E siamo a tre. Tre volte in cui il primo cantiere di Expo 2015 viene citato nelle pagine dei quotidiani nazionali e dei siti di informazione. Tre volte in cui la trasparenza e la legalità dell’opera pubblica in questo momento più discussa d’Italia, viene messa alla prova. Dopo l’apertura dell’inchiesta per turbativa d’asta, dopo i dubbi sorti per la richiesta di 30 milioni in più per completare il lavori previsti, a finire sotto i riflettori ora è uno dei più alti responsabili del cantiere.
La mattina di venerdì 6 dicembre è comparsa nei principali organi di informazione una storia che ha come protagonista Dario Comini, funzionario della Metropolitana Milanese con la carica di direttore tecnico del primo cantiere dell’esposizione universale. In questa prima parte dei lavori di costruzione l’obiettivo da raggiungere è quello della «rimozione delle interferenze», si tratta cioè di preparare il terreno all’arrivo dei fabbricati che costituiranno lo scheletro di Expo. La Procura di Milano ha recentemente ufficializzato che Comini rientra nella lista degli indagati nell’inchiesta per turbativa d’asta per l’assegnazione di questo cantiere, vinto il 21 ottobre 2011 dall’azienda CMC di Ravenna. Sono due le denunce inoltrate nei suoi confronti.
La prima è stata avanzata da Pierluca Locatelli, imprenditore bergamasco ora in carcere per un’altra inchiesta. Un’inchiesta che nel novembre 2011 aveva portato in carcere con l’accusa di corruzione anche l’assessore regionale Pdl Franco Nicoli Cristiani e aveva coinvolto anche l’ex governatore di regione Lombardia Roberto Formigoni. Dalle sbarre della sua cella, Locatelli, giudicato come una fonte attendibile dai magistrati, ha quindi dichiarato che Comini gli avrebbe chiesto ben 500 000 euro per permettergli di entrare nel primo cantiere. Come già detto ad aggiudicarselo è stata la CMC di Ravenna, lasciando l’azienda di Locatelli al terzo posto nella gara d’appalto. Dato che di fatto la tangente non è stata consegnata e Comini non ha soddisfatto le richieste del suo «cliente», la prima accusa prende il nome di «millantato credito».
La seconda accusa ha invece le forme e il rombo di una Alfa Romeo Giulietta 2.0 jtd, una vettura il cui valore si aggira sui 20 000 euro a seconda degli optional. Ad offrire a Comini questo bolide, insieme ad una scheda carburante utilizzata per 4 209 euro e un Telepass da cui sono stato scaricati 358 euro, sarebbe stato Lorenzo Fiorentino, capo cantiere della CMC Ravenna, anche lui indagato. Il motivo di questo regalo, che è stato utilizzato dal luglio 2012 al marzo 2013, sarebbe stato quello di «non ostacolare» il lavoro di Cmc, rendere più agili i controlli. Qui invece l’accusa è di corruzione vera e propria.
Un altro faldone che nella Procura di Milano va ad aggiungersi a quelli già voluminosi riguardanti questo cantiere. E intanto il capo della polizia Alessandro Pansa il 27 novembre scorso ha dichiarato che sono stati emessi ben 23 provvedimenti di interdizione a società interessate alle opere di Expo 2015. Ad altre 7 poi è stata negata l’iscrizione alle white list, i registri che garantiscono la legalità delle aziende. I nomi ancora non si sanno, quello che invece ormai è chiaro è che nessuno scandalo, nessuna inchiesta e nessuna denuncia fermeranno Expo. Per adesso si va dritti fino al 1 maggio 2015, quando verrà inaugurata l’esposizione. Poi si faranno i conti, forse.