di Redazione

Giuseppe Catozzella incontra gli studenti delle università milanesi.

“Non ti fa paura che Milano brucia e tu non fai niente?”. Con questo interrogativo si chiude “Fuego”, il nuovo libro (ebook edito da Feltrinelli) di Giuseppe Catozzella, giornalista e scrittore milanese che da tempo segue con attenzione gli sviluppi della ‘ndrangheta in Lombardia. E la medesima domanda Catozzella l’ha posta agli studenti, di varie università milanesi, presenti ad un incontro organizzato lo scorso ventuno maggio dall’associazione culturale studentesca “Anime Salve S.P.A.”.

“Non vi fa paura che Milano brucia e voi, noi, non facciamo niente?” ha chiesto provocatoriamente Catozzella ai ragazzi, facendo riferimento ai molteplici incendi di matrice mafiosa che si susseguono a Milano, spesso passati sotto silenzio o etichettati come cortocircuiti. Uno degli ultimi casi più eclatanti, a cui Catozzella ha fatto riferimento durante l’incontro, è quello del Centro Sportivo “Ripamonti” di via Iseo (quartiere Affori), risalente allo scorso ottobre.

“Milano e la Lombardia si stanno accorgendo della presenza della ‘ndrangheta con un ritardo di decenni”, ha detto Catozzella, ponendo come paradigma di ciò una sua esperienza personale. “Quando avevo quattordici anni assistetti nel mio paese, Bresso, a una sparatoria fra ‘ndranghetisti; caddero due passanti che si trovavano lì per caso. Il comune di Bresso ha posto una targa in ricordo di queste due persone, riconoscendo per la prima volta il loro status di vittime di mafia, solo quest’anno. Vent’anni dopo la loro morte”.

Milano sta quindi iniziando, in ritardo e ancora con lentezze e difficoltà, ad accorgersi del fenomeno mafioso dentro di sé; rimane però, ha sottolineato Catozzella, una certa sottovalutazione da parte di molti della pervasività del fenomeno. Gli studenti presenti hanno confermato la sua tesi, affermando che, pur essendo consapevoli della presenza della ‘ndrangheta a Milano, la percepiscono come qualcosa di lontano dalle loro vite; molti ragazzi di origini meridionali hanno rimarcato come invece nei loro luoghi di nascita la mafia si senta in modo forte anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni.

Catozzella ha quindi cercato di far comprendere ai ragazzi che questa lontananza della mafia dalla quotidianità di uno studente milanese è solo apparente. Il giornalista ha infatti sottolineato come la ‘ndrangheta abbia un significativo controllo dei luoghi dello svago, facendo nomi di zone della movida milanese che gli studenti universitari abitualmente frequentano. Il giornalista ha poi suscitato l’interesse e l’emozione dei presenti raccontando la storia di Lea Garofalo, testimone di giustizia sciolta nell’acido, ricordando che Lea è stata rapita in Corso Sempione, cuore pulsante della vita milanese, a due passi dalle nostre case, dalle nostre vite. “Vi è mai capitato di entrare in una tabacchiera e trovare delle slot machines?” ha poi chiesto incalzante Catozzella al pubblico, e davanti ai loro cenni affermativi ha spiegato come la ‘ndrangheta abbia ormai un sostanziale monopolio delle slots, e di come quindi  la loro presenza nei locali sia un potenziale sintomo di mafia. Il giornalista ha infine citato una dichiarazione fatta da Pisapia pochi mesi dopo essere stato eletto sindaco: “A Milano un negoziante su cinque paga il pizzo”. “Ma quindi, se io domani aprissi un’attività commerciale qui a Milano subirei estorsioni?” hanno chiesto gli studenti a più voci. “Non sarebbe una cosa anomala o strana” ha risposto Catozzella, suscitando sguardi preoccupati ed indignati.

Fra i ragazzi è però forte la consapevolezza che l’indignazione non è più sufficiente. “Non possiamo più limitarci a dirci antimafiosi e pensare con questo di avere fatto il nostro dovere. Dobbiamo capire il fenomeno, studiarlo nei suoi aspetti storici e sociologici. Solo così lo si può davvero combattere”: ha detto Angelo, ventidue anni. Proprio in quest’ottica molte domande dei presenti si sono indirizzate nel tentativo di comprendere meglio le origini storiche della mafia in Lombardia e le peculiarità della ‘ndrangheta rispetto alle altre organizzazioni di stampo mafioso. Molti hanno manifestato interesse riguardo al rapporto simbiotico di connivenze e convergenze che avviluppa la mafia e l’imprenditoria lombarda.

Alla fine dell’incontro la curiosità e la voglia di saperne di più rimane ancora. Alcuni studenti si avvicinano a Catozzella per porgli altre domande. In gruppetti si commenta e si rielabora quello che si è sentito; malgrado la serietà dei volti non si percepisce scoramento, quanto piuttosto tanta voglia di rimboccarsi le maniche e contribuire a cambiare la situazione. Mentre ci si saluta, qualcuno, con un ultimo sorriso di incoraggiamento e di ammonimento, prima di allontanarsi in una sera di maggio piovosa ed insolitamente fredda, ricorda ai compagni le ultime parole di “Alveare”, libro di Catozzella uscito con la Rizzoli nell’aprile 2011: adesso che stai per fare il gesto di richiudere questo libro ricorda che il lavoro vero comincia soltanto ora, fuori. 

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