di Adelia Pantano

Tony Gentile“Avevo il sogno di diventare un fotografo di guerra e di partire. Ma alla fine rimasi a Palermo”. Non solo le sue foto sono distribuite all’interno delle location della manifestazione lametina, ma nella serata conclusiva di TRAME è stato presentato il suo libro “La guerra. Una storia siciliana”, insieme a Giuseppe Prode, curatore del libro, Mario Spada, fotografo del festival, entrambi intervistati dalla scrittrice Bianca Stancanelli.

Ha iniziato la sua carriera negli anni ’80, gli anni della seconda guerra di mafia, testimoniati attraverso gli scatti di Letizia Battaglia, che è diventata uno dei suoi esempi. “Non avevo molte possibilità di viaggiare. Ma anche qui c’era la guerra, soprattutto con l’arrivo dell’esercito vedere le mitragliette in giro ero uno spettacolo quotidiano”, racconta il fotografo.

“La finalità di questo libro è quello di raccontare la vita quotidiana e il contesto della Palermo dei primi anni ’90 fatto di contraddizioni ma anche di momenti intimi e diversi” aggiunge Giuseppe Prode curatore di un libro che vuole presentarsi come portatore di memoria e non solo di fotografia. Anche il napoletano Mario Spada, che immortala da alcuni anni le cinque giornate del festival, si associa a loro: “Il libro è un viaggio che racconta la realtà italiana attraverso scatti che vanno ben oltre il fatto di cronaca.”

Il libro raccoglie tutte le foto scattate dal 1986, quando iniziò la feroce offensiva corleonese, fino al 1996, l’anno in cui con l’arresto dei fratelli Brusca e l’inizio dei processi contro Cosa Nostra. Cornice delle foto sono i racconti di Davide Enia, drammaturgo siciliano che racconta attraverso gli occhi di un bambino la Palermo delle stragi, accompagnato da un cane di nome Nerone, che appare quasi come una guida spirituale. Immagini e parole per descrivere una città devastata, martoriata che ha saputo reagire. Una testimonianza della storia della Sicilia e del nostro paese.

Ma la notorietà di Tony Gentile è sicuramente collegata alla foto che ritrae insieme Paolo Borsellino e Giovanni Falcone in un momento intimo, in cui i due ridono di qualcosa ignari che qualcuno li stesse fotografando. “È il ritratto di due cadaveri, ma al tempo stesso è una bella foto”, ne parla con emozione Tony Gentile “Ho sempre avuto un rapporto complicato con questa foto. È come se sentissi addosso la responsabilità di aver ritratto due persone spensierate, ma che in realtà non lo erano”.
Era il marzo del 1992 e Falcone e Borsellino non videro mai quello scatto.

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