di Valerio Berra
Si può danzare per esprimersi, si può danzare per sfogarsi, ma si può danzare anche per portare avanti un’idea e raccontare una storia. Così è nato il flash mob organizzato dal presidio Libera «Giorgio Ambrosoli» di Arese in occasione della giornata della memoria per le vittime della mafia.
In questa città alla periferia ovest di Milano, il 21 marzo scorso in piazza C.A. Dalla Chiesa erano da poco scoccate le 17.00. Nell’aria suonavano le note de «I Cento passi», la canzone dei Modena City Ramblers che racconta la vita di Peppino Impastato. Trenta persone si sono allora disposte in fila e hanno iniziato a ballare su quella musica. Parecchi fra anziani che stavano passeggiando, bambini con il gelato in mano e ragazzi che si erano dati appuntamento in piazza, si sono fermati a guardare quello che stava accadendo. Certo, questi spettatori potranno obiettare che non tutti i movimenti erano a tempo e non tutti i passi erano coordinati, ma l’idea che legava gli improvvisati ballerini era la stessa: ricordare. Ricordare chi ha dato la propria vita per combattere la criminalità organizzata, chi, come cantano i Modena, aveva «voglia di cambiare» e per farlo si è giocato tutto. Al termine del flash mob, gli attivisti del presidio hanno poi preso il microfono, sottolineando l’importanza della memoria e ricordando il lavoro che svolge Libera per non perder questo patrimonio. I nomi delle vittime sono quindi stati affidati ad un cartellone, attorno al quale chiunque ha potuto scrivere una frase per esprimere la propria vicinanza.
Un inizio promettente, per un gruppo di persone che ha appena cominciato la sua storia nel mondo dell’antimafia. Il presidio Libera di Arese nasce infatti in una serata dal titolo «In rete contro le mafie», organizzata in città nel settembre 2011 da Altrove Onlus, dal gruppo scout Arese 1 e da Libera. Alla conferenza erano presenti anche Ilaria Ramoni, referente di Libera Milano e Lucrezia Ricchiuti, vicesindaco di Desio schierata in prima linea per la difesa della legalità. Al termine di questo incontro è stata lanciata l’idea di fondare un presidio di Libera anche ad Arese. Si è iniziato allora a raccogliere le adesioni, a capire quante persone erano davvero interessate. Passato qualche mese, il 19 aprile 2012 è stato ufficialmente battezzato il presidio, intitolato a Giorgio Ambrosoli. Il nome di questo avvocato, ucciso dalla mafia a Milano nel 1979, serve per ricordare che la criminalità organizzata in Lombardia non è un fatto recente, ma ha radici che affondano molto indietro nella storia. Benché il presidio sia nato ufficialmente da meno di un anno, sono già diversi gli eventi che ha organizzato. Si va infatti da a una caccia al tesoro sul tema della mafia rivolta ai più piccoli fino ad una serata con la figlia di Giorgio Ambrosoli, Francesca, durante la quale è stato proiettato «Un eroe borghese», il film su suo padre diretto da Michele Placido. Gli attivisti aresini di Libera, la cui referente è la giovane Gaia Baschirotto, si stanno preparando ad incontrare a maggio i ragazzi del liceo scientifico cittadino «G. Falcone e P. Borsellino», per far conoscere loro più da vicino il fenomeno della mafia.
Proprio questo è il motivo per cui è importante mantenere un avamposto di Libera anche in una città di ventimila abitanti nella periferia di Milano. Un comune dove peraltro l’ultimo sindaco, Gianluigi Fornaro, è stato arrestato per una storia di tangenti sulle forniture del gas. I membri del presidio di Arese non sono infatti solo sentinelle pronte a vegliare su tutto quello che succede nel territorio, ma anche corrieri, attenti a portare alla cittadinanza notizie, testimonianze e storie che altrimenti affonderebbero nell’oceano dell’informazione.
Per chi se lo fosse perso, ecco il link del flash mob: http://vimeo.com/62381518