di Alice Barchetta
Il 27 aprile 2023 a Genova è stato fermato e messo agli arresti il latitante Bonavota Pasquale figlio di Vincenzo Bonavota, fondatore e capo della medesima cosca ‘ndrina.
L’ultimo boss di ‘ndrangheta, ricercato da cinque anni, si camuffava nella chiesa di San Lorenzo grazie a barba ed occhiali quando è stato rintracciato dai carabinieri del Ros. Era chiamato “il boss bambino” fin dall’età di 16 anni, esponente della ‘ndrangheta si muoveva astutamente nel mondo del narcotraffico e delle criptovalute. Le forze armate erano sulle tracce del criminale a seguito di una serie di reati da lui commessi e non ancora scontati a causa della sua abilità nel fuggire.
Nel 2018, essendo stato assolto, non scontò la pena di una condanna legata ad un omicidio e dal 2019 è stato l’unico fuggitivo, di 334 ‘ndranghetisti, dell’operazione Rinascita-Scott. Il boss calabrese affermò, durante un’intercettazione, che “il mondo si divide in due, ciò che è Calabria e ciò che lo diventerà” e grazie a questo pensiero gestiva le proprie attività criminali dall’Aspromonte all’Ungheria e nelle regioni di Liguria, Lazio e Piemonte.
L’arresto è stato portato a termine a seguito delle indagini accurate della Direzione Antimafia di Catanzaro con a capo Nicola Gratteri.
Il quotidiano online della Liguria, Secolo XIX, sostiene che siano stati rinvenuti circa dieci documenti falsi e 20 mila euro in contanti, oltre che due abbonamenti per usufruire dei mezzi di trasporto all’interno della regione. Bonavota conosceva perfettamente il territorio grazie a rapporti stretti con Onofrio Garcea, trafficante di stupefacenti appartenente alle ‘ndrine vibonesi. Nonostante le accuse di associazione mafiosa il pregiudicato sostiene di non essere più un soggetto pericoloso, ma una “persona diversa e tranquilla costretto a pagare per gli errori commessi in gioventù”.