di Alessandra Montesanto 

4 luglio 2019 – 15 aprile 2022: queste le date del processo di sequestro e la successiva confisca definitiva di ventiquattro cavalli ai danni della famiglia di Bartolomeo Iaconis, nato a Reggio Calabria e accusato di essere il boss di ‘ndrangheta tra Appiano Gentile, dove risiede. Ora nei suoi confronti è in corso un procedimento penale.

Viene avviato così il procedimento di prevenzione, ovvero la supposizione che i beni dell’imputato siano stati acquisiti in maniera illecita poiché Iaconis, in quel periodo, risulta essere privo di reddito e viene anche messa agli atti la pericolosità sociale del soggetto. Tra i beni sequestrati alla famiglia Iaconis, oltre ad aziende, società e immobili, figurano  ventiquattro cavalli di razza, trovati all’interno del ranch, sempre di proprietà della famiglia Iaconis.

L’avvocato Ilaria Ramoni, che ha seguito la vicenda fin dal procedimento di prevenzione, sottolinea quanto sia stato difficile la gestione degli animali in quanto esseri viventi con necessità molto particolari, quali ad esempio: il nutrimento e la pulizia quotidiana, il controllo degli zoccoli, l’addestramento. Il costo di gestione di cavalli è in genere molto elevato e in questo caso non è stato possibile ricoverarli presso le strutture della Polizia, dei Carabinieri o dei Vigili del fuoco perchè ne sono già provvisti per cui – soltanto per i primi giorni – i cavalli sequestrati sono stati affidati alle cure del figlio dello Iaconis, all’epoca estraneo ai fatti (e successivamente indagato), così come permesso dal Codice penale.

Grazie ad una bella sinergia creatasi con l’Agenzia Nazionale dei beni Confiscati, nella figura del Dott. Giarola, i quadrupedi vengono consegnati all’associazione “Giacche verdi Onlus” che fa parte della Protezione civile e che ne impiega una parte come vigilanza (i cavalli sono stati molto importanti durante il primo lockdown per sciogliere gli assembramenti nel parco dell’Idroscalo, a  Milano, dove ha sede l’associazione) e un’altra parte viene assegnata al carcere di Opera dove è stato costruito un vero e proprio maneggio, utilizzato per attività ricreative e rieducative per i detenuti, oltre che per insegnare loro un mestiere, come quello del maniscalco, utile per il reinserimento nella società.

Alcuni dei cavalli confiscati hanno dovuto subire interventi chirurgici a causa dell’eccessivo impiego in gare estreme mentre si trovavano presso la famiglia Iaconis, ma ora godono tutti di ottima salute; lo scorso 15 aprile è giunta la conferma della confisca e dovranno, quindi, essere assegnati in via definitiva agli enti che li hanno già presi in gestione. Sempre l’avv. Ramoni sostiene quanto sia importante trovare una destinazione per i beni raggiunti da provvedimento di prevenzione fin dal sequestro, ovvero antecedentemente alla confisca di primo grado, proprio per non incorrere nella difficoltà del collocamento, in particolare quando si tratta di animali. Non solo cavalli, infatti, ma anche mucche, pecore, capre e galline sono stati confiscati alla famiglia Iaconis per essere assegnati alla Fondazione Eris Onlus, che ha sede a Limbiate, una realtà che opera nell’ambito del sostegno e della cura di persone con fragilità sociali, psicologiche e di salute fisica. Quando le persone della comunità – spesso vittime di dipendenze di varia natura – hanno visto arrivare gli animali, hanno espresso una grande gioia, soprattutto perchè prendersi cura di altri esseri viventi le ha aiutate anche durante il periodo di chiusura coatta causata dalla pandemia.

Se tutti i beni confiscati non trovano una collocazione già dal momento del sequestro, dopo dieci anni devono essere messi in vendita ed è molto difficile che vengano acquistati, in particolare se si tratta di animali; il ranch, le scuderie e i terreni confiscati alla famiglia Iaconis sono stati affidati – prima della confisca definitiva – al comune di Oltrona di San Mamette. Il sindaco Meletto Aurelio ha firmato un accordo con la Caritas per finalizzare le strutture all’accoglienza di persone in difficoltà economiche e afferma: “la stragrande maggioranza della popolazione ha accolto in maniera favorevole l’iniziativa, mentre i vicini della proprietà Iaconis (situata su una piccola collina ai margini del paese, in una zona residenziale) temono che la loro riservatezza venga compromessa e sono conviti che il valore dei loro immobili subisca una svalutazione. Non si lamentavano, invece, di un vicino così ingombrante come lo Iaconis che faceva quello che voleva. Ora che si prova a fare qualcosa di utile per la collettività, ci ostacolano in tutti i modi”. 

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