Roberta Covelli
“Domandare è un diritto, rispondere è un dovere” si legge sul volantino. Sabato 30 luglio, dalle 10,30 in poi, in piazza XX settembre, i ragazzi di Qui Lecco Libera hanno organizzato un presidio di informazione e confronto sulla storia e la gestione dei beni confiscati nella loro città. Il Comune di Lecco ha infatti accettato dalla Prefettura due immobili, da ristrutturare e con cinque ipoteche (una ancora esistente), in cambio della pizzeria Wall Street. Bene confiscato alla famiglia Trovato, dopo l’arresto di Franco Coco, la pizzeria Wall Street, dal valore di oltre 800mila euro, è ora declassata a semplice archivio della Prefettura, con buona pace per la legge 109/1996, fortemente voluta dalla società civile, che ne imporrebbe il riutilizzo a fini sociali. Con un gazebo e numerosi cartelli e foto, i ragazzi hanno spiegato la storia del bene confiscato, che è costato ad uno di loro, Duccio Facchini, una denuncia per “invasione di edifici”: lo scorso settembre infatti, per documentare il degrado della pizzeria, abbandonata da quasi quindici anni dal Comune, aveva fotografato e diffuso le condizioni dell’immobile. Ma la denuncia penale non è l’unico ostacolo che i cittadini di Qui Lecco Libera si sono visti porre davanti: per aver diffuso informazioni e documenti, membri del consiglio comunale e giornalisti locali ne hanno delegittimato il lavoro, con insulti e accuse infondate. Anche per questo hanno sentito l’esigenza di ritrovarsi in piazza: per porre le loro domande e avanzare proposte concrete (come la pubblicazione, da parte delle Istituzioni, di un elenco preciso dei beni e delle aziende confiscate alla ‘ndrangheta lecchese) davanti alla cittadinanza, spesso ignara di fronte a questi temi. Dopo aver redatto la mappa dei beni confiscati e mentre ne progettano un’altra (Lecco in provincia di mafia), i giovani lecchesi si battono ancora pubblicamente per garantire la trasparenza nella gestione dei beni confiscati, perché, come scrivono nel volantino diffuso durante il presidio, la lotta alla mafia non può prescindere dalla valorizzazione dei beni e delle ricchezze mafiose nell’interesse della collettività.
Foto: Dario Parazzoli