di David Gentili e Ilaria Ramoni
L’antimafia del qui e ora non è alternativa a quella del là e allora. L’impegno non è alternativo alla memoria e al ricordo. Nel 2010 come eravamo? E oggi come siamo?
Tredici anni fa, per la prima volta, arrivava a Milano la manifestazione del 21 marzo. Fu una grande sfida che tutti noi accogliemmo in un momento non facile. Un anno prima la Sindaca Moratti e il Prefetto Lombardi bocciavano di fatto la Commissione Antimafia consiliare sostenendo fosse non solo inutile ma passibile di condanna per danno erariale. L’Ente Locale non era previsto si occupasse di contrasto alle mafie. Pochi mesi dopo quel 21 marzo, a giugno di quello stesso anno, gli arresti di Crimine-Infinito arrivarono impetuosi a darci ragione. A sancire quello che la società civile, le comunità monitoranti, i cittadini attenti e responsabili, già sospettavano e dicevano da tempo. La ‘Ndrangheta a Milano e in Lombardia era ben più che radicata. La manifestazione del 2010 segnò un passaggio fondamentale. A Milano la mafia esisteva, le persone manifestavano per strada per testimoniarlo e per impegnarsi di fronte ai familiari per sconfiggerla. Tutti si era protagonisti in quel 2010, si era creato un fronte comune forte e solido. La politica, i cittadini eletti nelle Istituzioni, era in prima linea e rivendicava il dovere e il diritto di svolgere quel ruolo. La società civile era apparentemente unita e si sentiva forte in quel fronte comune contro la criminalità organizzata. Ma anche in quel ruolo di spina nel fianco propositiva delle Istituzioni.
E Oggi? Qual è il passaggio culturale che la manifestazione del 21 marzo deve produrre a Milano?
Il rischio della normalizzazione viene ampiamente indicato nel manifesto di Libera e Avviso Pubblico.
Forse ce ne sono altri di rischi.
Il rischio dell’enfatizzazione sterile, quella che scalda i cuori ma che deresponsabilizza.
Il nemico viene descritto potente, mai domo, costantemente in mutazione e sempre più temibile. Le persone ascoltano, si preoccupano, si indignano, ma non sono sufficientemente motivate all’impegno. Spesso non gli si danno in mano gli strumenti utili a contrastarlo questo mostro. Sembra che possa bastare fare il proprio dovere e rispettare la legge.
La condanna unanime, secca e, spesso, senza appello, avviene quando tutto è già emerso dalle carte di un’ordinanza o addirittura nelle motivazioni di una sentenza. Quando invece si cerca di prevenire, si colgono dei segnali e si scende nel dettaglio delle situazioni, quando queste generano dubbi, allora il nemico così potente scompare.
Si parla dell’ampliamento dell’ area grigia. Della crescente disponibilità, da parte di esponenti del mondo delle professioni, a collaborare con i clan criminali. Dell’allarme sulla criminalità economico-finanziaria del nord. Sul riciclaggio. La società milanese 13 anni fa era pronta e lo ha dimostrato. E Oggi?
Ecco, allora anche questo ci auguriamo: che il 21 marzo ci dia la forza, il coraggio e l’unità per combattere le tante battaglie che già si sono presentate sui nostri territori e che finora non sono state combattute. Ci dia quella passione e sana inquietudine per fare di tutto perché ciò accada. Qui e ora.