Di Tea Maistro

In Italia il problema del contrasto al sistema mafioso non è mai stato ai primi posti delle agende dei governi che si sono succeduti. La lotta alla mafia non è ancora una priorità della nostra politica e anche nell’attuale campagna elettorale sento poco parlare delle strategie politiche per contrastarla”. Così afferma Nino Di Matteo, commentando le elezioni politiche che si terranno domenica prossima.

Così come per Di Matteo, anche secondo le principali testate giornalistiche il tema delle mafie e delle misure di contrasto alle stesse non pare suscitare l’interesse dei politici che, nei loro programmi elettorali, lo relegano a una questione marginale. A tal proposito Rosy Bindi parla di “un grande, incomprensibile silenzio” calato sulla campagna elettorale per quanto riguarda il contrasto al crimine organizzato. Indicativo dello scarso interesse è anche l’appello #Nosilenziosullemafie lanciato recentemente da Avviso Pubblico, la rete di Enti locali e Regioni contro le mafie e la corruzione, proprio per sollecitare i politici a parlare di mafia.

Ma la scarsa attenzione dedicata a questo argomento non è una prerogativa esclusiva della campagna elettorale del 2022. Al contrario, la superficialità con cui viene trattata la questione ricorreva anche nelle elezioni del 2018 tantoché Avviso pubblico aveva sottolineato che le parole “mafie”, “corruzione”, “legalità” erano assenti o venivano citate pochissime volte da tutti i partiti nel corso della campagna elettorale. Sempre nel 2018, un articolo pubblicato dal Sole24Ore poneva degli interrogativi riguardo il binomio economia e mafia. Ci si domandava, infatti, come fosse possibile che, nei programmi elettorali dei partiti, il rilancio dell’economia italiana potesse essere rappresentato in maniera slegata dal tema mafie, le quali sono molto interessate a inserirsi nell’economia pulita del nostro Paese. Infatti, analizzando i programmi elettorali dei partiti nel 2018, emerge che soltanto Liberi e Uguali, Movimento 5 stelle e PD (tramite Nicola Zingaretti) si erano espressi sul tema della criminalità organizzata (e l’avevano fatto in maniera molto sintetica).

Tornando a porre l’accento sulle elezioni del 25 settembre, si può affermare che il contrasto alla criminalità organizzata non pare essere una delle priorità di chi, a breve, sarà alla guida del nostro Paese. Nessuno dei partiti, infatti, sembra fare della lotta alla criminalità organizzata una delle priorità di governo. Tuttavia, è opportuno fare dei distinguo: secondo un’analisi condotta da WikiMafia – Libera enciclopedia sulle mafie – avente ad oggetto i programmi elettorali del 2022, alcuni partiti paiono essere più attenti a questi temi rispetto ad altri.

Nel dettaglio, Unione popolare, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra risultano essere i partiti o le coalizioni che hanno affrontato in maniera più approfondita la questione. Anche il PD ha trattato il tema, seppur in maniera piuttosto vaga: ha proposto, per esempio, di introdurre “un piano nazionale contro le mafie” e di adottare “a livello europeo di una legislazione sulla confisca dei beni e sui delitti di associazione mafiosa”.  Nel suo programma elettorale introduce, inoltre, l’idea di promuovere una nuova cultura della legalità. Tuttavia, i vertici di partito, in particolare il segretario Letta, non hanno posto particolare enfasi sul tema.
I partiti di destra, invece, risultano ben peggiori secondo quanto emerge dallo studio dei programmi elettorali. Infatti, sulla base delle pagelle redatte da WikiMafia, la Lega tratterebbe di mafie solo marginalmente, tanto da aggiudicarsi un 3 come votazione finale. Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi Moderati, Azione e Italia Viva risultano inclassificabili. Ma non sono solo i partiti che si collocano a destra a non classificarsi: anche +Europa con Bonino e Impegno Civico con Di Maio risultano senza votazione data l’assenza del tema dall’elenco dei loro obiettivi politici.

Deve, tuttavia, essere evidenziata la presenza di voci fuori dal coro. Infatti, nonostante siano molte le opinioni autorevoli fortemente critiche riguardo l’assenza del tema da questa campagna elettorale, ci sono alcune personalità che non sembrano condividere questa visione delle cose. Il riferimento principale è al post pubblicato su Facebook da Ilaria Ramoni, consulente presso la Commissione parlamentare antimafia, la quale sostiene che il PD abbia un programma elettorale avanzato in materia di contrasto alle mafie. Afferma, inoltre, che la battaglia contro la criminalità organizzata di stampo mafioso la si combatte sui territori e con i fatti e, da questo punto di vista, il PD deterrebbe un primato date le personalità di spicco che militano tra le sue file: numerosi sindaci, a suo dire, che nei più svariati territori agiscono quotidianamente per contrastare il fenomeno mafioso.

Quanto prospettato nelle righe di sopra costituisce una sintesi molto breve del quadro storico-politico nel quale sono calate le elezioni del 2022, contesto analizzato dal punto di vista dell’attenzione riposta nel contrasto alle mafie. Lo scenario che emerge non lascia ben sperare circa la possibilità di adottare un’efficace strategia nazionale di contrasto al crimine ma sarà soltanto a seguito delle elezioni di domenica che sapremo se, con i fatti, chi governerà il Bel Paese darà priorità a questa lotta.

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