di Nando dalla Chiesa
Chi abbia inventato il diritto all’oblio nessuno lo sa più. Pare si sia dato alla fuga come i casellanti dopo i disastri ferroviari. Sparito. Perché l’ha fatta proprio grossa. Con una sola parola ha evocato una sterminata moltitudine di tipi da psicanalista, ansiosi di liberarsi di questo o quel pezzo del proprio passato. Viene fuori una intercettazione telefonica molto imbarazzante sulla propria vita pubblica? Si diano alle fiamme le chiavette, che nessuno ne trovi più traccia. Un delirio collettivo. C’è l’attrice fascinosa che vuole rimuovere quella foto maldestra e ridicola rimasta a imperitura memoria sul giornalino di scuola. C’è il famoso portiere di calcio, che vorrebbe non avere mai fatto quella papera clamorosa agli esordi, che figura di …, quando la fanno rivedere in televisione. Ritirate i filmati, diritto all’oblio. E che dire di quelli che con la lingua penzoloni hanno scritto lodi di un potente decaduto e si trovano repentinamente a fare i conti con la memoria del proprio servilismo, un giorno pur tanto utile?
Lo so, vi state chiedendo che cosa c’entri tutto questo con un sito che si batte conto la mafia. Ve lo spiego subito con due esempi. Il primo: lo ricordate il “Giornale di Sicilia” che voleva vietare la messa in onda del film di Mediaset su Mario Francese, il proprio giornalista ucciso da Cosa Nostra e isolato e umiliato in redazione? Ecco. Il direttore non avrebbe mai immaginato di trovarsi in un film, ancora vivo, 40 anni dopo, con i suoi discorsi di allora, quando comandava Salvo Lima. Bisogna capirlo. Roba da nascondersi. Secondo esempio, sul lato opposto. Siccome le nevrosi vanno che è un piacere, può perfino capitare che una persona si vergogni di avere fatto qualcosa di buono in vita sua. Che so, arriva la campagna contro il buonismo, e tu sei immortalato in una foto antica mentre fai attraversare la strada a una vecchietta. Come puoi far carriera, accidenti al buonismo dei tuoi 14 anni? Oppure hai detto a testa alta a un convegno che gli uomini sono tutti uguali qualunque sia il colore della loro pelle e …zac, ti vanno al governo i razzisti. Togliete quell’intervento dagli archivi, accidenti.
Così, e mi piange il cuore dirlo, è capitato a questo sito con una sua redattrice. Spaventata per averci scritto sopra otto anni fa, forse con qualche sano entusiasmo giovanile; e quindi molto pensosa delle sue sorti se gli attuali colleghi di professione dovessero mai scoprire con raccapriccio che ha praticato l’antimafia, ovvero che per un maledetto errore di gioventù scelse un giorno di stare con la parte migliore del paese. Con innocente incredulità (ragazzi, ma che si studia a fare?) e ringraziandola per la generosità dei suoi contributi di un tempo, suggerisco alla nostra ex redattrice di vedersi il programma di Rai Storia di domenica 29 sulla storia del movimento antimafia. Vedrà con quali e quante persone belle e generose avrebbe potuto dire negli anni prossimi di avere camminato. A nuovi amici o a qualche gioiello delle future generazioni. Invece non potrà dirgli niente, viva l’oblio. Perciò, come diceva quel tale, “facciamoci un gingerino”.