Di Alessandro Peregalli e Orlando Vuono
Alberto Nobili, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano, ha lavorato a lungo presso la D.D.A. (Direzione Distrettuale Antimafia).
Nel biennio ’92-’93, fu tra i protagonisti di quella stagione di una quarantina di grandi inchieste e dei primi maxi processi milanesi, che portarono nel ’97 a dure condanne per gli imputati. Alla luce di questa sua decennale attività inquirente nel capoluogo lombardo, abbiamo voluto chiedergli la sua opinione sull’eventualità di una Commissione Comunale Antimafia.
Come è noto, la nuova giunta milanese sta pensando di istituire, e in tempi brevi, una Commissione Comunale Antimafia. Gli strumenti di cui potrebbe dotarsi questa commissione saranno utili per un contrasto efficace alla criminalità organizzata?
Per spiegare bene il mio pensiero al riguardo dovrei fare una premessa: noi abbiamo già tante forze in campo per il contrasto alla mafia, ma mal distribuite. Ci sono carabinieri, polizia, guardia di finanza, D.I.A. (Direzione investigativa antimafia, ndr), senza contare la Commissione Parlamentare Antimafia. Tante strutture in campo, quando invece sarebbe da preferire un’unica forza investigativa, come hanno tanti altri paesi. Detto ciò, costituire una specifica commissione antimafia in una città come Milano, che sappiamo essere caratterizzata da una forte presenza e da un forte giro d’affari riconducibile alla mafia, male non fa, purché conservi un orientamento esclusivamente culturale e promozionale, purchè sia un centro di raccolta di dati, studi e proposte, ma non sia una commissione con poteri investigativi o con poteri di delega a polizia, carabinieri, guardia di finanza, di fare accertamenti, rapporti e relazioni, perchè vorrebbe dire sottrarre risorse, che già di per sè scarseggiano. Già la commissione parlamentare antimafia è un centro di raccolta di informazioni, e punta a essere centro di stimolo, spunti, proposte: si consultano coi magistrati sul territorio, fanno proposte legislative. Ora che i comuni più importanti come Milano si vogliano dotare di una commissione antimafia va benissimo, ma nella misura in cui riuscirà a raccogliere notizie, indagini, risultati, denunce, studi, suggerimenti. Ma un ennesimo organo dotato di poteri investigativi non avrebbe senso. In questo caso non solo sarebbe inutile, ma sarebbe addiritture dannoso perchè ci sottrarrebbe risorse. Chiedere alla polizia locale o alla guardia di finanza, per esempio, di fare verifiche e accertamenti, sarebbe meglio che rimanesse nella facoltà degli organi istituzionalmente preposti, come la magistratura. Io non vorrei sentirmi dire che un’indagine va a rilento perchè le forze dell’ordine devono fare accertamenti richiesti dalla commissione antimafia. D’altro canto noi, come autorità giudiziaria, saremmo disponibilissimi a fornire i risultati delle nostre inchieste e indagini a una commissione che si incarichi di uno studio, magari su un territorio più ampio della sola Milano, visto che tante attività illegali di gruppi mafiosi avvengono in comuni dell’hinterland che fuoriescono addirittura dalla Procura di Milano. Sarebbe quindi utile creare anche collegamenti con comuni limitrofi che fanno riferimento alla Procura di Monza, per esempio.
E non si potrebbe pensare a tale commissione nell’ottica di un coordinamento con le altre strutture preposte da Lei citate, magari con l’aggiunta del prefetto?
Io penso che troppi coordinamenti, riunioni, incontri rischino di risolversi in perdite di tempo. Già ci sono tante forze in campo mal organizzate. Puntiamo al miglioramento delle strutture esistenti piuttosto che aggiungere un ulteriore coordinamento, che rischierebbe di diventare di disturbo rispetto alla lotta alla mafia.
Come immaginerebbe la composizione di questa commissione, tenendo conto dei rapporti col consiglio comunale di cui sarebbe emanazione?
E’ chiaro che andrebbero introdotti elementi rappresentativi di tutte le forze sociali colpite dalla mafia: economia, mondo del lavoro, della finanza, del commercio, del turismo, rappresentanti di associazioni sociali (per esempio nel campo della droga) o delle stesse forze dell’ordine.
Vedrebbe auspicabile anche la presenza di magistrati in commissione?
Secondo me il magistrato dovrebbe collaborare assolutamente con la commissione, ma come consulente esterno, piuttosto che come membro effettivo, dato che di per sè tale commissione sarebbe troppo politica perchè fosse auspicabile una partecipazione effettiva di magistrati.
Un problema milanese che da più parti è stato sollevato è la scarsa trasparenza delle gare d’appalto. Potrebbe la commissione da Lei immaginata avere efficacia per garantire che appalti e subappalti vengano assegnati a società pulite?
Anche in questo caso la funzione consultiva della commissione potrebbe rivelarsi utile, anche se c’è da dire che in materia di appalti, trasparenza ecc, noi sulla carta abbiamo ottime leggi, tanto che all’estero prendono ad esempio il nostro sistema normativo. Il problema è che queste norme sono buone solo sulla carta, perchè non abbiamo uomini e mezzi sufficienti per farle rispettare. E’ per questo che, ancora una volta, il mio suggerimento è di migliorare le strutture esistenti piuttosto che introdurne di nuove.