Milano. Il processo per l’assassinio di Lea Garofalo prosegue senza sosta e udienza dopo udienza si cerca di rimediare ai rallentamenti causati dalla sostituzione dell’ex Presidente della Corte Filippo Grisolia – ora con un incarico presso il Ministero di Grazia e Giustizia – con il giudice Anna Introini. Venerdì 27 gennaio è chiamata a testimoniare Denise Cosco, figlia di Lea Garofalo e dell’imputato Carlo Cosco, in qualità di testimone di giustizia. La ragazza, appena diciannovenne, aveva già deposto mesi prima ma il cambio di giudice ha comportato l’invalidamento delle deposizioni già avvenute. Fatto che, oltre a rallentare il processo, ha scosso gli animi di chi segue la vicenda di Lea Garofalo sin dagli inizi. In particolare, il pensiero è andato e va sempre a Denise, che già coraggiosamente aveva testimoniato in aula contro il suo stesso padre. A sostenere Denise in questi mesi si sono mobilitati in tanti, ma venerdì ancora di più alcuni giovani studenti del liceo Virgilio attivi nel presidio di Libera Milano, dedicato proprio a Lea Garofalo, hanno voluto far sentire anche fisicamente il loro sostegno a Denise, presentandosi con striscioni e bandiere davanti al Palazzo di Giustizia. Pubblichiamo di seguito il racconto – emozionante e fortemente simbolico – della giornata, scritto proprio da loro.
Oggi 27 gennaio noi giovani del presidio di Libera “Lea Garofalo” abbiamo assistito alla testimonianza di Denise, figlia di Lea, al processo che si è svolto al tribunale di Milano. Da tempo avevamo discusso le modalità di partecipazione e avevamo organizzato un volantinaggio e l’affissione di uno striscione che dichiarava a tutti la nostra volontà di esprimere solidarietà a questa ragazza coraggiosa della nostra età che accusa il padre di essere il mandante dell’assassinio. Di mattina presto io e Giovanna abbiamo chiesto il permesso alla questura e avevamo avuto l’impressione di essere molto in ritardo nei tempi e di creare qualche problema.
In due, davanti alla grande cancellata abbiamo cominciato a fare la nostra dimostrazione e ci stavamo scoraggiando. Poi sono arrivati tanti poliziotti, alcuni della digos ed erano molto gentili e poi a poco a poco sono arrivati Monica, Giulio, Alessandra, Cristina, Emilio, Paola, Fabio, Costanza e altri, anche i ragazzi del Liceo Virgilio che durante l’ autogestione nella scuola avevano discusso della nostra iniziativa.
Abbiamo incontrato dei signori di Modena che hanno costituito anche loro un presidio che vuole ricordare Lea Garofalo ed erano venuti apposta per il nostro stesso motivo. Abbiamo distribuito tanti volantini e ne abbiamo dovuto fotocopiare altri e poi altri ancora, tutti prendevano il volantino volentieri e nessuno lo ha buttato via, molti lo leggevano con attenzione e ci chiedevano informazioni e poi lo conservavano come se fosse una cosa preziosa; per noi, per la verità era veramente prezioso quel foglio di carta, prima perché c’era costato molto rifacimenti e fatica, poi perché lì erano segnati i nostri sentimenti, in due sole frasi: vogliamo essere vicini a Denise e vogliamo farla finita con il silenzio sulla mafia a Milano. Un ragazzo è tornato indietro e ci ha chiesto molte informazioni e l’orario dell’interrogatorio; pensavamo che ci prendesse in giro e poi lo abbiamo incontrato dentro, nella piccola aula del tribunale. C’erano anche i soliti imputati e le loro famiglia e gli amici di via Montello, ma anche noi eravamo tanti e in silenzio e decisi ad entrare, nonostante i carabinieri apparentemente severi, ma compiaciuti ci dicevano che eravamo troppi.
Denise ha brevemente confermato la sua precedente deposizione e gli avvocati degli arrestati hanno cercato di riprodurre le loro domande incomprensibili. Noi siamo riusciti a scriverle un biglietto firmato da tutti che abbiamo consegnato all’avvocato Ilaria Ramoni. All’uscita mentre rimuovevamo lo striscione una voce calda e felice ci ha richiamati: “bravi ragazzi! Denise è contenta e ha detto che vi pensa e siete la sua forza”. Ci siamo allontanati emozionati, desiderosi di trasmettere a tutti le parole dell’avvocato di Libera Enza Rando.
Marilena Teri