Una bella storia. Questo è indubbiamente uno dei punti a favore de “Il giudice meschino”, ultima opera di Mimmo Gangemi. Una trama ben congegnata, dove i rapporti fra i personaggi sono accuratamente studiati per reggere l’intreccio senza forzarlo; anzi, in alcuni casi sembra quasi possano sostituirsi alla storia principale, mettendo a nudo l’umanità dei protagonisti oltre alla loro capacità d’indagine. Perché il libro di Gangemi è un giallo. Che però l’autore ha voluto impreziosire, contestualizzandolo nella Calabria contemporanea, meravigliosa terra massacrata dalla ‘ndrangheta. Gangemi, originario dell’Aspromonte, racconta con vigore una realtà violenta, dove i tradizionali riti delle ‘ndrine (molto ben descritti) si affiancano a traffici modernissimi e redditizi quali lo smaltimento illegale di rifiuti tossici. Una realtà sulla quale si troverà a dover far luce Alberto Lenzi, magistrato sfaccendato le cui origini calabresi saranno la carta in più da giocare per risolvere il mistero dell’omicidio di un giudice, apparentemente assassinato da balordi in odore di ‘ndrangheta. Ma la verità non è così semplice come appare in prima istanza: dietro l’omicidio si muovono poteri forti, nascosti nell’ombra, pronti a colpire chi “non si fa i cazzi suoi”.
Complessivamente un libro piacevole, da cui traspare una buona conoscenza del fenomeno ‘ndranghetista da parte dell’autore nella descrizione dei rapporti fra ‘ndrine, degli antichi rituali che le nuove leve mafiose stanno gradatamente abbandonando e degli affari milionari legati alle “navi dei veleni” e al trattamento di materie tossiche e inquinanti da parte delle cosche: conoscenza condensata nel personaggio del capobastone Mico Rota, boss detenuto di un locale di ‘ndrangheta che per ottenere i domiciliari (e una rivalsa personale) fornisce informazioni al giudice Lenzi sotto forma di parabole, perché “sennò infamità sarebbe”. Un libro consigliato a chi si voglia avvicinare in maniera “soft” alla tematica mafiosa, che tuttavia , per essere compreso appieno, necessità di un minimo di studio sul fenomeno della ‘ndrangheta; un “punto di partenza”, quindi, a cui va il merito d’essere uno dei pochi libri che si pongono l’obiettivo di raccontare la Calabria contemporanea attraverso una storia attualissima, tremenda nella sua veridicità.
Titolo: Il giudice meschino
Autore: Mimmo Gangemi
Editore: Giulio Einaudi, Torino, 2009