di Attilio Occhipinti – Generazione Zero
Di nuovo con Emanuele
“Sto bene ma sono stanco mentalmente! Ancora non vivo nella mia casa di campagna, ci vado solo a lavorare di giorno e questo mi pesa sia economicamente, per il costo della benzina, ma soprattutto non giova al mio morale. E’ casa mia dove vivevo in pace e lotterò per riottenere questa pace, per me e per tutti gli agricoltori, che non sono al sicuro nelle loro terre!”. Emanuele Feltri, ragazzo siculo di quasi 34 anni, mi risponde così la sera dopo averlo contattato. Si scusa pure per non avermi risposto l’ultima volta che l’ho disturbato (circa tre mesi fa), ma va bene. Comprendiamo (io e voi) i suoi impegni, lo perdoniamo.
Era il mese di luglio, Emanuele denunciava sulla bacheca di facebook le schifose minacce subite, il sangue delle sue bestie, il terrore a due passi dalla porta di casa. La foto di Emanuele col cappellino di paglia e l’asinello faceva il giro del web, dei social network ed ora ce lo troviamo pure in televisione, al programma Le Iene (puntata del 3 ottobre). Oggi, dopo una lunga estate, sono diventati centinaia gli attestati di solidarietà, tante le iniziative promosse per difendere la valle del Simeto, quella valle nei pressi di Paternò (CT), in cui Emanuele vive: “La valle del Simeto si trova ai piedi dell’Etna ed è solcata dall’omonimo fiume. Terra fertile e ricca di storia, contornata da paesaggi naturali che riescono ancora ad emozionarmi, ogni giorno. La campagna di raccolta fondi che prende il nome di costruiamo la via del grano è stata lanciata dall’associazione Valle del Simeto di cui faccio parte. Vogliamo ripristinare questa antica via rurale, usata anticamente per il trasporto del grano, usando metodi ad impatto zero: bio stabilizzato, canali per lo scolo delle acque, muretti in pietra e piante per tenere ferme le colline”. Una bella iniziativa, quella di cui parla Emanuele. Certo, si suppone non debba dar fastidio a nessuno questa “via del grano”, eppure qualcuno sembra storcere il naso, infatti “il suo ripristino è in risposta a chi vuole cacciarci da quel territorio per perpetuare la gestione mafiosa che ha prodotto discariche di copertoni e amianto, che stipa i migranti per il lavoro in nero nelle campagne, che chiede il pizzo agli agricoltori e controlla le acque irrigue”.
Ricominciare dal basso, ma a testa alta
L’estate è trascorsa così, tra marce e passeggiate lungo la valle a contatto con una natura che grida per la propria salvezza. Un ambiente genuino, strozzato però dalla malavita e dal malaffare. Ancora una volta. “Ripristinare dal basso la via del grano oltre ad avere un grande valore simbolico, permetterebbe di togliere dall’isolamento quella contrada che gli agricoltori stanno abbandonando e sarà il primo passo per riattivare l’agricoltura e tutte quelle attività eco sostenibili che vogliamo contrapporre all’abbandono e al degrado”, continua Emanuele. Già, perché non si pensi che la difesa dell’ambiente sia una “cosa” circoscritta solo all’ambiente stesso: un circolo virtuoso è fatalmente legato alla salvaguardia di un territorio, dove agricoltura, lavoro, uomini e natura creano un’armonia bellissima e unica, una convivenza senza paragoni nella storia, da migliaia di anni a questa parte.
Emanuele ci tiene a spiegarmi in che modo si sta, anzi si stanno, muovendo: “Io, insieme ad altri ragazzi, stiamo investendo la nostra vita e ci stiamo assumendo i nostri rischi e responsabilità, ma i problemi che affrontiamo sono collettivi ed è alla comunità che lanciamo un appello per sostenerci. Stiamo creando una rete di acquisto a filiera corta e dei mercatini locali per la vendita diretta dei prodotti, mettiamo inoltre in contatto i proprietari dei terreni abbandonati con i giovani agricoltori che vogliono intraprendere un attività in quella contrada e svolgiamo tutte quelle iniziative culturali e pratiche per sensibilizzare la gente, tutelando e promuovendo nei fatti la valle intera”. La comunità è stata avvertita, così come le istituzioni.
Una mano nera si è estesa su questa valle tempo fa, una mano che fa a braccio di ferro con le tanti mani che oggi accompagnano quella di Emanuele: “Le forti intimidazioni di stampo mafioso che ho subito, sono riconducibili alle denunce che ho fatto e alla mia volontà di non piegarmi ad un certo sistema. Ero da solo ma adesso siamo in tanti a sostenere questa battaglia. C’è bisogno però di risultati e non possiamo attendere i tempi di una istituzione che non risponde ed è anche per questo che chiediamo una partecipazione popolare. Sono molti i momenti di difficoltà e scoraggiamento, ma c’è anche tanta forza e determinazione per vincere questa battaglia e dimostrare che in Sicilia è possibile una rinascita dell’economia agricola; che è possibile essere i protagonisti della propria vita determinando un cambiamento positivo, che è possibile riconoscersi nuovamente comunità anche partendo da una singola persona che la cerca. La mia piccola storia e la solidarietà che ho, credo lo dimostrino”. Eccome.
Ecco il link della campagna di raccolta fondi per la Valle del Simeto: http://www.valledelsimeto.it/