di David Gentili
La lotta alla mafia è assente dalla campagna elettorale milanese. Eppure di argomenti ce ne sarebbero: le olimpiadi alle porte e l’eredità “dimenticata” di Expo; i fondi del PNNR in arrivo; gli investimenti immobiliari dei fondi miliardari opachi; la Lombardia Film Commission e la mercificazione del ruolo pubblico; i camici di Fontana e i conflitti di interesse. Non solo: quanto accaduto in ATM, la condanna del Direttore Generale di Sogemi, l’arresto di Antonio Piromalli in Ortomercato, quello di un consigliere comunale di Forza Italia nell’indagine “Mensa dei Poveri”, senza dimenticare quello del direttore generale di AFOL e le accuse di voto di scambio ad un suo ex Presidente.
Non si tratta solo di un problema di malcostume ed etica pubblica, ma anche di salute dei cittadini, come ci ha ricordato tre anni fa l’incendio di via Chiasserini, squarciando il velo del business criminale dei rifiuti, promosso anzitutto da imprenditori del Nord. Salute dei cittadini, ma anche del tessuto socio-economico della città: nel periodo compreso tra giugno e novembre 2020 sono “raddoppiate” le proposte “irrituali” – aiuti economici, acquisto dell’azienda a un valore inferiore a quello di mercato – soprattutto nella ristorazione. Sono continui i segnali di “riciclaggio della porta accanto”. La chiusura del The Diamond in via Gonzaga, del ristorante UNICO di via Papa, della gioielleria di via Felice Cavallotti. Infine, l’arresto di Giorgio De Stefano a Milano e i suoi investimenti in cibo e orologi e i nuovi metodi di spaccio della droga anche in tempo di Covid.
Nonostante tutto questo, la lotta alla mafia, la prevenzione della corruzione, il conflitto di interesse, il contrasto al riciclaggio non entrano nel dibattito politico delle elezioni amministrative a Milano. Sembrano meno importanti delle piste ciclabili. Come mai? Diamo tutto per scontato? Non si litiga su un tema che appartiene alla “pre-politica”? Si immagina che Milano sia oramai autoimmune? Il tema imbarazza, non è bello parlare di questi argomenti e utilizzarli per creare consenso? Si rischia di fare la figura del paranoico e di pestare i piedi a qualcuno?
Oppure, ancora, in fondo a “Milano la mafia non esiste”, ma solo nei programmi, come ha scritto provocatoriamente WikiMafia, analizzando le proposte politiche dei candidati a Sindaco? Pochi giorni fa è stato presentato il Manifesto per un’Etica della Responsabilità. Venti impegni da far sottoscrivere ai candidati, su beni confiscati, prevenzione alla corruzione, welfare e inclusione, gioco d’azzardo. Libera non è stata la sola organizzazione a proporre un documento che andasse in questa direzione. A metà settembre è uscito l’appello di Avviso Pubblico per le prossime elezioni: “solo voti puliti”. Prima ancora la stessa WikiMafia ha proposto una serie di impegni per Milano capitale antimafia. Mentre, nei giorni della presentazione delle candidature, a inizio agosto, la proposta di Codice etico, da sottoscrivere per i candidati, redatta dal Coordinamento dei Presidenti delle Commissioni Antimafia della Città Metropolitana di Milano.
Per il momento due candidati sindaci e 40 candidati in Consiglio Comunale hanno firmato il secondo appello, mentre sono 7 i firmatari del terzo. Ora bisognerà verificare che gli impegni, alcuni dei quali da assolvere in campagna elettorale, siano effettivamente rispettati. Uno di questi, ripreso dal coordinamento e da WikiMafia, chiede trasparenza dei finanziamenti elettorali. Si sente nell’aria un rilassamento generale sull’argomento. Come si chiama la mafia oggi a Milano? In che via abita o lavora? Qualcuno lo sa? Si aspetta che ce lo dicano i magistrati oppure si accendono le spie? Si aspetta uno shock anafilattico da indagine o si discute di quali antidoti siano necessari per difendere la città? Sono convinto che sia il mondo antimafioso che si deve interrogare. Come mai oggi, in questa campagna elettorale, non si riesce ad incidere? Dobbiamo caricarci noi la responsabilità e riflettere per poi agire. Partendo magari da una conferenza stampa unitaria da convocare a una settimana dal voto, con la quale si dà una bella strigliata!